Julian Assange, ha avuto due figli segreti mentre era rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador

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Julian Assange, che da un anno è detenuto nel carcere inglese di massima sicurezza di Belmarsh, ha avuto due figli segreti mentre era rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Lo rivela la testata Mail on Sunday. Gabriel, due anni, e il fratello Max, un anno, sono stati concepiti mentre il padre si nascondeva per evitare l’estradizione negli Stati Uniti, dove dovrebbe affrontare l’accusa di spionaggio per aver rivelato migliaia di documenti segretati dell’intelligence americana: accuse che potrebbero portarlo a condanne per 175 anni di carcere (e alle quali si aggiungeva quella, oggi archiviata, legata a un caso di stupro in Svezia).

La madre dei bambini, l’avvocato Stella Morris, si è innamorata del controverso fondatore di Wikileaks mentre lavorava ai documenti per fermare l’estradizione. All’epoca in cui è stato concepito Gabriel, Assange risultava essere sotto la costante sorveglianza dei servizi di sicurezza americani. A quanto pare, la coppia è riuscita a tenere segrete la relazione e la nascita dei figli. La rivelazione sulla sua famiglia segreta è emersa la scorsa settimana, come la notizia del tentativo di ottenere la libertà condizionata mentre il Covid-19 si diffonde nella popolazione carceraria. In un’intervista esclusiva, la Morris rivela che Assange ha assistito in video ai suoi due parti in un ospedale londinese e molto altro.

Tutti erano convinti che, dall’ingresso nella sede diplomatica sudamericana a Londra nel 2012, lui conducesse una vita quasi monastica. E invece, come mostrano le foto esclusive del Mail on Sunday, giocava con il figlio sotto gli occhi sempre più ostili degli ecuadoriani e la sorveglianza costante degli americani. La Morris fa queste rivelazioni perché teme che la vita di Assange corra seri rischi se rimane a Belmarsh, dove un carcerato è già morto di Covid-19. Secondo lei, il fidanzato è doppiamente vulnerabile perché soffre di una malattia polmonare cronica e perché ha problemi di salute mentale peggiorati dall’isolamento. «Amo profondamente Julian e non vedo l’ora di sposarlo.

Negli ultimi cinque anni ho scoperto che l’amore fa apparire sopportabili anche le circostanze più intollerabili, ma questo caso è diverso, adesso sono terrorizzata e temo che non lo vedrò più da vivo», ha dichiarato. «Julian mi ha protetta con tutte le sue forze e ha fatto del suo meglio per tutelarmi dagli incubi della sua vita. Io ho vissuto in maniera tranquilla e riservata, crescendo da sola Gabriel e Max e sognando il giorno in cui potremo essere insieme come una famiglia. Ora, però, devo far sentire la mia voce perché capisco che la sua vita è sull’orlo del baratro.

La sua scarsa salute fisica lo mette in grave pericolo. A livello mentale, non penso che riuscirà a sopportare un ulteriore isolamento forzato, in cella per 23,5 ore al giorno senza accesso alla sua famiglia o al necessario sostegno psichiatrico». Negli ultimi dieci anni il caso Assange ha dominato le prime pagine dei giornali, così come le ipotesi sui suoi legami con celebrità come l’ex protagonista di Baywatch Pamela Anderson.

Oggi sembra che i pettegolezzi sul loro flirt servissero a celare la relazione con l’avvocato. La Morris, che è di nazionalità svedese ma vive e lavora nel Regno Unito da quasi 20 anni, lo ha conosciuto nel 2011, quando è stata coinvolta nella difesa dall’accusa di stupro proveniente dalla Svezia. «All’inizio il nostro è stato un rapporto di lavoro», ha raccontato. «Nel corso degli anni è passato da una persona che mi faceva piacere incontrare all’uomo che più volevo vedere al mondo. Il nostro vero rapporto è cominciato nel 2015. Non mi sono innamorata della sua immagine pubblica, ma della persona che c’è dietro. È un partner generoso e tenero.

Nonostante le attenzioni del pubblico, siamo riusciti a ritagliarci lo spazio per una vita privata. Nel 2017 lui mi ha chiesto di sposarlo, io ho scelto un anello di diamanti che gli ho mostrato online e che piaceva a entrambi. Avevamo persino sperato di trovare il modo di sposarci nell’ambasciata.Volevamo una famiglia e ci sembrava una tragedia l’impossibilità di avere un figlio data la situazione. Poi Julian ha detto: “La gente prende decisioni difficili in situazioni difficili e ce la faremo”. Innamorarsi, fidanzarsi, avere figli mentre lui era lì è stato un atto di ribellione. Poi, nel periodo in cui abbiamo cominciato a cercare un figlio, sembrava che la sua vita potesse cambiare in meglio.

Le Nazioni Unite lo sostenevano, pensavamo che gli americani non lo avrebbero perseguito: riuscivamo a vedere un futuro da famiglia normale». Sono impazziti di gioia quando hanno saputo che lei era incinta, ma Stella ha trascorso tutta la gravidanza in solitudine, nascondendo il pancione e portando di nascosto in ambasciata le ecografie da mostrare al fidanzato. Una settimana dopo il parto ha portato Gabriel in ambasciata, spacciandolo per il figlio di un’amica che la accompagnava. «Vedere Julian che teneva in braccio il bambino ha fatto scomparire tutta la follia di questa esistenza», dice. «Julian ha cresciuto quasi da solo il figlio maggiore (Daniel, avuto con la ex moglie Teresa, ndr). È affettuoso, allegro e, soprattutto, orgoglioso. I nostri figli sono bambini felici».

Nel gennaio 2018, una guardia l’ha avvisata di un complotto per rubare un pannolino di Gabriel per procurarsi il dna e verificarne la paternità. «Sapevo che ci spiavano, ma questo mi è sembrato spietato e mi ha fatto pensare che lui non fosse al sicuro. Non è facile parlarne senza dare la sensazione che fosse un complotto da pazzi, ma è questa la realtà del mondo di Julian. Può essere un luogo sinistro». Nonostante le preoccupazioni, Stella è rimasta di nuovo incinta. Ma, mentre la gravidanza avanzava, il nuovo governo ecuadoregno è diventato ostile verso Assange, ha bandito i visitatori, ridotto l’accesso alle comunicazioni e infine revocato l’asilo politico (l’11 aprile 2019 Assange è stato arrestato, ha dovuto lasciare l’ambasciata e oggi è in carcere).

Stella non ha potuto vederlo da novembre 2018 fino a dopo la nascita di Max. Julian ha potuto vedere il secondogenito solo mesi dopo, a Belmarsh. «Era ormai in isolamento,e la sua salute mentale ne stava già soffrendo, ma quando Max si è addormentato tra le sue braccia avuto uno sprazzo di normalità », continua Stella. «Vedere Julian in prigione è doloroso e mi si stringe il cuore all’idea di dover portare là i miei figli per vedere il padre. Non è quello che immaginavo creando la nostra famiglia. Non rimpiango niente, ma voglio che ai miei figli venga restituito il padre».

Al momento, la Morris ha il sostegno dei genitori di Assange e delle due madrine dei bimbi, la cantante M.I.A. e l’ex attrice Tony Ward, che oggi è l’aristocratica attivista Tracy Somerset, duchessa di Beaufort. Non può andare a far visita al fidanzato a causa dell’allarme Covid-19 ed è in ansia perché lui non può vedere nemmeno i membri del suo team legale né preparare l’audizione per l’estradizione, che si terrà il mese prossimo. «Per molto tempo ho avuto paura di perdere Julian per suicidio, adesso ho paura di perderlo per motivi diversi, e più rapidamente, a causa del virus», dichiara. «Al momento lui non ha voce, ma io sì. Ecco perché la sto usando».