Per fortuna sono lontani i tempi in cui i regimi, o le monarchie, nascondevano lo stato di salute dei loro monarchi o dei loro capi. Il Parkinson di Karol Wojtyla era visibilissimo a tutti e così la salute malferma di Ratzinger che, al di là di tutti i complottismi, è stata la ragione della sua rinuncia.
Come i suoi predecessori – anzi, ancora di più – Papa Francesco ha da sempre cantato la musica della totale trasparenza: lo dimostrano per esempio le sue ultime decisioni di aprire agli studiosi, a partire dal 2 marzo, gli archivi sull’operato di Pio XII, oppure quella di togliere il segreto pontificio per il reato di pedopornografia commesso da sacerdoti e religiosi.
Bergoglio attua lo stesso principio di trasparenza anche per la propria salute. Diserta pubblicamente gli appuntamenti “fuori casa” per una settimana a causa di un forte raffreddore, non ha paura di interrompere diverse volte l’Angelus di domenica 1 marzo a causa dei colpi di tosse e non teme di dichiarare che, a causa del raffreddore, seguirà gli esercizi spirituali di Ariccia da casa e non recandosi sul posto. Poi, quando ormai tutti noi siamo presi da quel qualcosa di angosciante che si chiama Coronavirus, una paura che ci infila in un tunnel emotivo prima ancora che sanitario, la stampa fa sapere che il Papa, a sorpresa e per precauzione, si sarebbe sottoposto al tampone che rileva la presenza del Covid 19, risultando negativo.
Con questo modo di comportarsi Bergoglio non solo dice di essere un uomo come tutti ma manda il messaggio di guardare in faccia, negli occhi, la realtà: se ho il Coronavirus non devo avere paura di saperlo, comportarsi diversamente avrebbe conseguenze gravissime per me e per chi mi sta accanto.
Agli inizi degli anni ‘80 Breznev collezionava attacchi cardiaci, cancri alla bocca, borsiti, ipertensioni, e così via ma per tutti, in barba alla «propaganda americana», la diagnosi era sempre solo una: il raffreddore. Adesso Papa Francesco il raffreddore ce l’ha davvero e passa il messaggio che se anche fosse il Coronavirus non sarebbe la fine del mondo. Non ci sarebbe da prendersela con le guardie svizzere che non hanno fatto buona guardia o con i medici che non sanno curare.
E, se ci fosse da fare una quarentena o andare in ospedale, lo farebbe serenamente affrontando il problema con quel senso di comunità che noi tutti dobbiamo recuperare proprio in una situazione come l’attuale. Al giorno d’oggi nessuna squadra, nessun gruppo, nessun Paese, può affrontare le difficoltà se non è pervaso di fiducia reciproca. E non c’è nessuna fiducia senza trasparenza. Papa Francesco lo sa e per questo fa conoscere tutto di sé. Ricordiamocelo: oggi noi la verità la chiamiamo trasparenza. Le persone vogliono sapere la verità, anche quando scomoda. Il buonismo, cioè nascondere la verità perché si ha paura delle reazioni della gente, è letale perché è opaco. I fatti anche se brutali, sono molto più motivanti che un racconto distorto della realtà. Il Papa ne è consapevole. Speriamo lo imparino anche tanti politici.