Dove e come guardare la partita, diretta tv e live streaming
Torino Crotone sarà trasmessa questa sera a partire dalle ore 15.00. Tutti gli appassionati potranno guardare il match sui canali Sky e più nello specifico a Sky sport Serie A dal canale 202 del satellite e Sky Sport dal canale 251. Come sempre la partita si potrà anche guardare in streaming gratis, ovviamente per tutti gli abbonati al servizio. Questi dovranno utilizzare l’applicazione Sky Go che dà la possibilità di guardare tutto il calcio di Serie A attraverso i dispositivi mobili. In alternativa si potrà anche guardare Torino Crotone attraverso i canali Now TV. Quest’ultimo è il servizio Sky che da la possibilità di poter acquistare l’evento prescelto oppure di sottoscrivere un abbonamento.
Sembra esserci una sceneggiatura già pronta per celebrare il capitano entrato nel cuore della gente del Toro come pochi altri nella storia granata. Perché nel giorno del ricordo di Giorgio Ferrini, il capitano dei capitani, di cui oggi ricorre il quarantaquattresimo anniversario dalla scomparsa, Andrea Belotti aprirà ufficialmente la caccia al centesimo gol con la maglia del Toro. È un incrocio ad alta suggestione quello che il destino pone sulla strada di questo centravanti che da 6 stagioni alimenta le ambizioni del club e i sogni dei tifosi a suon di rovesciate entusiasmanti e prodezze da attaccante che nel tempo ha saputo crescere fino al punto di diventare leader e uomo capace di infondere identità a un progetto.
Gli manca l’ultimo strappo, ancora un paio di passettini: questo pomeriggio contro il Crotone proverà a colmare quella distanza di 2 gol che lo separa dal tagliare il traguardo dei cento gol in granata in tutte le competizioni. È il suo primo obiettivo stagionale.
Si è addormentato ieri sera, Andrea, con questo pensiero fisso. C’è da scommettere che, da qualche parte, anche nei suoi sogni sia entrato il desiderio di una doppietta. Sarebbe la firma ideale a un avvio di stagione travolgente, nel pieno di un autunno per lui fantastico: perché non ci sono soltanto i 6 centri in campionato, che pure lo hanno eletto tra i bomber più prolifici della Serie A portandolo a quota 98 gol con il Toro in tutte le competizioni, ma l’ultimo mese gli ha regalato la gioia di sapere che nel 2021 diventerà papà per la prima volta. C’è insomma tutto per riempire di motivazioni la domenica del Gallo che vuole spingere il suo Toro al secondo successo consecutivo dopo il blitz di Marassi. Per quel che può significare, anche le statistiche sono dalla sua: al Crotone ha segnato il 67% dei gol rifilati dal Toro ai calabresi nei 4 precedenti in Serie A (6 reti su 9), con l’exploit il 4 aprile 2018 quando piazzò una tripletta (finì 4-1). È anche la media gol più virtuosa del Gallo contro una squadra di Serie A. Marco Giampaolo, nella conferenza della vigilia, ha invitato la squadra alla massima attenzione: «Ci aspetta una partita difficilissima – ha detto -, siamo in crescita ma siamo sempre in affanno, nel senso che siamo in una zona di classifica paludosa e con l’acqua alla gola. Non possiamo permetterci distrazioni». Il Gallo è pronto a indossare anche la tuta del sommozzatore. Non vede l’ora.
l campo Cit Turin, in corso Ferrucci, facevano la fila per andare a vederlo.
«Gioca Junior, è un fenomeno», il passa parola tra gli amici. Era il 2013 quando Junior Walter Messias aveva ormai chiuso in un cassetto il sogno di diventare un calciatore. Si esibiva solo con gli amici, in un campionato amatoriale Uisp con la maglia dello Sport Warique, squadra dei ragazzi della comunità peruviana torinese. Junior -così lo chiamavano tutti – aveva un’altra vita in quella Torino che lo aveva accolto a 20 anni, nel 2011, per ricongiungersi al fratello, viaggiando da Belo Horizonte in Brasile, dove era nato e cresciuto passando per il vivaio del Cruzeiro. Viveva in un appartamento di periferia, a Barriera Milano, lavorava in un negozio di elettrodomestici Brasiliano Junior Messia
dove il suo compito era il fattorino.
L’incontro che gli cambia la vita avviene con Ezio Rossi, prima calciatore poi tecnico che in carriera ha guidato anche il Toro. Un giorno di quel 2013, Rossi vide brillarne il talento in quel torneo Uisp dove partecipa come allenatore-volontario di una squadra di rifugiati. Una folgorazione: inizia subito a corteggiarlo, ma Messias non vuole saperne. Due anni dopo lo convince e se lo porta con sé al Casale, protagonista di una cavalcata nell’Eccellenza piemontese finita con la promozione in D: Messias è il gioiello di quel Casale. La stagione successiva è al Chieri in D, poi 2 anni al Gozzano (D e C). Nel gennaio 2019 passa quel treno atteso da una vita: lo prende il Crotone con il quale 6 mesi dopo esordisce in B. In Serie A debutta il 20 settembre a 29 anni, il 25 ottobre segna il primo gol in A al Cagliari. Oggi per lui sarà un giorno speciale: a Torino torna per la prima volta da calciatore professionista.
Marco Giampaolo, dai microfoni di Torino Channel, batte forte sulla testa del Toro. Azzera la vittoria di Marassi e invita i giocatori a trovare continuità di gioco e di risultati per risalire. E sotto questo punto di vista è perentorio.
« Dalla partita contro il Crotone ci aspettiamo tutti di proseguire nella positìvità. La squadra è in crescita ma non sempre la qualità della prestazione ci ha portato risultati, quindi siamo ancora in una zona di classifica paludosa e con l’acqua alla gola. Per questo non possiamo sbagliare». Più chiaro di così non si può. «E’ vero che in classifica ci manca qualche punto ma se non lo abbiamo la colpa è nostra». Non cerca alibi. Soprattutto non li vuole dare ai suoi giocatori. E per questo durante la settimana, nonostante il successo di Marassi, ha continuato a lavorare ancora molto sotto l’aspetto psicologico. «Ho presentato ai miei il match con il Crotone e ho detto loro che non devono illudersi. Conosco poco la squadra di Stroppa e per questo sono andato a guardarmi alcune partite di quest’anno e della passata stagione. Ho visto una squadra organizzata che sa cosa fare in campo. Mi ha impressionato, la sua classifica è bugiarda. E poi tenete presente un’altra cosa: l’abbiamo preparata solo in tre giorni mentre loro hanno avuto una settimana. Noi dovremo essere al meglio dal punto di vista fisico ma anche mentale».
Vuole un Toro vero, tosto, spregiudicato, affamato. E chiama in causa un grande del passato: Giorgio Ferrini, il capitano per antonomasia, simbolo del tremendismo, il cui anniversario della sua scomparsa cade proprio oggi (è mancato 1’8 novembre del 1976). «Approfitto anche per dire che ricorre l’anniversario della morte di Ferrini, un emblema del Toro per attaccamento alla maglia. L’allenatore una volta diceva al calciatore: questa è la maglia, riportala sudata e onorala». E continua sul momento, smorzagli entusiasmi, cerca di allontanare sicurezze che non ci sono. «Non c’è da andare orgoglioso di niente per ora. Le situazioni sono sempre in divenire. Vinci una partita ed è tutto a posto, perdi e c’è scoramento. Io la vedo così. Bisogna avere la capacità di fotocopiare un certo tipo di prestazione nel tempo. Ci sono 38 match e bisogna avvicinarsi a farle tutte al meglio, o quasi. Non vorrei che contro il Crotone spuntassero le polveri che ogni tanto tornano. Bisogna migliorare in tante cose: dettagli e, come le chiamo io, finezze. Per fortuna i ragazzi mi seguono sin dal primo giorno e questo mi lascia ben sperare. Sinceramente non so dove potrà arrivare questa squadra ma so che se troveremo la giusta mentalità ci potremmo togliere delle grandi soddisfazioni e andare oltre rispetto alle possibilità della squadra».
Tiene tutti sulle corde, Giampaolo. Nessuno escluso. E lo fa parlando di formazione. «Guardate che non esiste più la squadra tipo, oggi con cinque cambi a disposizione i titolari sono sedici. Una volta sì che esistevano i titolari, si andava dall’uno all’undici e tutti noi ricordano perfettamente la formazione tipo della squadra del cuore. Oggi non c’è. Io amo cambiare, inserire giocatori freschi, meglio quelli d’attacco perché punto a stare sempre nella zona alta del campo e mai difendenni. E quando decido citi far giocare o citi far entrare non guardo la calla d’identità. Se un ragazzo di 20 anni ha i requisiti giusti lo inserisco senza problemi».inumero uno, anche se sulla maglia ha il 39, lo tiene per la fine. «Vorrei fare una puntualizzazione: su Sirigu sono stato frainteso, quando ho detto che avevamo subito con la Lazio quattro tiri e quattro gol. Non volevo sottolineare che fossero responsabilità di Salvatore, ma volevo sottolineare il fatto che non fossimo stati fortunati. Salvatore è un grande portiere, un professionista di alto livello, un giocatore della Nazionale. Può anche attraversare un periodo nel quale non rispetta i suoi standard ma i suoi valori restano. E poi lui ha lo spessore e il carattere pervenire fuori da momenti difficili Altrimenti non arrivi a giocare ad alto livello, ma ti buttano fuori prima. Terrore lo possono commettere tutti, magari più di uno, ma il fatto è come tu reagisci. Se non ti alleni bene e non fai le cose con attaccamento c’è un problema. Ma non è il suo caso. E a Marassi l’ho visto meglio, sì. Anche questo dimostra che è un portiere dalle spalle larghe».