Eleonora Daniele ha chiesto a Mara Venier di Battezzare sua figlia

Questo articolo in breve

Per Eleonora Daniele è finita l’ennesima stagione di Storie italiane (credo la settima), il programma campione di share (come lo ha definito il direttore di Rai 1 Stefano Coletta) che lei ha fatto crescere con la sua squadra di autori.

Una stagione finita in anticipo di un paio di puntate perché Carlotta, la bambina che stava aspettando Eleonora, ha avuto premura di crescere ed è voluta venire al mondo. «Eccoti qui amore mio», ha scritto sul suo Instagram poco dopo aver partorito, «è bello guardarti negli occhi e stringerti sul cuore. La nostra piccola Carlotta.

Sei nata ieri alle 20,15, desiderosa di venire al mondo. Di ben più di 4 kg! La più grande emozione della mia vita». Ed inizia così la storia italiana più bella di Eleonora. Ne ha raccontate tante di storie, di cronache, alcune anche pericolose, ma il programma non si è fatto intimidire, ha perseguito pedofili, bande che occupavano case, spacciatori, ha denunciato i femminicidi anche quelli che altri avrebbero di menticato (come il caso di Samira El Attar), le famiglie costrette a vivere nei container, e poi le interviste, come a Lapo Elkann, a Gianna Nannini, ai tenori del Volo.

Ed Eleonora ha continuato anche quando è esploso il Covid19, imperterrita, giorno dopo giorno, mentre la pancia cresceva. Ora Eleonora racconterà a chi la ama, come detto, la sua storia più bella, più coinvolgente, più emozionante: quella di sua figlia Carlotta, sua e di Giulio Tassoni.

Carlotta è una bambina mandata dal Cielo, arrivata quando Eleonora cominciava ad avere dei dubbi a 43 anni. «Invece quando l’ho comunicato a mio marito lui mi ha detto subito che lo sapeva, se lo sentiva», ha confessato a Mara Venier che sarà la madrina di battesimo di Carlotta, che è il nome della nonna materna. «Mia nonna mi ha dato tanto amore, ho voluto chiamare mia figlia così per ricambiare un po’ dell’amore che ha saputo darmi quando c’era».

Dolce, vero?MaEleonora è anche una tosta, una che nel lavoro non molla e certi successi non nascono per caso: ci vuole studio, dedizione, disciplina, perseveranza e onestà verso chi giustifica il tuo stipendio, i lettori, per l’edicola, i telespettatori per la tv. Il suo è un programma che conosco bene perché quasi da subito sono stato come giornalista uno dei suoi opinionisti fissi, e ho visto l’abnegazione, la grinta e il coraggio di questa giornalista, che forse non è riuscita fin da subito a far capire a tutti di che pasta è fatta.

Perché così bella, alta, bionda e con un passato di attrice, e di partecipante a reality come ilGrande Fratello è facile creare se non pregiudizi, dubbi: ma è una diva o una cronista? L’intervistata o l’intervistatrice? Lei ha risposto con i fatti: laurea in scienza della comunicazione (110 e lode, scusate se è poco), esame di Stato da giornalista, passato senza problemi, e ora è professionista.

Con la decisione di diventare giornalista ho capito che lei faceva non solo sul serio, ma molto, molto di più. Già perché decidere per un conduttore tv di diventare giornalista significa sacrificare alla professione una marea di soldi: non puoi fare pubblicità, avere sponsor, e infatti un sacco di giornalisti approdati alla conduzione hanno preferito abbandonare il tesserino. In più lei, così bella, elegante, popolare, di soldi con gli sponsor ne avrebbe potuti fare una marea, ma la passione per il lavoro ha avuto la meglio. Ma nei suoi obbiettivi non c’era solo il lavoro, ma anche l’amore, e l’anno scorso ha sposato Giulio Tassoni, anche lui bello, simpatico, professionista affermato, pure conte. Mi avrebbe divertito chiamarla contessa (così si faceva chiamare Marta Marzotto anche se era figlia di un ferroviere). «Io sono di origini contadine, perché veniamo tutti da lì», dice.

È di Saonara, in provincia di Padova, una famiglia che si vuole bene, ma che ha conosciuto anche il dolore, un padre bellissimo, ma che se ne è andato dopo anni di malattia, un fratello autistico, poimorto improvvisamente, due sorelle, quattro nipoti, una bambina che le ha portato le fedi in chiesa e i tre maschi ormai grandi, bellissimi tosi, che l’hanno accompagnata all’altare, e una madre che ha saputo affrontare la vita, che le ha regalato anche lacrime compensate da un amore totale e verso la sua famiglia. «Spero di diventare una madre come lei». Eleonora, sono certo che lo diventerai, anzi, lo sei fin da ora. Benvenuta, Carlotta.