Era il 1982, avevo sedici anni»: il primo attacco di panico di Paola Perego vive ancora nei suoi ricordi, oggi trasferiti su carta. La conduttrice dalla carriera decennale ha raccontato la sua battaglia contro questo male oscuro nel libro Dietro le quinte delle mie paure, edito da Piemme, uscito in libreria (e Online) nelle scorse settimane.
Si tratta di un diario intimo e autentico, dove Paola non risparmia ai lettori particolari privati e dolorosi che soltanto oggi riesce a condividere. Soltanto oggi che la guerra contro “il Mostro”, come lo chiama lei, è finalmente vinta. Dopo un lungo percorso, durato oltre trentanni, di terapia psicologica e farmacologica. Che ha funzionato. Negli anni Ottanta gli attacchi di panico non erano conosciuti come oggi, non si affrontavano come un male reale e per questo Paola, adolescente, soffre doppiamente: «Nessuno poteva entrare in quella bolla di dolore, nessuno poteva sentire quello che sentivo io».
L’ansia non le impedisce di lavorare: per lei era un dovere e per un periodo fa la barista, la cameriera, la commessa. A diciassette anni, d’estate, va a lavorare in una cartiera e, con l’aiuto dei medicinali, riesce a controllare “il Mostro”. Poi, inizia a fare la modella. Nel mentre, i suoi genitori arrivano al punto da farla visitare da un prete esorcista, dopo una prima diagnosi di esaurimento nervoso. I suoi ricordi, come svela nell’autobiografia, sono offuscati dalle medicine, «appannati da un velo di malinconia per quello che avrei potuto essere e non sono stata».
E il lavoro a salvarla, o così almeno pare. In Tv debutta ad Antenna 3 Lombardia nel 1983. Un anno dopo, in Fininvest, lavora con Raimondo Vianello e Sandra Mondaini prima e con Mike Bongiomo poi. E Marco Columbro a darle la grande opportunità di diventare co-conduttrice: «Lui mi insegnò tutto quello che poteva sul nostro lavoro. Con me si comportò davvero come un fratello maggiore».
Ma gli attacchi non avevano smesso di condizionarla: «Non sapevo cosa fossero la sicurezza, la spavalderia e la consapevolezza di sé che vedevo in tante altre ragazze nel nostro ambiente, perché era come se vivessi perennemente nell’incubo che il Mostro potesse manifestarsi e portarmi via. Ma nessuno lo sapeva». Come non l’ha saputo a lungo nemmeno il fidanzato Andrea Carnevale, calciatore del Napoli, che dopo tre anni di relazione diventa suo marito e del suo giorno più bello Paola ricorda «le pillole nella borsetta».
La convivenza non atte nua le sue paure. «Andrea era fuori per allenarsi e per giocare almeno cinque giorni su sette, e in quegli infiniti momenti di solitudine gli attacchi di panico mi travolgevano. Ogni giorno in quella casa da sola pensavo di morire, temevo che avrebbero trovato il mio cadavere in salotto». E l’idea della morte diventa sempre più costante. «Mi dicevo che se fossi morta, forse, avrei finalmente trovato la pace, ma poi dopo questo pensiero subentrava un’altra paura: quella di svegliarmi dentro la bara ancora viva, senza poter respirare , perché magari avevano diagnosticato male il mio decesso». Poi arriva il trasferimento a Roma e il primo attacco di panico alla guida, che la porta ad inventare mille scuse per non guidare più. Qualche tempo dopo, scopre di essere incinta per la prima volta.
A venticinque anni e «per la prima volta dopo tanti anni», scrive «la gioia prevalse sull’angoscia, fui travolta da una sensazione di benessere, mi sentivo piena di vita, di energia, di buoni propositi». Paola smette di prendere farmaci, ingrassa trenta chili in otto mesi. Poi, nasce Giulia. E c’è un’altra prima volta, «dopo tanti, tantissimi anni, ero invasa da una sensazione talmente remota da sembrare del tutto nuova: la felicità» . Nel 1995, la seconda gravidanza e un anno dopo nasce Riccardo. Il bambino è asmatico e a Paola tornano gli attacchi di panico. Poco dopo, si chiude il suo matrimonio con Andrea Carnevale. «Ero una giovane mamma sola, con due bambini, e un Mostro da sconfìggere».
Ma il futuro è dietro l’angolo e Lucio Presta, suo attuale marito, che era già il suo agente, diventa un punto di riferimento importante. «Questa volta c’era davvero un principe azzurro, pronto a sguainare la spada per tirarmi fuori dalla torre in cui mi trovavo prigioniera da metà della mia vita». La loro collaborazione professionale diventa amore e lei se ne accorge all’improvviso. «Lui aveva nei miei confronti un senso di protezione che io percepivo fortissimo, e che in qualche modo riusciva a scaldare tutte le mie emozioni congelate. Affrontavamo insieme le difficoltà emotive, l’ansia per il futuro: tra noi c’era un mondo di emozioni che giorno dopo giorno ci univa sempre di più». Nel 1997 si mettono insieme e lei gli confessa i suoi problemi. «Mi sentii immediatamente meglio con me stessa: più vera, più sincera».
A fine anni ‘90, il successo di Forum, sempre con la compagnia sgradita degli attacchi di panico a: «Per ben cinque edizioni continuai a indossare la maschera non solo mentre ero in onda, ma anche dietro le quinte. Come sempre, anche lì, nessuno sapeva del fardello della mia malattia». Al culmine della quale, racconta, arriva a vedere la psicoanalista anche quattro volte a settimana. Ma la guarigione è ancora lontana. «Per me l’analisi era diventata un vero calvario, il dover tirare fuori tutto quello che avevo dentro mi faceva così male che a volte mi sdraiavo sul lettino e pur di non vivere quella tortura mi addormentavo già dal primo minuto di seduta. La psicoanalista mi lasciava fare, diceva che avrei deciso io quando sarebbe stato il momento giusto».
Che finalmente arriva. Quasi all’improvviso. «Non so identificare un momento preciso nel quale sono uscita da quei sotterranei, non saprei dire quando ho rivisto la luce dopo quasi trent’anni di buio. Ricordo solo di aver ricominciato a sentire l’aria fresca sul viso». E, qualche tempo dopo, un’altra prima volta, quella che gli fa incontrare gli occhi del terzo uomo della sua vita. Dopo suo figlio Riccardo e suo marito Lucio, a farla innamorare è Pietro, figlio di sua figlia Giulia. «I bambini hanno questo potere devastante, dirompente, assoluto, di farci dimenticare del resto del mondo. Se da mamma ero stata spesso debole e insicura, capii subito che come nonna non mi avrebbe spaventato più nulla».
Anche grazie a lui oggi Paola è una donna nuova. Se non è diventata forte, di certo è consapevole delle proprie debolezze . E forse meno maniaca del controllo. Con le pagine dei suoi diari pubblicati a margine del libro, la Perego si riscatta anche dalle critiche ricevute nel corso della sua carriera. Spesso accusata di essere fredda e altera ha invece svelato al mondo il suo lato fragile. E ora la amiamo ancora di più.