Affascinante, autorevole e con il dono dell’empatia. Sul set come pure nella vita privata. Luca Argenterò è il dottor Andrea Fanti nella serie Doc – Nelle tue mani, per la regia di Jan Michelini e di Ciro Visco.
Ambientata in un ospedale, la prima parte di questa fiction – che ora è in onda su Raiuno giovedì sera – era stata trasmessa in primavera durante l’emergenza coronavirus e aveva fatto registrare ascolti da record. Vi si racconta di un medico che, dopo un grave incidente, soffre di amnesia e cerca di ricostruire i ricordi di dodici anni: una vicenda ispirata a una storia vera, quella del dottor Pierdante Piccioni, interpretato appunto dall’ex gieffino.
È un momento d’oro anche nella vita per Luca Argenterò. Il 20 maggio è diventato papà per la prima volta di Nina Speranza, frutto del legame con la giovane attrice Cristina Marino, da cinque anni al suo fianco dopo la separazione dall’ex moglie Myriam Catania.
Per la coppia potrebbero esserci sorprese in arrivo. «Prima Cristina è rimasta incinta, poi c’è stato il Covid-19, ma appena possibile ci sposeremo. È nei nostri piani», ha svelato Argenterò, in questi giorni sul set di Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, dove recita accanto a Paola Cortellesi.
Luca, che cosa rappresenta questa paternità? «E stato tutto molto particolare. Cristina e io siamo davvero felici. Prima della nascita di Nina Speranza eravamo in ansia, poi quando l’abbiamo avuta tra le braccia abbiamo tirato un sospiro di sollievo. E ora, da quando lei è venuta al mondo, ci stiamo godendo ogni singolo istante in compagnia della nostra bimba. Sono mesi stupendi e io sono senza parole».
Tua figlia è nata in piena pandemia Covid: hai sentito una responsabilità particolare nell’interpretare un dottore? «All’inizio delle riprese ero molto preoccupato, proprio perché la serie tivù racconta una categoria di professionisti che non può essere rappresentata in modo approssimativo. E poi, guarda caso, là fiction è andata in onda proprio nel momento più delicato della storia italiana dal secondo dopoguerra a oggi. Però non ho ricevuto critiche; anzi, essendo di casa negli ospedali negli ultimi mesi, dato che ho avuto una bambina, ho ricevuto più di un complimento su come abbiamo rappresentato in tivù la figura professionale e umana del medico. Di questo devo ringraziare l’aiuto dell’ospedale dove abbiamo fatto pratica con i colleghi e con i consulenti del set».
Somigli in qualche modo al tuo dottor Fanti? «Assolutamente no. Fanti è uno che affronta le questioni sempre in modo frontale e diretto, mentre io da bravo torinese sono il re della diplomazia. E poi, nella realtà, mai avrei fatto il medico, neanche sotto tortura (ride, ndr)». E allora come hai costruito questo personaggio?
«Mi sono fatto un’idea personale dopo aver ascoltato i racconti di Pierdante Piccioni, che ho avuto occasione di conoscere. Se me lo chiedete, vi dico che no, non mi sono ispirato ai medici celebri del cinema e della tivù». Nella serie tivù il tuo medico è diviso tra un amore del passato e uno del presente: come andrà a finire? «Non posso svelarvi nulla. A parte il fatto già noto che Fanti si è riavvicinato alla sua ex moglie e questo ha creato rabbia e dolore nella sua collega, cioè in Giulia. Ma i colpi di scena non mancano». È pronta la seconda serie? «I presupposti ci sono, ma è ancora tutto da verificare».