Quando l!ho gettato non credevo ci fosse il vuoto, perché non ho nemmeno guardato, non volevo gettarlo giù. Non so perché l!ho fatto, io non merito di vivere. Ho buttato la cosa più cara che avevo. Datemi l’ergastolo, sono un mostro, non una persona”. Alla fine non ha avuto l’ergastolo, ma una pena di 30 anni di prigione Veronica Panarello, ritenuta in via definitiva l!assassina del suo bimbo di 8 anni, Loris Stival, ucciso il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa.
Sei anni dopo quel terribile delitto per il quale Veronica non ha mai ammesso le proprie responsabilità nell’atto omicidiario, ma soltanto quelle relative all!occultamento del cadavere, la donna, oggi trentunenne, è rinchiusa nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino. La Panarello lascia tutti i giorni la sua cella per seguire, all!interno del penitenziario, un corso per operatore dei servizi sociali, sperando che un giorno possa essere inserita in un progetto lavorativo che la tenga impegnata e le consenta di alleviare i rimorsi per quello che ha fatto al suo bimbo, ucciso con freddezza e lucidità. Fin dai primi momenti successivi all’omicidio, Veronica ha messo in atto una messinscena che, però, è stata smascherata dagli inquirenti, i quali si sono resi subito conto delle incongruenze nel racconto della donna addirittura riguardo agli spostamenti in auto per accompagnare Loris a scuola.
Quella mattina nel paese si scatenò il panico, quando fu data la notizia che un bambino era sparito e che il suo corpicino era stato trovato cadavere in un fossato nelle campagne. Ma l!ipotesi di un mostro che colpiva i bambini non durò molto: Veronica, la mamma disperata mostrata da tutti i tg mentre veniva sorretta dal suo compagno Davide, padre del bimbo, fu arrestata per omicidio volontario e occultamento di cadavere, al termine di un lungo interrogatorio in Procura. L!ipotesi degli inquirenti era che la donna avesse perso la pazienza e ucciso Loris perché il bimbo non voleva andare a scuola e non smetteva di fare i capricci. Così lei gli aveva stretto una fascetta intorno al collo.
Nei mesi successivi la donna raccontò un!altra storia: il piccolo Loris, mentre giocava con le fascette, si era strangolato da solo e lei se n!era accorta troppo tardi, perché stava sbrigando le faccende domestiche. L!anno successivo una nuova bugia, ancora più scioccante e con accuse infamanti: Loris sarebbe stato ucciso dal suocero Andrea Stival, il padre di Davide, perché il bimbo aveva scoperto una fantomatica relazione tra lei e il nonno e il piccolo voleva informare il papà. Era tutto falso!