Una prima idea del suo Parma comincia a intravvedersi nella testa di Fabio Liverani. Oggi all’Olimpico cerca conferme alle impressioni. Non proprio l’esame più facile, ma questo propone il calendario e questo si deve affrontare.
«Il gruppo sta iniziando a conoscersi meglio e questo è evidente. Il nostro obiettivo più grande è mantenere tutto questo fino alla sosta, ci aspettano in campionato sette partite più quella di Coppa Italia».
In questo momento, più che ragionare sull’aspetto tattico, il tecnico pensa all’aspetto psicologico: si tratta di convincere tutto il gruppo ad accettare i suoi metodi. «Nell’ultima settimana ho visto allenamenti belli, intensi. Contro la Roma mi aspetto una crescita sotto il profilo del carattere: dobbiamo credere nella nostra forza, a prescindere dai moduli e da chi andrà in campo».
Le nazionali gli hanno restituito giocatori forse un po’ stanchi, ma soddisfatti: «Gervinho ha fatto gol, Kurtic si è qualificato, Kucka pure, Osorio è stato titolare: credo che siano felici e questo non è un aspetto trascurabile».
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Il mese della verità. Da affrontare una partita alla volta. Anche perché vincendo oggi, e con un paio di risultati faSvorevoli (il ko del Milan a Napoli e il mancato successo del Sassuolo a Verona) la Roma potrebbe ritrovarsi in testa alla classifica. Evento che se si esclude le primissime giornate – con la graduatoria inevitabilmente cortissima che vede dopo 1 o 2 gare 6-7 squadre al vertice – non accade dal 2015, quando alla nona giornata i giallorossi, allenati da Garcia, erano primi con 20 punti, tallonati dal Napoli a 18.
Fonseca però vola basso. Si accontenterebbe di firmare per il quarto posto anche perché questo, come prevede il contratto, sarebbe propedeutico al rinnovo per un altro anno. Il terzo: non proprio un proforma per chi allena sulla panchina giallorossa.
Oggi, con il Parma, però il tecnico giallorosso è in emergenza (costretto a chiamare quattro ragazzi della Primavera: Feratovic, Milanese, Providence e Podgoreanu), avendo mezza squadra indisponibile: Kumbulla, Smalling, Dzeko, Fazio, Santon senza contare i lungodegenti Zaniolo e Pastore. La sosta, però, gli ha permesso di lavorare con il gruppo, fattore non secondario nella crescita che ha in mente: «Il tempo nel calcio è importante, abbiamo potuto lavorare per costruire un’identità.
Oggi la squadra conosce meglio le mie idee, gioca insieme in modo diverso e poi i risultati portano fiducia e rafforzano tutto. Io cerco sempre di migliorare, mi sono adattato al calcio italiano e al Paese, ho più consapevolezza e questo è importante. Sono una persona che ama l’identità e per me la Roma oggi gioca in modo vicino a quello che voglio io». Sulle scelte di formazione è meno criptico delle ultime volte: «Pellegrini non è al meglio, sarà convocato. A centrocampo giocherà Villar mentre in attacco toccherà a Borja Mayoral». Non risponde invece sul modulo: «La difesa a tre o quattro? Su questo vediamo…».
Il dubbio della vigilia è legato se schierare Cristante o Jesus. Un centrocampista per rafforzare il palleggio da dietro o il brasiliano, forse il più veloce della rosa per fronteggiare le scorribande dell’ex Gervinho? L’impressione è che l’ex Atalanta sia favorito. L’attenzione al presente, non implica qualche osservazione sul futuro. Che vedrà con il nuovo anno l’arrivo del direttore generale Tiago Pinto, nuovo General manager della Roma: «Con la sua scelta non c’entro niente, è stata una decisione del presidente», ha glissato Fonseca. Che in cuor suo è comunque soddisfatto: finalmente è arrivato il dirigente tanto richiesto.
PARMA. Un solo successo e ben trentadue sconfitte all’Olimpico. Per sfatare la “bestia nera” Roma servirà una grande impresa. Liverani dovrà fare a meno di Hernani che nell’allenamento di venerdì ha riportato un’infrazione costale. Due i dubbi: in primis il modulo, il 3-5-2 sembra favorito sul 4-3-1-2; a centrocampo in tre si contendono una maglia, si tratta di Scozzarella, Brugman e Cyprien.
«La Roma è l’unica squadra imbattuta – sottolinea Liverani – e questo dice molto sulla loro identità. E’ un impegno ostico per noi ma è anche una gara in cui vogliamo capire a che punto siamo della crescita, sia di personalità sia di calcio».
In quattro mesi e mezzo fanno in tempo a nascere e morire piccoli governi e grandi amori. Più modestamente, dall’8 luglio ad oggi la Roma ha scoperto il fascino dell’imbattibilità in campionato, se si eccettua la sconfitta a tavolino rimediata contro il Verona. Quindici partite senza neppure una sconfitta, grazie aduna serie cominciata proprio contro il Parma. Partita non agevole, quella estiva, cominciata con il vantaggio gialloblù realizzato da Kucka su rigore, prima del pareggio e sorpasso giallorosso. A dare il «la» alla rimonta toccò proprio a lui, Henrik Mkhitaryan, che segnò la rete dell’1-1. Ecco, da quel giorno è trascorsa una stagione meteorologica, ma la Roma ha lo stesso disperato bisogno dell’attaccante armeno, visto che l’emergenza graffia il cuore della squadra di Paulo Fonseca. Il Covid ha messo fuori causa capitan Dzeko, Santon, Fazio e Kumbulla, Pellegrini – appena negativizzato – andrà solo in panchina, mentre Smalling, alle prese con una fastidiosa intossicazione alimentare, non è stato neppure convocato. Falso centravanti Con queste premesse, Mkhitaryan serve come nei giorni belli. Anzi, forse anche di più, perché non è escluso che l’allenatore portoghese gli chieda il doppio lavoro. Motivo? I tempi di adattamento di Mayoral al nostro campionato. Nell’ultimo match prima della sosta infatti, col Genoa, il centravanti spagnolo che sostituiva Dzeko non era riuscito a ingranare, Così Fonseca, nella ripresa, ha inserito un centrocampista inpiù, spostando l’attaccante armeno al centro dell’attacco in posizione di falso centravanti. E se nel primo tempo Mikhitaryan aveva segnato un gol, nel secondo se ne sono aggiunti altre due, per una tripletta che è parsa avere il sapore della santificazione. «Lui gioca molto bene come attaccante centrale, ma in quella posizione in partenza toccherà a Mayoral», ha specificato ieri Fonseca, che naturalmente non può bruciare lo spagnolo proprio quando manca Dzeko. Se poi i problemi di adattamento continuassero, niente paura: c’è Mkhitaryan che sa fare tutto, anche perché conosce il gioco giallorosso meglio dell’ex Real Madrid. Pinto benedetto «Il tempo è una cosa molto importante nel calcio- filosofeggia Fonseca –, adesso abbiamo lavorato tutti insieme per costruire un’identità. I risultati portano fiducia a tutti noi e principalmente rinforza il nostro modo di giocare e l’atteggiamento dei calciatori». Ovvio, però, che col Parma non sarà una passeggiata. «È una squadra forte, che mi piace. Molto compatta in difesa e molto forte in contropiede. Sarà importante per non lasciare uscire il Parma in contropiede, specialmente con Gervinho». Un ex che forse a Roma non è stato abbastanza rimpianto. I titoli di coda, però, Fonseca li lascia al futuro in arrivo, cioè a quel Tiago Pinto, che avrà il compito di scovare nuovi (e vecchi) Mkhitaryan da sfruttare al meglio.«È statau na scelta del presidente. Tiago Pinto è un dirigente che ha fatto un gran lavoro in un grande club in Portogallo, ha dimostrato tanta competenza». È quella che gli sarà chiesta anche Roma.