Il 2 novembre Roma s’è svejata orfana de l’ultimo suo Re. Gigi Proietti. In cielo fanno festa, ma quaggiù è veramente un pianto, senza de lui. Molti continueranno a raccontare barzellette, pescando nel grande repertorio delle parolacce e dei doppi sensi a buon mercato. Ma far ridere è un’altra cosa.
Ci vuole talento per donare buon umore e alleggerire il cuore. Gigi ha mostrato la via, speriamo che qualcuno la segua. Lui se ne è andato in punta di piedi, con leggerezza e ironia come ha fatto in tutta la sua vita, vissuta in modo discreto, senza clamori. Il destino lo ha chiamato al cospetto di Dio nel giorno del silo compleanno.
Un perfetto coupé de theatre, che prima di lui aveva visto protagonisti lo scrittore e drammaturgo William Shakespeare, fattrice Ingrid Bergman o il pioniere inglese dell’informatica Jim Newell, morto nello stesso giorno e ora della sua nascita. Il grande attore, presentatore, cantante, ballerino, intrattenitore, regista, insegnante e doppiato!# e mille altre cose ha realizzato il sogno più bello: essere artista a tutto tondo, bravo in ogni performance, eppure restare sempre umile. Eh già, perché – a differenza di quello che molti credono – i grandi sono sempre umili.
La superbia e l’arrroganza sono caratteristiche dei guitti. Ma cos’è il Talento? Negli oltre 60 anni di attività Gigi Proietti ne ha spiegato il significato con la sua vita, i personaggi, gli spettacoli e tutte le volte in cui il pubblico lo ha scelto, premiandolo con un applauso che ora arriva sino in Cielo. Applausi d’amore, che hanno decretato un successo difficilmente eguagliabile. Anche perché sono davvero pochi i personaggi dello spettacolo che possono vantare la stessa versatile cultura di Gigi Proietti: autore, scrittore, grande lettore, protagonista di una prestigiosa carriera, arrivata dopo una gavetta e tanto studio, lavoro e impegno.
Proietti è passato con disinvoltura dal Teatro di Eduardo De Filippo a quello di Shakespeare, poi come un novello Totò in versione romanesca ha interpretato il perfetto presentatore televisivo, sempre un passo indietro, il sommesso partner della Carrà per un divertente siparietto con i suoi tanti memorabili personaggi: Pietro Ammicca, ovvero poche parole e molti gesti per concludere affari tanto impatteggiamento umile, accogliente e rispettoso dei deboli. Poi, si è cimentato con le interpretazioni del grande jazz scoprendosi ottimo crooner, ha ballato tiptap con la stessa disinvoltura dei ballerini di Broadway, ha intonato melodie napoletane, ha duettato con i più grandi artisti italiani e internazionali. E ha recitato poesie e canzoni con la leggerezza di una barzelletta, senza mai ridicolizzare la cultura, ma anzi trasformando ogni momento in pietre miliari del buon umore e del vero intrattenimento di qualità.
Un immenso patrimonio artistico che Proietti ha anche condiviso con i suoi numerosi studenti nella scuola teatrale da lui diretta. Chissà se fra tanti ragazzi e ragazze che lo hanno seguito con passione in futuro nascerà un credibile erede. Finora la triste realtà è una soltanto: dopo Gigi Proietti, nessun altro come lui.