Lory Del Santo, tutta la verità sul padre di mio figlio

Questo articolo in breve

A quasi 2 anni dalla tragica morte del suo Loren, la showgirl parla del papà del ragazzo e rivela: «Era un modello tedesco che voleva fare il dj. Quando ho scoperto di essere incinta ci eravamo già lasciati e non sapevo dove trovarlo». «Dieci mesi dopo, lui ha avuto un altro figlio dall’ex fidanzata di Madonna, che una volta ci ha invitati a casa sua: voleva far incontrare i due fratelli, ma Loren non ha voluto»

Lory Del Santo, per sua stessa ammissione, la fantasia non manca. Eppure, quando si tratta della sua vita, anche quella è niente in confronto alla realtà. Gioie, dolori, amori e incontri incredibili si intersecano in una storia da film in cui c’è ancora molto da raccontare. Lei lo fa un po’ per volta.

Come adesso, che dall’armadio dei ricordi recupera una vicenda intricata con protagonista il padre del suo Loren, il figlio scomparso tragicamente a 19 anni nell’estate 2018. Un uomo misterioso di cui non ha mai rivelato nemmeno il nome, ma si tratterebbe dell’allora 25enne modello tedesco Dennis Schaller, uscito dalla sua vita e subito entrato in quella di Ingrid Casares, ex fidanzata della popstar Madonna e regina dei night club di Miami, da cui ha avuto un altro figlio, Nicholas “Nico” Casares, salvo poi sparire nel nulla.

Lory, come ha conosciuto il padre di Loren? «A Milano, lui era un modello che però voleva fare il dj e infatti si trasferì a Miami, dove conobbe Ingrid, proprietaria dei locali più in voga, rimasta subito incinta. Quando il loro bimbo aveva due anni, così mi ha raccontato lei quando mi contattò anni fa spiegandomi che avevamo avuto un figlio dallo stesso uomo, lui la lasciò con una mail e sparì.

Lei rimase molto male e andò a cercarlo in Germania, lo voleva riportare indietro, ma non l’ha più trovato. Le hanno detto che si sarebbe fidanzato con una nobile tedesca, molto ricca, da cui avrebbe avuto un figlio».
Lei invece non ce l’ha con lui? «No, a quest’uomo misterioso ho voluto molto bene se pure per un periodo breve, circa tre mesi, e anche dopo non ho avuto mai pensieri negativi. Quando ci siamo frequentati, io avevo circa 40 anni e dicevo che anche se avevo già raggiunto tutto, mi avrebbe fatto felice avere ancora un figlio. Lui diceva che sarebbe stato felicissimo per me, però non voleva responsabilità^di nessun genere.

Me ne sono ricordata quando ho scoperto di essere rimasta incinta, per quello non mi sono angosciata per il suo comportamento». Glielo ha detto che aspettava un bambino da lui? «No, quando l’ho scoperto lui era già sparito. Però in Italia aveva degli amici e credo lo abbia saputo, perché quando Loren aveva 3 anni si è presentato in ufficio da me dicendomi che voleva vederlo, pensava fosse suo.

Ci siamo dati appuntamento in piazza San Babila il giorno dopo per parlare: prima di farglielo conoscere volevo capire se aveva dei progetti o se si sarebbe trattato solo di quella volta. Ma lui non si è fatto vivo e da allora non l’ho più visto». È vero che quest’uomo si chiama Dennis Schaller? «Sì».

A Loren lo ha detto chi era il padre? «Pensavo me lo avrebbe chiesto, come aveva fatto l’altro mio figlio, Devin. Ho aspettato ma non mi ha chiesto nulla. A 12 anni ho organizzato un incontro con Ingrid e suo figlio, senza dirgli che era suo fratello, e lui mi ha detto: “Mamma, perché mi presenti i figli delle tue amiche?”.

A16 anni Devin, a cui Loren era legatissimo, gli ha detto la verità, ma lui è rimasto indifferente. A 17, ancora a Miami, gli ho chiesto se voleva conoscere suo fratello: Ingrid mi aveva detto che aveva raccontato tutto a Madonna e lei voleva che i due fratelli si incontrassero a casa sua a New York, ma lui non ha voluto, ha detto che non aveva voglia di viaggiare. Ma è proprio in quel periodo che la malattia ha cominciato a svilupparsi di più, fino a prende re poi il sopravvento».

Come si chiama questa malattia? «Anedonia, in pratica è come se ti si staccasse una parte del cervello, come se tu avessi una doppia personalità, pensi cose che poi cancelli, non sai ciò che fai, non provi gioia né dolore. Ma è difficile accorgersene perché i difetti sembrano pregi: lui, per esempio, non tornava tardi la sera e non usciva quasi mai.

E poi era un ragazzo meraviglioso, intelligente, un atleta e bravissimo a cucinare, non era depresso e rideva sempre, amava molto gli show comici televisivi tipo Zelig e si faceva delle risate assurde. Non sono riuscita a capire questa cosa, anche se a volte sono rimasta perplessa per certi suoi comportamenti, come il non voler conoscere persone nuove o il voler stare nello stesso posto, ma credevo fosse una questione di carattere».

Invece… «Invece erano dei segnali. Come quando una volta, a sciare a Courmayeur, usciti dal rifugio, mi ero raccomandata che restasse attaccato al maestro perché c’era una bufera di neve. A un certo punto non lo vedo più, solo gli sci, era caduto nella neve fresca. Il maestro lo ha recuperato, ma lui non urlava, non chiedeva aiuto, niente.

E poi, cercando tra le sue cose, dopo la sua morte, ho trovato altri indizi. Come un appunto che si era fatto sul telefono, in inglese: “Non so cosa mi sta succedendo, non riesco più a concentrarmi”. E un foglio con dei numeri, lui studiava matematica, dove c’era scritto “La morte è un archivio” e “Muori e rinasci”. Ma anche “Odio la matematica”: io non lo sapevo, infatti mi chiedevo perché avesse scelto matematica, lui che amava tanto la storia, ma con me non si lamentava mai di nulla». Il suo compagno Marco le è rimasto vicino in tutto questo?

«Sì, anche lui è rimasto sconvolto». Lei aveva già perso il piccolo Conor: perdere un altro figlio deve essere atroce. «Lo è, ma è possibile assuefarsi anche al dolore. Loren era nato prematuro e il medico mi disse: “Ogni giorno in più è un regalo di Dio”. E ha vissuto quasi vent’anni».