Video Highlights Genoa – Inter 0-2: Sintesi e Gol

Questo articolo in breve

LInter ha archiviato il ko nel derby e il pari contro il Borussia Mönchengladbach battendo in trasferta il Genoa senza concedergli neppure un tiro nello specchio. Forse è quest’ultima la migliore notizia per Conte che nelle prime 5 gare della stagione aveva incassato 10 gol ed era finito nel mirino della critica per le sbavature nella fase di non possesso. Al Ferraris, invece, i nerazzurri non hanno mai sofferto: hanno dominato quanto a conclusioni (14-1) e possesso di palla (61%) e, anche se hanno dovuto attendere la seconda frazione per sbloccare il risultato con Lukaku, hanno vinto con pieno merito.
Più che la forza del belga (settimo gol in sei partite stagionali) o l’istinto da goleador di D’Ambrosio, autore del 2-0, determinante però è stato l’ingresso di Barella al posto di Eriksen. Fino a quel momento Handanovic e compagni non avevano rischiato né di subire gol né di perdere, ma senza l’ex Cagliari, che con la sua intensità ha acceso la scintilla, probabilmente non avrebbero vinto una partita che era fondamentale per rimettere sui binari giusti la stagione.
Pur andando a dormire al terzo posto in classifica, l’Inter non ha risolto tutti i problemi mostrati fino a ieri, ma di certo domani volerà in Ucraina con la testa un po’ più sgombra, mentre Maran aspetterà il derby contro una Sampdoria in gran forma con la stessa preoccupazione con la quale si è avvicinata al match di ieri. Il Covid ha creato parecchi guai al Grifone e in campo la squadra non riesce a cambiare marcia perché le assenze pesano e la condizione fisica è quello che è. Un problema non da poco.
LA DIFFERENZA IN PANCHINA. Il successo dell’Inter è stato giusto, ma è maturato solo dopo un primo tempo non certo scintillante. Conte ha una rosa più ampia e con più qualità, un fattore che nella ripresa ha fatto la differenza visto che nel Genoa sono entrati i deludenti Zajc, Radovanovic e Shomurodov, mentre lui ha potuto gettare nella mischia Barella, capace di cambiare il corso della sfida con l’assist dell’1-0 e altre giocate. L’ex allenatore del Chelsea gli aveva fatto tirare il fiato per averlo fresco in Champions, ma ha capito che senza il sardo sarebbe stato complicato creare un varco nel fortino di Maran, bravissimo per oltre un’ora a limitare i danni difendendosi con la linea a cinque. Il Grifone, che aveva due attaccanti abili a non dare punti di riferimento, limitava al minimo le ripartenze, ma non lasciava spazi: era come un pugile che si rifugiava all’angolo nella speranza che l’avversario non trovasse il colpo del ko. E siccome i nerazzurri nei primi quarantacinque minuti quel colpo non lo hanno trovato, all’intervallo l’atteggiamento dei padroni di casa sembrava essere giusto. Perin non aveva fatto neppure un intervento e aveva corso i maggiori pericoli per tre invenzioni di Eriksen, poco intenso anche se abile con il pallone tra i piedi.

ANCORA LUKAKU. Il Genoa era partito nella ripresa con un piglio più aggressivo e aveva trovato il coraggio, grazie soprattutto al bravo Rovella, di andare a pressare un po’ più alti gli avversari. Era l’estremo tentativo per evitare che l’Inter tirasse di nuovo su la testa. Conte ha dato la scossa pescando in panchina Hakimi e Barella e la sua mossa si è rivelata giusta perché 6′ dopo il loro ingresso, proprio nel momento migliore degli avversari, Lukaku si è confermato autentico incubo del Grifone firmando l’1-0, quinto centro contro i rossoblù. L‘incontro è finito in quel momento perché i liguri non avevano né la forza né gli uomini per creare difficoltà alla difesa nerazzurra guidata alla grande da Ranocchia. Handanovic non ha mai dovuto sporcarsi i guanti e nel finale D’Ambrosio ha chiuso il conto di testa.

SITUAZIONE COMPLICATA. Sul nervosismo di Lautaro, che al momento del cambio cade in un gesto di stizza prendendo a pugni la panchina, Conte spegne presunti problemi. «Ha giocato per la squadra, in quell’episodio non ce l’aveva con me: o era arrabbiato per la sua prestazione o con un compagno (Bastoni, ndr) col quale aveva discusso. Comunque sono ragazzi, e quando finisce la partita sono più amici di prima. Con Lautaro ho un ottimo rapporto». Non è il caso di aggiungere altre grane, dopo che il giallo su Hakimi ha agitato gli ultimi giorni dell’Inter. «Ci ha creato problemi questa situazione», spiega ancora Conte. «L’ho saputo nel pomeriggio (prima del match di Champions, ndr), mentre ero in camera: alle 17 sono venuti a bussarmi alla porta Oriali e il dottor Volpi, e me l’hanno comunicato. Ho dovuto tranquillizzare i giocatori che erano stati più vicini ad Hakimi. E’ una situazione molto strana, complicata da gestire».

 

ERIKSEN, NIENTE BOCCIATURE. Gara dominata, precisa Conte: «Fin dall’inizio abbiamo comandato: a volte la sblocchi prima, altre volte più tardi. Ma abbiamo subito zero tiri e non abbiamo preso gol». Il tecnico mette mano al centrocampo e ne ricava proprio da Barella – entrato da sei minuti – la costruzione spacca-Genoa. Un cambio di passo deciso e preciso. A spazzare via il timore di un buco nell’acqua, per l’Inter involuta che mai nell’era Conte aveva chiuso il primo tempo in campionato senza tirare nello specchio altrui. Tiene a debita distanza però, il tecnico interista, anche ogni considerazione su Eriksen sostituito proprio per Barella. «Dalla scorsa stagione ci si sta fossilizzando troppo su Eriksen», osserva. «Lui fa parte della rosa, gioca se lo merita. Non voglio che si parli sistematicamente di Eriksen: problemi non ce ne sono, al massimo possono averli gli avversari. A volte si esprime bene, altre no. Ma non c’è nessun caso, e nemmeno una bocciatura. Ci sta mettendo tutto sé stesso: è un ragazzo positivo, noi proviamo ad aiutarlo a crescere sotto il profilo dell’intensità».

DOBBIAMO ADATTARCI. C’è di più: l’Inter per la prima volta quest’anno non prende gol. Non capitava dalla semifinale di Europa League in agosto, contro lo Shakhtar Donetsk che – ironia della sorte – è l’avversario di martedì. Quando sarà ancora più cruciale tenere il timone dritto. Intanto a Genova si è rivisto da titolare Bastoni, dopo lo scampolo di partita col Borussia in Champions. «Ha lavorato un anno e conosce perfettamente i tempi. Ai nuovi come Kolarov va dato tempo. Facevo bene a non essere preoccupato neanche prima. Ci sono situazioni da provare e riprovare, che normalmente richiedono un mese di ritiro. Noi dobbiamo adattarci e lo stiamo facendo nelle gare ufficiali».