Richard Gere, quarant’anni fa usciva American Gigolo, lanciando la carriera

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American Gigolo compie 40 anni ed è ancora splendente, quanto Richard Gere che sfreccia nella sua Mercedes Pagoda nera cabriolet lungo la costa di Los Angeles sulle note indimenticabili di “Call Me” dei Blondie. Nell’incipit del film, mentre scorrono gli eleganti titoli di testa, Paul Schrader presenta con poche pennellate, più efficaci di mille parole, il suo “eroe” solitario, Julian Kay, escort d’alto bordo che guida coi capelli al vento, accompagna signore in pelliccia, sempre compiaciuto della sua presenza fisica.

Gli anni ’80 sono appena iniziati ma il film dalle tinte noir diventerà emblematico di un’epoca per la sua capacità di raccontarne le caratteristiche: l’edonismo, il lusso, il culto del corpo. Quando il film esce, negli Stati Uniti è subito un grande successo che trasforma in divo di Hollywood Richard Gere, allora ancora poco conosciuto (anche se aveva già recitato ne I giorni del cielo di Terrence Malick) e lancia a livello planetario Giorgio Armani, responsabile del look del protagonista. Memorabile la scena in cui il gigolo, cantando, si prepara per uscire e sceglie gli abbinamenti tra camicie, giacche e cravatte del suo vasto guardaroba trasportato sul letto, dopo avere assunto cocaina.

Paul Schrader, invece, era già famoso: come sceneggiatore aveva già scritto Taxi Driver per Martin Scorsese (con cui formerà una delle coppie più straordinarie di Hollywood) e con American Gigolo, sua terza regia, racconta un personaggio altrettanto solitario anche lui destinato a una discesa agli inferi, raccontata nella seconda parte del film e mostrata per immagini sporcando l’impeccabilità dei suoi outfit. Julian Kay, infatti, sempre compiaciuto del suo talento nel dare piacere (per cifre esorbitanti) a donne di una certa età, viene travolto nella sua routine da due variabili destabilizzanti: l’amore (per la moglie di un senatore) e la morte (l’assassinio di una delle sue clienti del quale diventa il principale sospettato).

Se American Gigolo è impensabile senza Richard Gere, è noto che la parte fu affidata a lui per ripiego. Aveva già firmato John Travolta, sulla cresta dell’onda dopo La febbre del sabato sera e Grease. Non appena il divo mostrò ripensamenti per la scabrosità dei temi del film, il regista prese in mano la situazione durante un weekend: decise di sua iniziativa di andare a casa di Gere che guardava il Superbowl a proporgli la parte, dandogli il solo tempo della partita per accettare. Il lunedì il produttore, che aveva invece come seconda scelta Chritopher Reeves, si trovò davanti al fatto compiuto. Per il ruolo della donna di cui il protagonista si innamora, l’attrice più quotata era Mia Farrow, ma fu scartata perché non “funzionava” con John Travolta. Schrader l’avrebbe rivoluta insieme a Gere, ma visto che aveva appena creato scompiglio, temeva avrebbe potuto essere penalizzato se si fosse impuntato di nuovo. La parte andò alla modella Lauren Hutton.