Joe Bastianich è un personaggio molto popolare in Italia, anzi quasi un’icona, grazie a Masterchef e al suo modo originale, franco e spietato, ma anche cordiale, di porsi con i concorrenti. Il suo «Mi stai diludendo» è diventato un marchio di fabbrica, che ormai scavalla i confini della televisione ed è diventato un modo di dire ironico nelle conversazioni quotidiane.
Ma Bastianich è anche un uomo di successo: gestore di numerosi ristoranti (ma non chef), oltre che appassionato musicista, tant’è che spesso è qui in Italia a suonare con la sua band The Ramps e anche da solista Ma come nasce Bastianich? Come si diventa da figlio di emigrati istriani, uno dei più potenti imprenditori culinari degli Stati Uniti, oltre che personaggio Tv?
È lui stesso a raccontarcelo in un libro appena uscito per Mondadori, intitolato Le regole per il successo. A prima vista sembra uno di quei volumi motivazionali, in qui qualcuno ti spiega che per avanzare nella vita bisogna essere convinti, motivati, credere in se stessi.. Non è così, o almeno non è solo così.
Bastianich nel libro intraprende una sorta di dialogo con suo padre Felice, emigrato istriano e gestore di un ristorante nel quartiere newyorkese dei Queens. E riferisce quello che da lui ha imparato per diventare quello che oggi è. Il libro è quindi anche un racconto della sua infanzia, dei suoi dubbi delle sue ribellioni a un padre talentuoso e ingombrante, che dalla povertà ha raggiunto il benessere grazie a una mente aperta unita a una cultura tradizionale e contadina.
Lo racconta lo stesso Bastianich nella prefazione: «Mio padre incarnava il cosiddetto “sogno americano”: arrivato da adolescente nel Queens, New York, aveva lavorato come lavapiatti e cameriere, poi finalmente aveva aperto il suo ristorante insieme a mia madre, sul Queens Boulevard. Il ristorante non era trendy o troppo sofisticato, e mio padre non ci provava neanche a essere alla moda o a seguire le tendenze. Serviva buon cibo a prezzi convenienti e, seguendo le sue stesse regole, una sorta di codice liberamente ispirato ai Dieci Comandamenti, unito alla sua tirchieria del cazzo, ha avuto successo» Ecco come nascono le 21 regole del giudice di Masterchef: «Queste sono le regole che ho imparato da mio padre.
Ho preso quello che mi ha insegnato e l’ho fatto mio. Queste sono le regole di un immigrato arrivato a New York senza un soldo, ma con le idee molto chiare su cosa sia il successo e come ottenerlo. Aveva principi rigidi, viveva in un mondo privo di sfumature, eri ben nutrito o affamato, ricco o povero, e tutto questo ha avuto una profonda influenza su di me. Di fatto, le regole elaborate da un immigrato istriano, proprietario di un ristorante italiano a conduzione familiare con sessanta coperti nel Queens, possono essere applicate a ogni ambito della vita o degli affari».
Le regole hanno titoli curiosi e stuzzicanti, del tipo «Se il menu è sporco, vattene subito», «Impara un paio di barzellette, a volte funzionano», «Fregami pure, ma non esagerare», «Venera la guardarobiera », ma i messaggi sono molto seri Bastianich parte dall’esperienza del padre, la rielabora con la sua, quella di imprenditore della ristorazione, e poi la applica a tutti i modelli di business.
Ecco qualche esempio: «In generale, le idee migliori sono quelle più facili da spiegare. Se non riesci a spiegare la tua idea in due frasi, non è una buona idea. Meglio ancora, mostrala senza rivelarla. Tutti si sentiranno più furbi e più coinvolti emotivamente.» «Come nel poker, la fiducia in te stesso è tutto. in tutto quello che fai dev’esserci un pizzico di mistero, di pepe.
E c’è se sei uno vero, se sei autentico». Ancora: «Credo che una certa dose di bugie sia assolutamente accettabile. Anzi, mi aspetto proprio che le persone mi mentano e rimango deluso quando non lo fanno. Le grandi carriere iniziano spesso da piccole bugie. Ma se c’è una cosa importante che mi ha insegnato mio padre è che, se menti un po’, devi avere un codice etico e seguirlo, anche se all’inizio ti costerà qualcosa. Questo ti terrà sul mercato ben più a lungo di qualsiasi fanfarone». «Che tu venda spaghetti, auto o telefoni, ogni business deve essere molto personale». Tutti insegnamenti venuti dal padre, rigoroso e severo, ma anche, per accontentare i clienti, espansivo e un pochino spaccone, perché, questo è l’insegnamento base: essere sicuri di se stessi aiuta, così come puntare sulla qualità e trattare bene i collaboratori.
«Mio padre mi ha insegnato ad assumere persone che potessero portare a casa qualcosa di più del loro stipendio, e poi a premiarle. In questo modo, ci guadagnavamo tutti. Gli immigrati assunti da mio padre si sentivano responsabili, capivano che il suo successo poteva essere il loro, e lui faceva in modo che ne traessero beneficio». L’ultimo capitolo è un elogio della multiculturalità, con un chiaro riferimento biografico: «Ho dovuto lottare per trovare la mia identità. Ho passato brutti momenti cercando di nascondere la mia sostanziale identità di nuovo americano, e la mia famiglia un po’ strana. Nel momento in cui finalmente le ho accettate, mi si sono aperte le porte del successo. Oggi l’essere un nuovo americano è alla base di ogni mia decisione. Un tempo alimentava le mie insicurezze, ora alimenta i miei sogni». Insomma, un libro che non si sa quanto ci aiuterà ad avere successo, ma di certo ci farà capire meglio l’anima nascosta di Joe Bastianich, e il suo rapporto con il padre. Che ancora oggi, adulto e famoso, non vuole “diludere” a nessun costo.