Veronica Maya adesso è davvero felice

Questo articolo in breve

Come la ciliegina su una delle tante torte che ha preparato in quarantena o come il puntino sulla “i” di inizio nuovo. Dopo un periodo lungo, buio e non semplice come il lockdown, la voglia di speranza, di buono, di cose belle è tanta. Si fa interprete di questo sentimento un programma condotto da Veronica Maya, dal 1° giugno.

«Si intitola L’Italia che fa. È un progetto positivo, volto alla solidarietà, al volontariato, al rispetto per l’ambiente, fatto da italiani che si adoperano e investono tempo ed energia a favore degli altri. È un’Italia che reagisce e tende la mano.

Ci voleva proprio, adesso. Racconteremo piccole e grandi opere di altruismo e speriamo che il messaggio sia più contagioso del virus», racconta la conduttrice con voce squillante. Ogni settimana si conosceranno quattro storie di comunità locali che si racconteranno, coinvolgendo chi è a casa, personaggi celebri e beneficiari dei progetti su diversi fronti. «Saremo in onda per 45 puntate, da lunedì a venerdì pomeriggio, alle 16.20, su Raidue

. In studio con me ci sarà un ospite fisso. Ogni giorno, poi, verrà un amico vip che si legherà all’argomento». Poi spiega: «Doveva andare in onda a marzo, poi il coronavirus ha bloccato tutto. Ora ripartiamo in uno studio in linea con le esigenze della sicurezza, con una scenografia innovativa e un linguaggio pop, che speriamo possa entrare nella famiglie mettendo un seme di positività nel cuore». Ci tiene molto Veronica a questa sua proposta televisiva. «Trovo che il valore dell’altruismo debba essere alla base di ognuno di noi. Io lo insegno ogni giorno ai miei bambini.

L’altro giorno Tancredi, il mio secondogenito di quasi 7 anni, ha passato il pomeriggio a disegnare. La sera mi ha chiesto se potevo aiutarlo a vendere le sue opere per poter comprare con i soldini le medicine ai bambini che non si possono curare. Mi ha sorpreso e intenerito, ma d’altronde loro sanno e vedono che, appena possibile, anch’io cerco di aiutare chi ha più bisogno».

La quarantena appena conclusa, la convivenza 24 ore su 24, ha cementato ancora di più il legame tra Veronica, i bambini e il marito Marco Moraci, chirurgo plastico, con il quale ha festeggiato 10 anni di unione. «Sono volati, abbiamo costruito tanto e tanto ancora faremo. Il bilancio è più che positivo, mi accorgo che lui mi guarda con occhi ancora più innamorati di un tempo e spesso, quando non me lo aspetto proprio, magari quando sono in casa, in tenuta casual, senza trucco, mi fa complimenti che, dopo tanto tempo insieme, non sono scontati.

E poi è un padre attento ai figli e davvero molto attivo, capace di occuparsi di loro come pochi altri», confida. «Ma non si pensi che siano mancati i confronti e i piccoli gradini da superare insieme. Abbiamo caratteri forti, siamo entrambi testardi, ma l’amore che ci unisce ci ha portato a imparare a collaborare, a rispettare l’uno il lavoro dell’altro, a parlarci, ad ascoltarci e a conoscere le differenze tra noi e a renderle una opportunità di arricchimento. Noi siamo lo specchio dei nostri bambini e per questo cerchiamo di dare loro l’esempio migliore possibile». Poi Veronica confida: «Marco è siciliano affettuoso, esuberante, io sono più tedesca, più rigida con i piccoli, altrimenti chi li ferma più».

Riccardo è il primogenito. «È saggio, autonomo, molto competitivo negli sport, ambizioso, tiene a fare bene tutto quello che fa, scuola in primis. Da grande vorrebbe costruire la macchina del tempo e anche vincere il Festival di Sanremo.

Dopo di che vorrebbe aiutare il fratello Tancredi ad aprire un ristorante», sorride Veronica. «In effetti, lui è portato per la cucina e mi aiuta spesso. Da buon secondogenito, sensibile e desideroso di conferme, vive di alterne alleanze con il maggiore e con la sorella Katia che, per avere solo 4 anni, è molto sveglia: legge e scrive perché imita i fratelli e ha un bisogno incredibile del contatto fisico, soprattutto con me». Lasciarli, infatti, per andare a lavorare, è un argomento spinoso per Veronica. «Tengo da sempre alla mia autonomia, ma cerco l’equilibrio tra gli impegni professionali e quelli della famiglia. Adesso, per esempio, mi assenterò due giorni a settimana, e la cosa è gestibile. Ma ci sono stati momenti in cui l’impegno era un po’ più intenso e i bimbi un pochino si rattristavano nel vedermi meno».

La Maya, di recente, ha debuttato al cinema come attrice. «Ho interpretato il ruolo di una giornalista innamorata del ragazzo sbagliato in Passpartù, sono diventata una professoressa di marketing in A.L.I.C.E, la web serie destinata al circuito internazionale. E in Magari resto, con Enrico Lo Verso, per la regia di Mario Parruccini, mi vedrete nei panni di una zia con un atelier di abiti di sposa che protegge la nipote dalle bugie di famiglia. Lavorando su questo set ho capito il fascino del ciak e mi sono innamorata del cinema».