Loredana Bertè il 20 settembre compie 70 anni

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La signora Loredana Bertè, che ha scelto di non essere una signora probabilmente in culla e l’ha gridato a mezzo mondo al Festivalbar nell’82, arriva completamente vestita di nero, mascherina compresa. Fanno eccezione stivaletti bianchi e un capello di paglia che toglierà alle 16.35. I capelli azzurri a quel punto manderanno in estasi il pubblico presente. La cantante è ospite del Tempo delle Donne e in quell’ora che lei dedicherà al pubblico facendo in fin dei conti un bilancio della sua vita alla soglia dei 70 anni, i fan le dedicheranno molti applausi e una standing ovation finale. «Abbracci virtuali» fa lei allora sorridendo gloriosa. D’altra parte è una delle pochissime icone italiane, al punto che alcune fan giovanissime si fanno selfie sotto il palco, punto da dove la cantante appare solo sullo sfondo: tutto pur di aver la prova che erano lì, dalla inavvicinabile Bertè.

Poco dopo scompare, un bodyguard a tenere lontani tutti. Gli anni Loredana Bertè li compie il 20 di settembre, ma a ricordarglielo alza le spallucce e osserva che «pure Asia Argento e Sophia Loren compiono gli anni lo stesso giorno». Non lo dice, ma i suoi occhi palesemente aggiungono un «Embè? Che osservazione inconsistente la vostra, non sono certo la sola al mondo a compiere gli anni». Eppure è dovere domandarglielo: in 70 anni di vita lei ha travolto e stravolto la musica italiana, ha venduto milioni di dischi, ha sposato e ha mollato due mariti miliardari, Roberto Berger e Björn Borg, si è fidanzata e sfidanzata con Panatta e Lavezzi, ha preparato cappuccini per Andy Warhol, ha conosciuto i Bush, sfiorato Osama Bin Laden e ora sul palco parla di Gustavo che le chiedeva di cantare.

Il Gustavo di cui parla è re Gustavo di Svezia, amico di Borg. Nonostante ciò ribadisce che non festeggerà il compleanno. Racconta: «Io e Mia non festeggiavamo mai (lei e Mia Martini sono nate lo stesso giorno a tre anni di distanza, ndr), i nostri genitori erano insegnanti e ricevevano lo stipendio il 27 del mese ». Per poi sottolineare: «Non vedo perché devo festeggiare adesso, Mimì non c’è». Mia Martini è il buco nero della Bertè, più degli amori finiti male («L’amore invade e finisce. Così la vedo», dice interrogata sulla questione), più del padre padrone raccontato nella sua autobiografia Traslocando. Mia come dice sempre la Bertè «è la mia famiglia». Commossa osserva:«Rimpiango di non aver fatto due, tre viaggi in meno ed esserle stata più vicino». Riflette anche sulla cifra tonda, i 70 anni: «Mi piacerebbe non averne 70, ma venti di meno perché ho ancora tanti progetti davanti, un nuovo album, le tournée da fare».

UN VULCANO DI PROGETTI È un vulcano la Bertè mentre parla in sala, la voce da bambina è potentissima, le tournée che progetta non potranno che essere un successo. Sa bene che la amano in molti. A Sanremo 2019 le hanno fatto quattro standing ovation: «Mi hanno fatto salire in cielo, lì ho incontrato Mimì. Sentivo che era orgogliosa di me», dice ora, la commozione trattenuta nella voce. Quando glielo chiedono in questa ora che concede, si definisce «malinconica e qualche volta una bella stronza» («stronza», detto tra il plauso generale, perché tutti noi adoriamo la Bertè trasgressiva e non è l’unica parolaccia che usa sul palco). Sicuramente, la cantante non è una che le manda a dire e forse è un aneddoto e forse è verità, ma si narra che una volta la prima cosa che sentì un giornalista al telefono fu l’equivalente di un «vai a quel paese», poi fu dolcissima per tutto il resto dell’intervista. Di certo è meravigliosa durante tutta quest’ora al Tempo delle donne, nonostante abbia la fama di essere una persona appunto complicata. Tant’è che, quando finito l’incontro, le urlo (prima di essere spostata quasi di peso perché non la si può avvicinare): «Loredana, sono cresciuta con Non sono una signora », lei mi guarda dritto negli occhi con una bellissima aria complice. Eppure, non è questo il momento più esaltante di tutti, ma piuttosto quando le domandano: «Rifarebbe Playboy?». E lei con un tono malandrino: «No, l’ho già fatto».