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L’ultima volta, era stato un derby. Ventuno settembre 2019, vittoria schiacciante per l’Inter, molto più dello 0-2 finale firmato da Brozovic e Lukaku. Antonio Conte e Marco Giampaolo si ritrovano (virtualmente, causa Covid) l’uno contro l’altro ma, mentre il primo ha avuto una stagione intera per plasmare la sua creatura, Giampaolo è ripartito da zero al Torino e deve ancora vedere sbocciare la sua squadra.

Una sfida, quella di oggi a San Siro, che da parte nerazzurra subirà giocoforza il condizionamento dato dall’imminenza del match con il Real in Champions, crocevia decisivo nella rincorsa agli ottavi. «Come arriviamo a questo tour de force? Con tre positivi (Brozovic, Kolarov e Padelli, ndr) per il resto, a parte Pinamonti, gli altri sono tutti a disposizione». L’annuncio di Conte che quindi ha dato per recuperato alla causa Stefano Sensi dopo il programma di lavoro studiato ad hoc con lo staff medico anche se l’azzurro pure ieri non è stato convocato. «La situazione è difficile ma non solo per l’Inter. Lo sarà fino a Natale e anche dopo, lo sappiamo benissimo.

Dovremo cercare di affrontarla nel miglior modo possibile sperando che la buona sorte ci sorrida un po’ tra infortuni e positività. Però rende orgogliosi l’essere considerati più competitivi anche nei confronti di squadre che vengono da un dominio assoluto in Italia. Questo ha del miracoloso». Ha sottolineato l’allenatore nella speranza di poter raccogliere subito i risultati di un biennio di lavoro: «Mi auguro che l’equilibrio in campionato rimanga fino alla fine. Più equilibrio ci sarà per scudetto e zona Champions, più dovranno emergere situazioni come il lavoro, l’organizzazione e la mentalità.

Negli anni passati l’equilibrio non c’è mai stato». Problema è che finora l’Inter ha raccolto pochino, solo tre vittorie in dieci partite ufficiali, Europa compresa. «Ma i numeri – l’obiezione dell’allenatore – dimostrano che abbiamo raccolto meno di quanto l’Inter meritava. Concediamo pochissimi tiri in porta ma c’è un’alta percentuale realizzativa quando ci tirano contro. Concediamo molto meno dell’anno scorso e degli anni prima, ma in questo momento quando ci hanno tirato in porta hanno fatto gol, per questo i risultati non sono soddisfacenti. Solo invertendo la tendenza cambieranno anche i giudizi e gli umori intorno a noi».

Altro fattore a cui, secondo Conte, non viene data la giusta importanza, è legato al fatto che l’Inter sia stata l’ultima squadra a finire la stagione: «Non abbiamo avuto tempo per riposare e prepararci, questo credo sia un fattore da non trascurare soprattutto nelle mie squadre dove l’organizzazione prevale sull’improvvisazione». Nonostante i presupposti sembravano altri, quella col Torino, almeno inizialmente, non sarà la partita di Christian Eriksen a soccorso del quale è intervenuto pure Romelu Lukaku: «Non so se il suo sia un problema di lingua – l’analisi di Conte – però io quando faccio una scelta, la faccio sempre per il bene dell’Inter. Penso che Christian abbia avuto tantissime occasioni, ha giocato più di tanti altri. Quando lo riterrò opportuno lo sceglierò nell’undici iniziale o a gara in corso.

Lui regista basso? Assolutamente no: è un ruolo che lo penalizzerebbe troppo. Christian ha un calcio di destro e sinistro importante. Se la migliore dote gliela togli, e lo metti davanti alla difesa, lo snaturi totalmente. Questo è un giudizio tecnico, poi è inevitabile che altri possono dare altri giudizi ma credo che quello dell’allenatore sia più importante di altri». Appunto.

Il Toro è falcidiato dal Covid: quattro casi in due giorni. E tutti rientrati dalla rispettive Nazionali. Oltre a Giampaolo, ovviamente, in isolamento domiciliare da diversi giorni. La situazione in casa granata non è facile, anche se nei momenti di difficoltà Belotti e compagni hanno spesso tirato fuori il meglio. Resta il fatto che nella lista dei convocati mancano Ujkani, Vojvoda, Gojak e Lukic.

Due titolari (Vojvoda e Lukic) e un possibile titolare (Gojak). Il problema è che all’improvviso sono indisponibili due elementi che possono occupare il delicato ruolo di trequartista: l’assenza del serbo non è di poco conto. Ultimamente, nel nuovo ruolo che gli ha confezionato Giampaolo mettendolo dietro alle due punte, stava facendo molto bene sino a diventare uno dei migliori. Le sue accelerazioni, le inventive, i cambi di gioco avevano permesso ai granata di trovare un’identità importante e Lukic era diventato un vero punto di riferimento. «E’ fortissimo, ha grandi capacità, ha tutto: tecnica, gamba, corsa», aveva detto Giampaolo in una delle sue ultime dichiarazioni. Oltretutto non c’è neppure il bosniaco Gojak, che con le sue caratteristiche avrebbe potuto sostituirlo.

E adesso sono guai seri, la squadra è da reinventare. Se Giampaolo insisterà (come sembra) con il suo sistema di gioco (4-3-1-2), serve individuare subito un nuovo trequartista, anche se in una situazione d’emergenza come questa basterebbe tornare al 3-5-2 per assumere più consistenza. Ma il tecnico non lo farà: e allora è probabile che Verdi venga dirottato sulla trequarti, visto che è l’unico che ha le qualità tecniche per poterlo fare, anche se nell’ultimo periodo, come seconda punta, ha lasciato molto a desiderare. Magari in questa nuova posizione, in un momento particolare in cui c’è bisogno che tutti diano qualcosa di più, l’ex napoletano può sbloccarsi. Detto questo (Verdi trequartista), è facile che Bonazzoli la spunti su Zaza come spalla di Belotti.

Zaza – come ha sottolineato lo stesso Conti in conferenza online, è soltanto da un paio di giorni che sta dando grandi segnali di risveglio, mentre l’ex sampdoriano è da settimane che si sta allenando a pieno regime. A centrocampo, con Rincon regista, saranno confermati Meité e Linetty. Questi sono i tre che Giampaolo ha fatto giocare di più dall’inizio della stagione e, al momento, sono quelli che offrono le maggiori garanzie. Il francese, di origini ivoriane, deve comunque dare di più. Se non dovesse farlo, è pronto Ansaldi.

La difesa a questo punto è fatta. Singo a destra, Bremer e Lyanco o Nkoulou in mezzo e Rodriguez a sinistra. Da segnalare che è stato convocato Izzo, che era fuori da un po’ di tempo per problemi fisici. L’ex genoano difficilmente verrà schierato, ma il fatto che sia tornato in gruppo è una notizia. Il giocatore, come abbiamo detto più volte, nel mercato di gennaio sarà ceduto perché le sue caratteristiche tecniche non si sposano con il credo calcistico di Giampaolo. Izzo, per la cronaca, è adatto, praticamente perfetto, per una difesa a tre. L’unico punto interrogativo riguarda il centrale che affiancherà Bremer. Lyanco è cresciuto partita dopo partita, ma arriva dal Sudamerica, mentre Nkoulou si è allenato regolarmente al Filadelfia. Se il brasiliano non mostrerà segni di stanchezza, è molto probabile che venga riconfermato. Da seguire, poi, con grande attenzione la prestazione di Singo, 19 anni, il giocatore che Giampaolo avrebbe ugualmente schierato anche se Vojvoda fosse stato disponibile. Il ragazzo ha forza e potenza. Spinge molto, ma è anche attento in fase difensiva. Il terzino, tra l’altro, in settimana dovrebbe prolungare il suo contratto sino al 2025: segno evidente che il Toro punta molto su di lui. Per il presente e per il futuro.

Da una parte la valutazione sulla stanchezza accumulata nelle partite disputate – non poche – con le rispettive nazionali; dall’altra la necessità di non rischiare determinati giocatori in vista dello spareggio Champions di mercoledì con il Real Madrid. In mezzo, però, c’è una partita, quella col Torino, da vincere perché se è vero che la classifica non dica ancora nulla di definitivo e irrimediabile, va però sottolineato come le 3 vittorie in 7 partite siano pochine per una squadra come quella nerazzurra, già a meno cinque dal Milan capolista, con ben sette squadre che precedono l’Inter in graduatoria.

Questo mix di considerazioni porterà Antonio Conte a scegliere la formazione che oggi alle 15 a San Siro affronterà l’undici granata. Dalle ultime prove svolte ad Appiano, pare che alcuni big possano riposare in vista della Champions. In avanti, per esempio, potrebbe essere tenuto fuori il caldissimo Lautaro Martinez – in gol con Real e Atalanta prima della sosta e in rete pure con la sua Argentina – in favore di Alexis Sanchez. Non una certezza, ma una possibilità: il cileno dopo i problemi muscolari accusati nel precedente blocco di partite e la polemiche fra il ct della sua nazionale e lo staff medico nerazzurro, nell’ultimo match col Cile contro il Venezuela ha giocato 90 minuti dimostrando di aver recuperato una buona condizione.

Considerando che Lukaku è intoccabile – il belga per altro ha già saltato due partite e mezzo prima della sosta – e che Lautaro difficilmente salterà le partite con Real Madrid e Sassuolo, è dunque col Torino che Sanchez potrebbe ritagliarsi uno spazio dal primo minuto. Rotazioni anche in difesa dove solamente Bastoni, fra i “titolarissimi” sarà in campo: Skriniar e De Vrij, infatti, dovrebbe lasciare il posto a D’Ambrosio sul centrodestra e Ranocchia centrale. A centrocampo, invece, nonostante le assenze di Brozovic (positivo al Covid il 13 novembre, domani potrà effettuare il primo tampone dopo dieci giorni di quarantena per vedere se si sarà negativizzato), Vecino e Sensi (tornerà in gruppo da domani), Conte dovrebbe puntare sulle certezze, quindi Barella (a dividersi fra il ruolo di mezzala e quello di trequartista), Gagliardini e Vidal (reduce da 3 gol in due gare con il Cile). Per Eriksen e Nainggolan ancora panchina. Sulle fasce Hakimi e Young, rimasto ad Appiano durante la sosta a differenza di Perisic.

Parla Francesco Conti, il vice di Giampaolo. Che, asintomatico, non ha potuto partecipare alla conferenza della vigilia. «Ma il mister sta bene – spiega il suo secondo -, lo sentiamo quotidianamente. Abbiamo lavorato sempre sulle sue linee guida, giornalmente è stato aggiornato e ha potuto seguire anche gli allenamenti grazie a dei video che sono stati preparati per lui e che ha puntualmente visualizzato. La settimana, a parte gli imprevisti, è scorsa via bene. Anche lo staff è compatto e coeso, cosciente della responsabilità. Ed è questa la nostra forza. Non esiste un vice, ma uno staff che si muove in simbiosi, ha le stesse idee. Il nostro è un gruppo composto da professionisti di alto livello e in questo momento diventa importante avere queste risposte. Credo che da questo punto di vista il lavoro del vice vada condiviso con il lavoro di tutti.

Naturalmente con Giampaolo come punto di riferimento». Che oggi seguirà la squadra per televisione, da casa, mantenendosi in contatto con i suoi collaboratori in modo da dare le indicazioni giuste al momento giusto. Un po’ come ha fatto Mancini con Evani nelle due partite della Nazionale. Ci sarà un rappresentante del Torino (staff tecnico o dirigente) che sarà collegato con Giampaolo.

Conti non cerca scuse, allontana gli alibi. I casi di Coronavirus? «Questo tipo di difficoltà ci sono per tutti, è una situazione che va accettata. Non ci piangiamo addosso, abbiamo delle risorse di primo piano per superare questo ostacolo». Il tecnico, poi, sposta le attenzioni sul match: «A San Siro serve una prestazione da Toro, giochiamo contro un avversario di altissimo livello. La squadra deve dare delle risposte come un blocco unico. Belotti? Rappresenta l’anima del Toro. Non credo che un duello, quello con Lukaku, possa determinare l’esito di una partita: ci sono due formazioni che vogliono ottenere il massimo e noi sappiamo cosa fare e dove vogliamo arrivare».
C’è tempo per parlare di altri singoli. «Zaza arriva da una lunga inattività e da qualche giorno ci sta dando dei segnali che riteniamo importanti. Quindi diventa una delle possibilità. Di volta in volta, a seconda delle caratteristiche dell’avversario, sfrutteremo le qualità dell’attaccante da affiancare al Gallo, che resta il nostro punto di riferimento. E ci tornerà utile anche Ansaldi. Lui è uno che può ricoprire diversi ruoli, lo abbiamo inserito a centrocampo, ma può anche fare l’esterno come in passato. E’ forte, le sue abilità lo portano a essere utilissimo in qualunque frangente, in lui abbiamo grande fiducia e il ragazzo lo sa bene».

C’è una lista lunghissima di cose che accomunano Romelu Lukaku e Andrea Belotti. La più semplice: il ruolo. La più ovvia: il numero di maglia. La più strana: Lukaku sta all’Inter come Belotti sta al Torino. Tradotto: Conte e Giampaolo non possono fare a meno dei rispettivi centravanti, leader tecnici e goleador dall’impatto emotivo enorme, non solo sulla squadra ma su tutto ciò che circonda il mondo Inter e il mondo Toro. Una sfida nella sfida oggi a San Siro, la prima da quando Belgio e Italia hanno strappato ufficialmente il pass per le Final Four di Nations League che si giocheranno nell’ottobre 2021 in Italia, proprio a Milano e Torino. Le città che hanno adottato Lukaku e Belotti, pronti tra un anno a fare da ambasciatori delle nazionali e a sfidarsi per la vittoria finale. I numeri fotografano i perché della Lukaku/ Belotti dipendenza, ma raccontano anche una verità sorprendente. Che Lukaku sia l’uomo simbolo dell’Inter contiana è risaputo sin dal giorno del suo sbarco ad Appiano. Ma che Belotti potesse avere per il suo Torino un’incidenza maggiore di quella di Big Rom a Milano in questo inizio di campionato non era scontato. E invece: tra gol e assist, il Gallo ha partecipato al 58,3% delle reti del Toro, contro il 31,25% di Lukaku, calciando di più e con più precisione verso la porta. Insomma, c’è modo e modo di essere centravanti e Romelu e Andrea lo fanno nel modo migliore, trascinando i compagni con i gol e con il sacrificio. Entrambi poi sono stati capaci di imporsi nonostante il crollo della figura del vecchio centravanti degli ultimi anni. Lukaku e Belotti sono la rivincita dei veri 9 contro l’ascesa del falso 9. Due facce della stessa medaglia: giganti buoni fuori dal campo e “animali” da competizione nei novanta minuti in campo. Romelu rivoluzionario L’ultima uscita del Telegraph su Lukaku dà l’esatta misura di cosa è oggi Romelu nel mondo del calcio. Un giocatore talmente dominante e decisivo da far crollare anche le certezze della filosofia calcistica di Pep Guardiola, l’uomo della rivoluzione offensiva e profeta delfalso 9. Secondo la ricostruzione del quotidiano inglese, in estate il Manchester City aveva stanziato 70 milioni di sterline per acquistare il centravanti belga, valutato dall’Inter 93,75 milioni di sterline.In realtà non si è mai arrivati a discutere di cifre o all’anticamera di una vera trattativa. Ma LukakuaGuardiola piace tanto e il City aveva recapitato il messaggio ai nerazzurri. Recepito, ma nulla più. Anche perché dalle parti di Appiano nessuno ha mai pensato di poter sacrificare  Romelu, per di più dopo una stagione da copertina. Record storico col Belgio e primato di reti realizzate nella singola stagione in carriera: per strappare Lukaku all’Inter ci sarebbe voluta una follia che neanche il ricchissimo sceicco Mansour poteva permettersi in tempi di pandemia e crisi economica.