Quanto ci piace questa serie. E non solo per il sorriso di Argenterò, la sua bravura e il talento del cast. Questo lo notiamo tutti, il giovedì sera, quando va in onda “Doc – Nelle tue mani”. E la conferma è arrivata anche dalla puntata in onda giovedì 15 in cui si riprendeva il filo del racconto dopo l’interruzione del lockdown.
Oltre 7 milioni e mezzo di spettatori (29% di share) l’hanno guardata. Quello che invece non si vede, ma che ha reso questo prodotto un grandissimo successo, è il lavoro che c’è dietro. I mesi di preparazione, i teatri di posa, le tecniche di ripresa particolari (per lo più con due camere a mano), il montaggio avvenuto in “smart working” in attesa di riaprire il set dopo il lockdown per girare le scene mancanti.
Di questo abbiamo parlato con gli attori Luca Argenterò e Matilde Gioii, con il regista Jan Michelini, e con Luca e Matilde Bemabei, rispettivamente amministratore delegato e presidente della Lux Vide, che hanno avuto il merito di scovare questa storia: «Tinni Andreatta (ex direttrice di Rai Fiction, ndr) ci disse che in Italia mancava una serie “medicai” e ci chiese di fare qualcosa» spiega Luca Bemabei. «Così ci siamo messi a cercare finché abbiamo trovato il libro di Pierdante Piccioni. Dalla sua storia, con lui e un gruppo di creativi, siamo partiti per creare “Doc”».
A scuola dai veri medici Prima di girare, c’è stato un lungo lavoro di preparazione. Il regista ha deciso che per entrare nella parte gli attori dovevano affiancare un medico vero. «È un lavoro chiave in un progetto così. In un “medicai” c’è bisogno che gli attori facciano un’esperienza reale in ospedale. Così li ho portati al Gemelli di Roma e ogni attore ha affiancato un dottore che somigliasse al personaggio che avrebbe interpretato. Anche i medici veri li ho scelti io» ci spiega Jan. Matilde Gioii conferma: «Ho affiancato per un mese una dottoressa che somigliava molto a Giulia.
L’ho osservata sia dal punto di vista tecnico che umano. Ci vedevamo un paio di volte alla settimana in ospedale, ma poi siamo uscite anche a cena perché siamo diventate amiche». Gli attori hanno poi imparato a fare le punture sui manichini, a usare un defibrillatore, hanno frequentato un corso di rianimazione e sono entrati persino in sala operatoria per assistere a un piccolo intervento. L’unico a vacillare è stato Argenterò: «Al primo taglio si è abbassato un attimo per prendere fiato con la scusa di guardare sotto» ricorda ridendo il regista. Nessun paziente ha però riconosciuto gli attori perché, oltre a rimanere defilati, avevano la mascherina.