Se non fossimo in uno scenario di pandemia, chiacchierare con Antonella Clerici equivarrebbe a entrare nel mondo incantato di una favola: la casa nel bosco, la fattoria degli animali, l’orto, i fiori, il profumo della torta appena sfornata…
E in fondo è un po’ così. Perché Antonella, che con il pubblico è sempre stata generosa, un pizzico del suo mondo lo regala con le dirette Instagram e con le tante foto della sua vita quotidiana in isolamento, che posta sui social.
Antonella, andare a vivere nel bosco è stata una scelta provvidenziale, vista la situazione di isolamento nella quale siamo costretti…
«È vero. La scelta di venire a vivere sull’Appennino, al confine tra Piemonte e Liguria, si è rivelata perfetta, soprattutto in questa occasione. Ma l’ho fatta già due anni fa… Io ho una dote che mi riconosco: riuscire a prevedere “l’orientamento” delle cose».
Che cosa intende?
«È una sorta di fiuto. Nei programmi sono sempre stata una antesignana: mi sono occupata di sport quando le donne non lo facevano, ho portato la cucina in tv quando non ci pensava nessuno, ho condotto il Festival di Sanremo da sola nel 2010… ho sempre seguito l’istinto. Questo mi ha dato ragione e più vado avanti con l’età, più sento il bisogno di seguirlo».
Come è successo quando si è trasferita nella casa nel bosco?«Esatto. Due anni fa ho sentito un richiamo della natura, anche è il più piccolo e ne ha 18. Agnese perché la nostra vita cambierà radicalmente: sempre più persone torneranno nei piccoli centri. Il fatto di ritirarmi a vivere in campagna nella seconda parte della mia vita si è rivelata non solo una buona idea ma, alla luce di quello che sta succedendo, una scelta vincente. Certo, per alcuni versi è faticoso: non è tutto a portata di mano come era per esempio a Roma, ma è impagabile avere un bosco che ti protegge, uno spazio vitale dove poterti muovere, respirare aria buona, mangiare i prodotti del tuo orto, fare una passeggiata e stare con gli animali, soprattutto in questo periodo di lockdown».
Chi c’è in questa casa?«Io, Vittorio {Garrone, il compagno di Antonella, ndr) e Maelle, il trio che vive abitualmente qui. A noi, poi, si sono aggiunti due dei tre figli di Vittorio: Beatrice, la più grande che ha 25 anni, e Luca, che è rimasta a Parigi, dove studia, quando sarà possibile rientrerà anche lei».
Ma non siete solo voi…
«No, certo! La nostra è una specie di vecchia fattoria. Ci sono Argo e Pepper, i nostri cani, poi i cavalli, i due puledrini nati durante la quarantena, Napo e Potter, le cinque mucche Highlander, libere nel bosco, e cinque galline: mica solo Carlo Conti ce le ha (ride) una famiglia di cinghiali, che ci arriva praticamente fin sotto casa: ho contato quattro cinghialoni grossi e almeno una ventina di cuccioli».
Ha parlato di un orto? «Vittorio sostiene, e sono d’accordo con lui, che lavorare la terra fa bene allo spirito, oltre a essere utile. Pulire le erbacce, strapparle da terra, per esempio è terapeutico, ti libera la mente, è un’attività che psicologicamente fa veramente bene».