Streaming Web Juventus – Torino dove vedere diretta live tv Gratis Sky o Dzan? (Serie A -ore 21.00)

Non cambiare nulla per cambiare, in realtà, tutto. Marco Giampaolo, che torna in panchina a quasi un mese di distanza dallo scialbo pareggio casalingo col Crotone e dopo la positività al Covid che l’ha costretto a lunghe giornate di smart working, si affida ad un ossimoro per calarsi nel primo derby della Mole della sua avventura al Torino.

Per la sfida che auspica possa coincidere con il punto di svolta della stagione, infatti, il tecnico granata potrebbe per la prima volta stagionale confermare l’intero undici rispetto all’uscita precedente. Come in occasione del posticipo di lunedì contro la Sampdoria, infatti, l’allenatore abruzzese insisterà ancora sulla virata verso il 3-5-2.

E sui medesimi interpreti di quel 2-2 da montagne russe, al saldo di un solo dubbio ad accompagnare le ultime ore della vigilia. Nella difesa a tre, per l’esigente confronto con il milionario attacco della Juventus, la qualità e l’esperienza di Nkoulou e di Izzo insidiano i titolari di cinque giorni fa, e in particolar modo la casella di Rodriguez.

Per il resto non sono attesi colpi pirotecnici da parte di Giampaolo: non tanto perché la gara con i blucerchiati abbia spazzato via tutti i problemi che hanno contraddistinto l’avvio di stagione in casa granata, quanto perché le alternative si contano sulle dita di una mano. E la penuria di soluzioni dalla panchina potrebbe incidere anche questo pomeriggio, all’Allianz Stadium, a gara in corso.

La giornata di ieri al Filadelfia ha infatti confermato i contrattempi fisici di Murru (interessamento distrattivo ai flessori della coscia destra) e di Verdi (problema agli adduttori della gamba destra): noie muscolari che si sommano a quelle che hanno interessato nell’ultima settimana Millico. L’esito dei tamponi ha restituito a Giampaolo i vari Lukic, Gojak e Vojvoda, certo, ma dopo il lungo stop forzato nessuno dei balcanici (soltanto il serbo ieri ha lavorato in gruppo al Filadelfia) potrà ambire a un ruolo da protagonista.

Largo allora al tandem d’attacco composto da Zaza e capitan Belotti, con il Gallo alla ricerca della 100ª marcatura in granata. E alla cerniera in mediana Meité-Rincon-Linetty, finora titolare in blocco in 8 occasioni su 9 in campionato, con Ansaldi e Singo sugli esterni. Un mix di esperienza e di gioventù grazie al quale provare a cambiar tutto senza, in realtà, cambiare niente.

Come vedere Juventus – Torino in diretta tv e streaming

Juventus Torino si disputerà questa sera, Sabato 5 dicembre 2020, alle ore 18.00  La partita sarà visibile sui canali Sky e nello specifico sui canali Sky Sport, sia sul satellite che sul digitale terrestre ed ancora Sky sport Arena al numero 204 del satellite. Ovviamente chi vorrà potrà seguire anche il match in diretta streaming. Gli abbonati potranno affidarsi a Sky Go per poter vedere il match, scaricando l’app su dispositivi mobili quali computer e notebook o ancora tablet e smartphone. Ci sarebbe ancora un’altra possibilità, ovvero guardare il match su Now Tv, il servizio di streaming live e on demand di Sky che da la possibilità di poter assistere ai più importanti incontri di calcio, ovviamente dopo aver acquistato uno dei pacchetti offerti.

Andrea Pirlo di derby se ne intende. Li ha vissuti da giocatore: prima a Milano con le maglie di Inter (da panchinaro) e Milan, quindi a Torino con la Juventus. I più significativi sono stati quelli nella sua ultima annata fa giocatore, targata 2014-15 e stagione di debutto in panchina per Massimiliano Allegri, quando sono arrivati anche i gol. Il primo quello della vittoria per 2-1 a tre secondi dalla fine il 30 novembre 2014, con la Juventus in 10 per l’espulsione di Stephan Lichtsteiner. Il secondo nel match di ritorno, il 26 aprile successivo, rete del vantaggio in una sfida ribaltata dal Torino sull’asse Darmian-Quagliarella per un successo che mancava da vent’anni.

Inevitabile tornare a quei giorni, che mettono ancora brividi nel pur algido allenatore juventino: «Fu una grandissima emozione, eravamo in dieci ed eravamo a pochissimo dalla fine. Vincerla in un quel modo, con un mio tiro da fuori, fu qualcosa di incredibile. Questa è una partita speciale, importante per le due tifoserie. Ho avuto la fortuna di disputarne parecchie, di vincere e di segnare. È un ricordo indelebile, oltre a essere una sfida sempre bella da giocare: dentro ci sono tante emozioni, speriamo di fare una bella gara». Pirlo rispetta il Torino, non vuole farsi ingannare dalla complicata situazione di classifica altrui: «È una buona squadra, bene allenata da un ottimo tecnico come Giampaolo. Ha cambiato ultimamente il modo di giocare, esprime un calcio propositivo, con giocatori bravi in tutte le zone del campo. Sarà un match difficile: non solo perché è un derby, ma perché il Torino è un’ottima squadra».

In campionato, come ricordato dallo stesso Pirlo, la Juventus non è stata finora convincente come in Champions League. Un andamento a doppia velocità: rapido in Europa, più affannoso in Italia dove, in nove giornate, sono giunte quattro vittorie (compreso il 3-0 a tavolino sul Napoli) e cinque pareggi. L’allenatore bianconero ha fiducia in un cambio di passo: «Stiamo bene, abbiamo avuto poco tempo per recuperare dopo la Champions ma ci prepariamo mentalmente per disputare una gara seria e importante. Con la Dynamo sono arrivate le risposte che cercavo: era importante per la nostra crescita e, soprattutto, per il morale dei ragazzi. Avevamo bisogno di fare una gara importante, dove abbiamo subito pochissimo e non abbiamo preso gol, che è sempre importante. Lavoriamo con un po’ più di serenità. Ci aspetta una settimana bella e lunga. Il primo obiettivo è il derby, poi ci sarà tempo per il Barcellona».

Un derby che la Juventus affronterà con la coppia Paulo Dybala-Cristiano Ronaldo in attacco, vista l’assenza per squalifica di Alvaro Morata: «Cercheremo di riempire l’area con giocatori diversi, con delle rotazioni. Magari con Alvaro eravamo più presenti, con quelli che giocheranno cercheremo di arrivarci da fuori,. Però dobbiamo riempire l’area di rigore perché i gol arrivano da lì». Singoli che hanno dato risposte importanti con la Dynamo, attese anche oggi contro i granata: «Alex Sandro ha disputato una grande partita, decisamente migliore rispetto a quella contro il Ferencvaros: ha solo bisogno di tempo per ritrovare la forma, dopo essere stato fermo due mesi e mezzo. A Chiesa chiedo tante cose e le sta facendo bene. Non è facile esser catapultato dalla Fiorentina alla Juventus, con tutte le polemiche che ci sono state. È arrivato con tanto peso addosso ed è servito tempo per adattarsi. Sta crescendo, ha bisogno di trovare i gol per sbloccarsi mentalmente. Io gli chiedo di andare in area, perché un esterno: deve fare come ha fatto mercoledì». Un mercoledì che ha visto debuttare Radu Dragusin, 18 anni, altro elemento con le carte in regola per aiutare la Juventus nel passaggio generazionale: «Il club ha allestito la seconda squadra per attingervi: è stata una mossa societaria per far crescere tutto il movimento dei giovani. È poi più facile per un allenatore riuscire a mettere dentro qualche giovane, che fa sempre far bella figura a loro e alla società. Dragusin è fisicamente fortissimo, molto giovane. Deve crescere molto sul piano tecnico, però: allenandosi con grandi campioni avrà tempo per riuscire a farlo».

E’ un Marco Giampaolo ancora piuttosto provato da ventidue giorni di convalescenza e dallo strascico dei sintomi emersi a causa del contagio da Coronavirus, quello che si presenta a parlare alla vigilia del derby di Torino. Contestualmente è però un Giampaolo che trova il sorriso quando parla di una squadra in crescita: «Al Fila li ho visti bene, anzi molto bene. Questo è un Toro migliorato e che sta migliorando.

Gli episodi e i risultati ci hanno penalizzati, ma a questa squadra mancano punti che, per la qualità delle gare giocate, sarebbero stati meritati. Se guardo al valore delle prestazioni e alla consapevolezza non posso che verificare una crescita, da parte del gruppo. Non siamo al top, ma i passi avanti sono evidenti». E’ ancora convalescente, Giampaolo, ma inizia a rifiorire grazie alla possibilità di tornare vicino ai suoi ragazzi, prima sul campo di allenamento e quindi, questo pomeriggio, per un impegno ufficiale.

Non uno qualsiasi, ma il derby: «L’aspetto più difficile da gestire in queste tre settimane è stato vedere la mia squadra giocare senza poter partecipare dalla panchina, ma restando seduto sul divano. E’ stata una tortura indicibile (ha dovuto saltare Inter e Samp in campionato, nonché la sfida contro l’Entella in Coppa Italia, ndr)».

Il peggio è comunque alle spalle, e oggi i granata saranno condotti dalla loro prima guida, dopo l’interregno del vice Conti: un rientro al momento opportuno, visto il valore aggiunto che l’allenatore potrà dare sotto vari punti di vista: dall’accorgimento tattico a gara in corso, alle motivazioni. La differenza di valori tecnici tra le due squadre è conclamata, e il Toro non può permettersi il lusso di affrontare la Juve senza Giampaolo. Già, ma come si affronta una avversaria che ha vinto 18 degli ultimi 22 derby: «Innanzitutto con il cuore, ma chiaramente anche con organizzazione e personalità».

E poi cercando di invertire un trend che vede il Torino al primo posto della classifica, ma per gol subiti. Ben 22. «Se guardiamo ai parametri, quali ad esempio quanto concediamo negli ultimi 35 metri, ogni quanti minuti gli avversari possono creare pericoli, quanti tiri subiamo… il responso è che siamo in media con le altre squadre, se non pure sopra la media. Dove invece siamo ultimi è nella percentuale di reti subite rispetto alle conclusioni. Ogni due tentativi prendiamo un gol, mentre ci sono squadre che ne incassano uno ogni sei. Il perché? Una volta il pallone calciato all’incrocio, un’altra l’errore banale, ma ciò che mi conforta è che non perdiamo mai l’inerzia della partita.

Non ci sono situazioni nelle quali siamo schiacciati nella nostra area e il gol è nell’aria: si pensi alla prova contro l’Inter, la loro prima rete è arrivata quando eravamo in pieno controllo. Ecco perché parlo di episodi, spesso sfortunati: però non può sempre volare un piccione sopra la testa che ti lancia un po’ di cioccolata in testa, prima o poi la fortuna gira. La tenuta difensiva non è un disastro, lo dicono dati che ci aiutano a tenere alta l’autostima».

A proposito di difesa, così Giampaolo parla della collocazione di Rodriguez: «Se opto per il reparto a tre ho sei scelte e Rodriguez rientra tra queste, mentre a quattro lo ritengo un terzino sinistro. Non lo vedo invece quinto a sinistra». E su Zaza: «Quando ho preso il Covid abbiamo avuto una discussione costruttiva, gli ho chiaramente detto che avrei voluto ritrovarlo come l’ho lasciato, cioè in buone condizioni». Sparge positività, il tecnico, tuttavia spesso torna al punto centrale: «Ci servono i risultati, questo lo so bene, ma non penso mai che dall’esito di una partita possa dipendere il mio futuro professionale». Giampaolo sa insomma di essere sotto osservazione, visto che i 6 punti conquistati in 9 turni sono pochi, ma tra le righe del suo intervento si legge la convinzione che il Toro sia prossimo alla svolta: necessaria perché il credito nei suoi confronti da parte della società non è ovviamente senza limiti, e che potrà arrivare in un derby che avrà tutt’altro fascino dai precedenti, vista l’assenza dei tifosi: «Il calcio senza di loro è surreale, diventa playstation. Mi viene difficile confrontare l’atmosfera tra il derby di Genova o di Milano con quello di Torino. Normalmente inizi a caricarti dal lunedì in virtù del contatto con la gente, ma questa volta, purtroppo, è diverso. Comunque sono positivo, le sensazioni sono simili a quelle che avevo alla vigilia del derby di Genova vinto con la Samp dopo un periodo difficile (era la 9ª giornata del 2016-17, ndr): oggi come allora avrei anche pensato di non prevedere il ritiro, ma anche su questo fronte dobbiamo adeguarci alla pandemia». Sì, a quel Covid che ha investito pure Giampaolo, ora pronto a rimettere in sesto il Toro e blindare la sua panchina.

Tante volte, per sminuire la pressione del derby (quella che pesa sempre di più sulle spalle dei favoriti) i tifosi della Juventus dicevano: «Vale tre punti come le altre partite». Ma questo pomeriggio saranno proprio quei tre punti che contano più del derby per i bianconeri, alla disperata ricerca di continuità di vittorie per non perdere ancora terreno in classifica.

I cinque pareggi non preoccupano Pirlo, ma accumularne un altro probabilmente non sarebbe salutare e potrebbe increspare anche l’espressione del tecnico bianconero.
Soprattutto perché dopo la brillante prestazione contro la Dynamo Kiev, la squadra avrebbe bisogno di trovare un po’ di continuità, scendendo dall’altalena che l’ha portata a giocare partite molto convincenti, facendo seguire mezzi scivoloni. Il processo di crescita di una squadra giovane come la Juvetus (nella ripresa di mercoledì sera in Champions c’erano otto giocatori sotto i ventincinque campo) dee passare attraverso una serie di risultati positivi e di prestazioni convincenti per consolidare i progressi.

Il gruppo deve credere sempre più fermamente in quello che fa e, soprattutto, compattarsi per eviatre i cali di tensione che sono costati almeno tre dei cinque pareggi: sei punti che avrebbero messo la Juventus di Pirlo a un punto dal Milan capolista. Il derby, in queso senso, è una prova del fuoco, per quantol’assenza del pubblico lo priva di una caratteristica sostanziale. Sì, vale tre punti come un’altra partita e, per questo, la Juve è obbligata a vincerla.

Un po’ di veleno a 48 ore dal derby. Lo ha sparso Gianluca Petrachi giovedì sera, nel salotto di Sportitalia. Andando a punzecchiare Urbano Cairo e indirettamente anche Davide Vagnati. La frase sembra politicamente corretta, ma in realtà suona come una vera stoccata: «Giampaolo è un ottimo allenatore, ma devi avere la forza di cambiare almeno 7-8 undicesimi della squadra. Tant’è che è cambiato Giampaolo: ora è meno integralista ed è passato alla difesa a 3. Non sono arrivate le pedine giuste in granata». Come a dire: se ci fossi stato io, avrei fatto meglio. Impossibile provarlo, in ogni caso.

«CAIRO? FINITA MALE»

Nel lungo sermoncino di Petrachi in tv è spuntato anche un retroscena sul rapporto con Cairo, logoratosi irrimediabilmente più di un anno e mezzo fa: «Con Cairo ce l’avevo, non è finita bene: ci ho rimesso dei soldi e sono dovuto giungere a compromessi, ma non c’erano le prospettive per andare oltre. Come nei rapporti d’amore le storie finiscono e con Cairo era finita, non avevo più niente da dare». Così è migrato verso Roma, con un epilogo altrettanto burrascoso (se non peggiore, essendo stato mandato via con un licenziamento per giusta causa).

Al di là della dose di zizzania servita da Petrachi al Toro, il derby di oggi dovrà servire per puntellare ulteriormente la panchina di Giampaolo. Fino a questo momento il tecnico ha goduto della massima fiducia: la società ha chiuso più di un occhio sui magri risultati finora ottenuti, fornendo attenuanti in abbondanza e prendendo atto della crescita esponenziale vista sul piano del gioco nelle ultime gare. E certo non si può negare: i granata, pur a piccoli passi, stanno maturando una maggiore consapevolezza nei propri mezzi. In virtù di ciò e tenuto conto del Covid-19, che negli ultimi 15 giorni ha messo ko l’allenatore (più Lukic, Vojvoda, Gojak e Ujkani), Giampaolo non rischia l’esonero.

L’ipotesi non è stata presa in considerazione e anche in caso di sconfitta stasera non paiono esserci i presupposti per cavalcare l’onda del cambiamento. Tuttavia, una sonora battuta d’arresto rischierebbe di sgretolare il credito finora accumulato dal tecnico. La partita dello Stadium dovrà servire per rafforzare la figura di Giampaolo. La classifica non ha ancora alzato i livelli di ansia in società, ma un passo indietro sul piano della prestazione può accendere qualche spia di avaria. A Belotti e compagni il compito di tenerle spente: uscire dal campo con la consapevolezza di aver dato tutto sarà la prima missione da compiere. Qualora dovesse essere seguita dai punti, poi, Giampaolo incrementerebbe notevolmente le proprie certezze.

Dopo due mesi di silenzio assoluto, fa rumore il comunicato della Procura di Perugia sul caso Suarez. Perché oltre alla sospensione cautelare di 8 mesi per i vertici dell’Universita’ per Stranieri di Perugia, ovvero la rettrice Giuliana Grego, il direttore Simone Olivieri e i professori Stefania Spina e Lorenzo Rocca che esaminarono il calciatore uruguaiano, sono partiti tre avvisi di garanzia per Fabio Paratici, responsabile dell’area tecnica della Juventus e per i legali bianconeri Luigi Chiappero e Maria Turco. Avvisi di garanzia che fanno riferimento all’articolo 371bis del codice penale (False informazioni al pubblico ministero). Insomma, anche se nel comunicato della Procura si ipotizza che l’esame facilitato per Luis Suarez sia avvenuto in seguito a pressioni da parte della Juventus, Paratici e i due legali non sono indagati per corruzione. Il che potrebbe essere una buona notizia per il club, visto che se venisse dimostrato quel tipo di reato rischierebbe molto di più. sia a livello sportivo che a livello penale. Ora è praticamente impossibile calcolare quali siano i rischi effettivi per il club in questa vicenda, intanto perché va ricordato sempre e comunque che un avviso di garanzia non è una condanna e neppure un’imputazione, ma anche perché la stessa Procura spiega che le indagini proseguono.
I dati a nostra disposizione sono, al momento, che: 1. L’esame è stato quasi certamente truccato per facilitare il raggiungimento da parte di Suarez del diploma necessario a ottenere la cittadinanza italiana; 2. che la Juventus aveva preso informazioni per conto di Suarez sull’iter burocratico da seguire per sostenere l’indispensabile esame; 3. che la Juventus stessa aveva, due settimane prima dell’esame (fra il 2 e il 3 settembre), comunicato a Suarez (e alla stampa) che non era più interessata a tesserarlo perché, dopo essersi informata, aveva capito che i tempi tecnici per l’ottenimento della cittadinanza avrebbero superato quelli per il tesseramento in campionato e in Champions; 4. che Suarez ha comunque voluto sostenere l’esame (passandolo grazie ai vantaggi garantiti dai professori) recandosi a Perugia in modo indipendente dalla Juventus.
Da dimostrare, quindi, resta il fatto che ci sia stata la pressione di cui parla la Procura e che questa abbia assunto i connotati della corruzione, cioè che la Juventus, attraverso i suoi rappresentanti abbia effettivamente promesso qualcosa in cambio della promozione di Suarez. Finora non erano emersi elementi concreti, ma da settembre a oggi, le indagini della Procura di Perugia sono proseguite con l’analisi di tutte le comunicazioni intercorse fra i vertici dell’Università perugina e i bianconeri.
La Procura Figc, che aveva aperto un fascicolo a settembre, ha ovviamente richiesto tutta la documentazione che gli inquirenti di Perugia possono trasmettere. Ma a lievllo sportivo la Juventus cosa rischia? Il ventaglio è enorme e, ovviamente, dipende da cosa verrà contestato alla Juventus dai pm umbri. Se fosse riconosciuta la corruzione, per esempio, la Figc potrebbe procedere per l’articolo 32 che riguarda la presentazione di documenti falsi per il tesseramento, questo anche se in realtà la Juventus non ha mai presentato alcun documento e il giocatore non sia stato tesserato. La giustizia sportiva potrebbe punire anche solo l’intenzione. Con cosa? Si va dall’ammenda alla retrocessione, ma quest’ultima è ipotesi sostanzialmente impossibile proprio perché la violazione non è stata consumata, nel mezzo dei due estremi ci sarebbero dei punti di penalizzazione.
Ma se la corruzione non viene provata? La Figc potrebbe comunque procedere per la violazione dell’articolo 1 sulla lealtà sportiva, con rischi decisamente inferiori per il club che potrebbe essere punito con un’ammenda.
La Juventus, che ha comunicato con trasparenza l’avviso di garanzia a Paratici, nel comunicato ha scritto: «La Società ribadisce con forza la correttezza dell’operato di Paratici e confida che le indagini in corso contribuiranno a chiarire la sua posizione in tempi ragionevoli». C’è, insomma, piena fiducia e una certa tranquillità. Intanto emegre dalle carte una telefonata di Paratici alla Ministra per le infrastrutture Paola De Micheli. La chiamata del dg juventino, amico d’infanzia della ministra, era proprio per avere informazioni sulle procedure per la cittadinanza. La De Micheli, sentita a Perugia, ha ammesso di avergli procurato il contatto di Bruno Frattasi, capo di Gabinetto del ministero dell’Interno. E ha poi ribadito: «Non ho nulla a che fare con la procedura d’esame d’italiano di Suarez, oggetto dell’inchiesta». Frattasi, a sua volta, ha spiegato: «Sono stato contatto dall’avvocato Chiappero che voleva sapere a chi dovessero rivolgersi per attivare la procedura di cittadinanza. Non mi disse che era per Suarez. Ci capita spesso di ricevere richieste di questo tipo per chiarimenti procedurali e rispondiamo per cortesia istituzionale. L’ho indirizzata al dipartimento competente»