Il mondo della televisione man mano sta tornando alla normalità, anche se di questo non è esattamente convinto Flavio Insinna. A quanto pare il concetto di normalità per il conduttore de L’Eredità non esiste più, ecco perché.
Flavio Insinna, L’Eredità in televisione durante la fase due
Sono giorni davvero importanti quelli che il popolo italiano sta vivendo nella fase due della pandemia del Codiv-19, tra commercianti in protesta e persone che attendono di poter tornare a lavorare come un tempo.
Allo stesso modo, Flavio Insinna insieme al suo staff è tornato al timone de L’Eredità che in questi mesi di quarantena ha permesso alle persone di continuare a sorridere nonostante la drammaticità del momento. A ogni modo, il ritorno in televisione non ha garantito a Flavio Insinna la normalità tanto desiderata, dato che la sua vita come quella di tutti noi da adesso in poi non sarà più la stessa.
“Non è certo come prima”
A spiegare come sta vivendo questo delicato momento, tra il lavoro a L’Eredità e gli altri progetti lavorativi, è stato lo stesso Flavio Insinna in occasione di una lunga intervista a TV Sorrisi e canzoni.
In particolar modo, il conduttore ha spiegato come secondo lui la vita che stiamo conducendo adesso pian piano subirà dei cambiamenti decisivi, i quali sono cominciati già con il Codiv-19. Ciò che era la quotidianità un tempo, adesso, non lo sarà più e lo stesso Flavio Insinna al settimanale fa la seguente confessione: “Pensare di tornare alla normalità non va bene, non è certo come prima. Se siamo tutti con la mascherina, a ranghi ridotti, senza pubblico, distanti, non è normale. E come fai a dire a chi ha perso familiari ti ridò la normalità? Non posso”.
La speranza per il futuro
Dunque, Flavio Insinna è certo del fatto che il mondo come lo avevamo conosciuto fino a qualche tempo fa non sarà solo che un lontano ricordo. La vita sta già cambiando e non ben chiaro in quale direzione, mentre la paura ormai è diventata la migliore amica delle persone che temono per la loro salute anche quando fanno a fare la spesa.
Non a caso, ecco che l’intervista di Insinna si conclude nel seguente modo: “Speriamo di non scoprirci europei (facendo riferimento all’Eurovision Song Contest ndr.) solo nelle canzoni, ma che questo sia un segnale concreto. La musica unisce sì, ma quando finisce l’ultima nota, possiamo essere una bella Europa unita anche nell’aiutarci e nel sostenerci?”.