Dove e come guardare la partita, diretta tv e live streaming
Rijeka Napoli sarà trasmessa questa sera a partire dalle ore 21.00 Tutti gli appassionati potranno guardare il match sui canali Sky e più nello specifico a Sky sport Serie A dal canale 202 del satellite e Sky Sport dal canale 251. Come sempre la partita si potrà anche guardare in streaming gratis, ovviamente per tutti gli abbonati al servizio. Questi dovranno utilizzare l’applicazione Sky Go che dà la possibilità di guardare tutto il calcio di Serie A attraverso i dispositivi mobili. In alternativa si potrà anche guardare Rijeka Napoli attraverso i canali Now TV. Quest’ultimo è il servizio Sky che da la possibilità di poter acquistare l’evento prescelto oppure di sottoscrivere un abbonamento.
Per capire: ma qual è il Napoli, quello che dovrà riappropriarsi della sua recente dimensione internazionale? Perché da quest’ultima «finestra», spalancatasi in un prato verdissimo e con un orizzonte invitante, se ne sono visti almeno un paio. «Ma non venitemi a parlare già adesso di gara della verità.
E’ vero che ci siamo imbattuti in due scivoloni, ma contro l’AZ abbiamo comandato per novanta minuti e con il Sassuolo siamo stati capaci di costruire sette palle-gol». Le statistiche, che crudeltà, si racchiudono a volte anche in altro, per esempio il risultato, ma il Gattuso che quando vuole sa ancora «ringhiare», lascia che quell’amarezza ancora percepibile dall’espressione seria e rigorosa resti ammucchiata tra i dettagli esistenziali di un’analisi che invece vuole indurre all’ottimismo.
«Io sono contento di quello che stiamo facendo, anche se perdere ci ha fatto male. Ma il Sassuolo, per dirne un’altra, lo abbiamo costretto a starsene in trenta metri, quando invece era abituato a palleggiare in sessanta. Io penso che il Napoli sia sulla strada giusta, ma è chiaro che deve continuare a lavorare. E comunque non vogliamo alibi e siamo qui per vincere».
CALMA, GESSO. Il campo, l’unico giudice inappellabile, ha lasciato aperte ferite «sanguinanti» e però questo calcio soffocante, una partita ogni quattro giorni, almeno dà la possibilità di cancellare rapidamente il passato più recente e di lenire quel dolore sordo che evidentemente s’avverte proprio mentre Rijeka-Napoli sta per cominciare. «Però vorrei che almeno dall’esterno questa gara non venisse sottovalutata. Noi non lo faremo, consapevoli di esser attesi da una squadra che con la Real Sociedad se l’è giocata alla pari, sino a quando non è emersa la grande qualità degli spagnoli. Io poi qui non ho piacevoli ricordi, debuttai con il Milan e ci persi. Questo Rijeka è diverso, ovviamente, ma non ci darà campo e dovremo essere bravi nella interpretazione».
SI CAMBIA. Liberarsi dai fantasmi più recenti è un esercizio faticoso, però è chiaro che ci siano ancora tracce del Sassuolo e (persino) dell’AZ, di serate finite perdendosi nella penombra di un calcio assai diverso dalla rappresentazione d’eleganza sfoggiata con l’Atalanta o dalla praticità espressa a San Sebastian: ma siamo appena all’inizio d’un viaggio lungo e dalla valigia, proprio ora, va tirato fuori qualsiasi idea, fosse anche la più scontata che si chiama turn-over. «Penso che cambieremo molto, come una settimana fa. Insigne è con noi e la sua presenza è importante, perché lui non è un giocatore normale: si sta allenando da poco, vedremo. E quanto a Mertens, non avverta pressione per l’assenza del gol: lo troverà, come sua abitudine».
La rivoluzione è fatta, rispetto a domenica, con sette volti nuovi che devono cominciare a tracciare il solco d’una continuità utile per evitare l’immancabile stress: Meret in porta, Maksimovic al fianco di Koulibaly, Mario Rui a sinistra, l’inedito tandem di centrali composto da Demme e Lobotka, Elmas a sinistra e Petagna davanti, non essendoci Osimhen squalificato. «Troveremo poco spazio, un centrocampo folto, penso a cinque, e ci imbatteremo in comprensibili problemi.
Ma dobbiamo fare la nostra partita». E tapparsi anche un po’ le orecchie, fingendo di non avvertire l’eco di una responsabilità divenuta già enorme, si direbbe gigantesca, e raccolta in quel sogno che ormai è stato dialetticamente sdoganato pure da Gattuso: «Di scudetto se ne parla fuori da Castel Volturno, noi dobbiamo solo insistere per crescere». E preparare, semmai, una piccola festa: «Vorremmo tanto che un giorno, da noi, si presentasse Maradona: lo aspettiamo a braccia aperte, per parlargli, per farci raccontare come scrisse la Storia». E come fare per riscriverla.
Cambiano i portieri (eh, sì, ritmicamente) e gli esterni bassi, quelli che una volta si chiamavano fluidificanti; escono i centrali, mediani o registi che siano; e pure le ali, che comunque restano sempre tali; ci sono sotto punte nuove e centravanti che mostrano i muscoli: e poi c’è Koulibaly. Deve esser questo il rito, più o meno: una maglia a lui e le altre dieci poi si vedrà. Però mai che lo sfiori un dubbio, perché se hai centotto milioni di sterline, poi non puoi mica depositarle in panchina. E non è solo per questo, ci mancherebbe: ma ormai è chiaro, si comincia sempre da lui, intoccabile seriamente, letteralmente.
UN MOSTRO. Il pilastro del secondo Napoli di Rafa Benitez, complessivamente trentanove partite nonostante una crisetta di identità, resta tale anche con Sarri, anzi diventa qualcosa in più: è l’uomo dei sogni accarezzati e poi scappati via in un albergo, a Firenze, a una settimana di distanza dal gol al ‘90 in casa della Juventus. Koulibaly è il centro di gravità permanente della difesa, resta tale con Ancelotti e non vacilla neppure con Gattuso, in una stagione, quella alle spalle, avvolta nella penombra di difficoltà che forse sono figlie della coppa d’Africa – finita troppo tardi e anche male per non avvertirne il peso – e però anche di un infortunio, il primo serio della sua stagione napoletana che ormai è giunta al settimo anno.
INTOCCABILE. E stavolta, mentre intorno a sé tutti si sono fatti almeno un giro di riposo, lui procede instancabile: sette partite su sette, seicentotrenta minuti effettivi (ai quali andrebbero aggiunti i recuperi), neanche una sostituzione e probabilmente neppure il legittimo sospetto che Gattuso ci abbia pensato. C’è stata una giostra, in questi due mesi scarsi, sulla quale si sono accomodati difensori d’ogni genere e caratteristiche (tranne Rrhamani, che sta aspettando ancora di esordire): ma Koulibaly, imperturbabile, è rimasto al suo posto, perché ai «giganti» non si può rinunciare.
ALTI, BASSI. Si riparte anche in Rijeka-Napoli da Koulibaly, mentre il turn-over la fa da padrone (anche) in difesa, dove rispetto alla sconfitta con il Sassuolo ci sono tre uomini freschi: ma non c’è ragione di spostare il K2, impossibile, e pazienza se in quest’avvio c’è scappata qualche distrazione (con l’AZ a esempio) che ha allungato qualche perplessità poi immediatamente fugata soprattutto a San Sebastian, in Europa League, con una nottata da re sfruttata per spazzare via qualsiasi dubbio.
VOLA. Duecentocinquantuno presenze con il Napoli, trecentottantaquattro in assoluto nel suo viaggio che include anche Metz e Genk, è stato un bel vedere (sinora) ma resta ancora da scrutare, da lassù: «Non bisogna fermarsi alla sconfitta di domenica con il Sassuolo, altrimenti non si va avanti. Noi dobbiamo semplicemente vincere con il Rijeka e poi domenica a Bologna: perché il Napoli deve pensare in grande».