«Noi siamo la nostra luce, ricordiamolo sempre». Queste le parole che Alessia Marcuzzi ha scritto qualche giorno fa su Instagram. Non è un riferimento alla linea di prodotti di bellezza che ha lanciato da qualche mese e che si chiama, appunto, Luce, ma un invito a credere in se stessi, senza dipendere dagli altri. «È una frase che mi è tornata in mente in questi giorni a Temptation Island»,racconta Alessia, «quando ho sentito una ragazza dire: “Mi sono sempre messa al secondo posto nella coppia”.
Avrei voluto andare da lei a dirle che bisogna imparare a splendere e a mettersi al primo posto, perché questo non significa amare di meno, significa farlo più consapevolmente. Solamente volendosi bene si possono rendere felici gli altri». Alessia arriva all’intervista di corsa, è appena stata in cabina di regia a seguire la diretta di un “pinnettu” (una stanza dove i fidanzati vedono filmati relativi ai rispettivi partner). «Ormai sono sempre pronta, dormo con canotta e pantaloncini. L’anno scorso, quando c’è stata la fuga notturna di Ciro Petrone, sono corsa in pigiama!».
La Marcuzzi è, per il secondo anno, alla guida della versione autunnale del programma di Maria De Filippi e, dopo un’estate per lei intensa e, per certi versi, difficile, è ancora più adatta a calarsi nelle dinamiche delle sei coppie in gioco. Domanda. Se guardiamo alla maggior parte delle storie di Temptation Island, notiamo che il problema di molti fidanzati è la “dipendenza affettiva”, il bisogno di avere qualcuno accanto, a costo di accettare cose che da fuori appaiono inaccettabili.
Risposta. «Sì, vedendo le coppie da fuori siamo bravissimi a giudicare. Diciamo: “Ma quella è pazza a restare!” anche se poi, quando tocca a noi, non siamo oggettivi e, magari, commettiamo lo stesso errore, anche se in maniera meno evidente». D. Ci descrive le coppie di questa edizione? R. «Nella maggior parte dei casi sono insieme da tanto tempo: Alberto e Speranza sono legati da 16 anni, Sofia e Amedeo da 11, Anna e Gennaro, come Carlotta e Nello, da 6. Sono nella situazione in cui devono fare passi importanti, come la convivenza o il matrimonio, ma c’è sempre un freno. E qui, secondo me, dovrebbe scattare l’allarme, e Temptation serve tantissimo a sbloccare queste situazioni.
Poi ci sono due coppie con una storia particolare: Antonio è più grande di Nadia di 10 anni, mentre Serena e Davide erano due amici che uscivano “a quattro” con i rispettivi partner e, poi, si sono scoperti innamorati». D. Temptation è una macchina da guerra. R. «È un programma fatto di grandi attese e di grandi emozioni. Ci sono momenti interlocutori in cui i protagonisti devono conoscersi e momenti in cui succede tutto nel giro di poche ore, è come un film». D. Lei non è mai stata dipendente affettivamente, anzi, è fin troppo indipendente. R. «Sono maturata, sono meno irrequieta. E non sono così sicura di me: sono tanto fragile, anche se gli altri non lo vedono.
Oggi ho letto una frase che mi ha colpita: “Sei così coraggiosa e silenziosa che mi dimentico che anche tu soffri”. Sono una che sorride sempre, non chiedo mai aiuto, piuttosto mi chiudo in camera e piango da sola». D. Perché non può soffrire? R. «Perché mi sento fortunata: ho avuto tanto amore, ho due figli stupendi, ho una sicurezza economica. Se mi facessi vedere sofferente qualcuno potrebbe dire: “Ma vaffan…!”. E poi ho avuto un’educazione al pudore per cui non manifesto le mie difficoltà, è raro che qualcuno mi chieda: “Come stai?” o abbia un atteggiamento protettivo nei miei confronti. Solo la mia famiglia e i miei amici lo capiscono. Per questo, se ho un problema, mi chiudo a casa. Non ho bisogno della movida quando sto male, anzi, mi farebbe intristire ancora di più». D. Lei sa resistere alle tentazioni? R. «Per me la tentazione è restare uniti, lasciarsi è più facile.
Resisto se nel mio rapporto esistono complicità e costruzione, ma se manca qualcosa me ne vado. Sono indipendente: nella vita ho ottenuto tutto con le mie forze, non devo dire grazie a un uomo e non ho mai avuto rapporti di convenienza. Se sto con una persona è per essere più felice». D. Suo marito è tranquillo? R. «Paolo lo sa e mi ama anche per questo, perché è consapevole di essere scelto e sa che, se le cose non vanno, non resto a soffrire. Ma questo è pericoloso anche per me, la mia indipendenza mi rende schiava del mio stare bene con me stessa». D. In questi mesi, per lei, la tentazione maggiore sarà stata quella di replicare alle voci che la vedevano protagonista del “triangolo dell’estate” con Belen e De Martino. R. «Non presto il fianco al gossip perché so che fa parte del mio lavoro. La cosa che mi stupisce è che, spesso, la gente preferisca credere più a ciò che ascolta rispetto che a ciò che vede, forse perché è più stuzzicante». D. Quest’anno ha preso decisioni importanti, come quella di lasciare l’Isola dei famosi. R. «Dopo l’ultima edizione ho capito che, per me, era finito un ciclo e, quando Maria De Filippi mi ha chiamata per Temptation Island, penso avesse intuito che sarebbe stata la mia dimensione ideale. Mi piace vedere le persone negli occhi e ascoltarle da vicino. A volte le parole dette a distanza possono essere fraintese, possono ferire, si possono dire in modo sbagliato». D. La sua stagione era iniziata con la prima puntata delle Iene senza Nadia Toffa, quella in cui avrebbe dovuto fare un discorso toccante su di lei. Che cosa ricorda? R. «Ero sul treno che da Roma mi portava a Milano e stavo rileggendo le cose che avrei dovuto dire in trasmissione. Nei giorni precedenti avevo sognato Nadia più volte, sognavo di fotografare fiori come quelli che mi mandava su WhatsApp.
E così, pensando alla sua assenza, avevo scritto su Instagram una frase di De Gregori: “E c’è un forte rumore di niente”. Mentre facevo alcune aggiunte al testo che avrei ripetuto alle Iene, mi è venuto in mente un termine che descrive bene Nadia, ed è “consapevolezza”. Dopo averlo scritto sul foglio ho buttato l’occhio al telefono e ho letto alcuni commenti al mio post. Molti avevano capito che parlavo di Nadia e un ragazzo ha scritto: “È questione di consapevolezza”. È stata una coincidenza incredibile. Ma non è stata la sola». D. Cioé? R. «Una volta arrivata a Mediaset, mi sono chiusa in camerino per concentrarmi. Nei corridoi c’erano tutte le iene storiche, erano più di 100 persone, e io sarei entrata per ultima. Mentre mi dirigevo in studio e seguivo l’ultima iena della fila, credo fosse Giulio Golia, ho realizzato che non avevo chiesto come sarebbe iniziata la puntata: vedevo che le telecamere riprendevano il nostro ingresso, quindi seguivo sul monitor ciò che stavo vivendo.
Nell’aria si sentiva la canzone preferita di Nadia, You can’t always get what you want. A un certo punto è finita la musica, ho spostato la tenda nera dello studio e ho visto proiettato sullo schermo l’inizio di una vecchia puntata condotta da lei, che diceva: “Benvenuti, fatemi un sorriso”. Sono scoppiata a piangere. Dovevo fare un monologo di 15 minuti in diretta, sentivo un nodo in gola e avevo dimenticato tutto. Ma, appena ho aperto bocca, le parole mi sono sgorgate in perfetto ordine, sono riuscita a dire tutto quello che volevo dire. Penso che, in quel momento, Nadia fosse con me, penso che mi abbia accompagnato». D. Sempre su Instagram, sul suo profilo da 5 milioni di followers, ha pubblicato un documentario sul body shaming di Bille Eilish.
A volte la accusano di essere troppo magra, che rapporto ha con il suo corpo? R. «Il video spiega che, spesso, giudichiamo il corpo di una donna senza pensare alla luce che emana, e non è riferito solo alle donne che hanno chili in più, ma anche a quelle molto magre, consumate dalla sofferenza. Io faccio una vita sana, mangio bene, ed è normale che chi fa televisione voglia essere bello quando va in onda, perché sta regalando un sogno. Ma so di non essere perfetta, ho consapevolezza di me stessa e voglio essere unica con i miei difetti». D. Dicono che viva “nel suo mondo”, lo fa per diplomazia? R. «Voglio credere ancora nell’amicizia, nelle persone buone e nell’energia positiva. Noto che c’è cattiveria, ma mi piace pensare che non siano tutti così disincantati. Voglio credere che il “sottosopra”, per citare Stranger Things, sia bello. La storia di una ragazza come Nadia Toffa ti fa capire che dobbiamo imparare a dire ogni giorno le cose alle persone che amiamo, perché il nostro tempo non è infinito. Non dovremmo dimenticare mai di essere felici e di volerci bene, di dire grazie e di non dare le cose per scontate. Credo nelle cose belle e voglio stimolare gli altri a cercarle, non voglio cedere al peggio».