Quantomeno non è sto un fulmine a ciel sereno, questo pareggio che riporta tutti con i piedi per terra in casa Juventus. Il direttore generale bianconero Fabio Paratici aveva messo in conto tutti i rischi di giornata. Ok l’impresa in Champions League contro il Barcellona, ok il filotto di vittorie della scorsa settimana, ok l’esaltazione generale.
Ma…«Affrontiamo una squadra molto forte, che è cresciuta tantissimo e che ci ha messo in difficoltà negli ultimi anni. E che soprattutto è diventata un orgoglio per il calcio italiano».
Appunto. Come volevasi dimostrare (e probabilmente provare ad esorcizzare): le dichiarazioni rilasciate da Paratici a Sky prima dell’incontro si sono a posteriori rivelate azzeccatissime.
Peraltro il dirigente aveva anche offerto una chiave di lettura dell’avvio instabile della Juventus affidandosi ad una metafora motoristica che rende l’idea: «Cambiando allenatore sapevamo che avremmo avuto bisogno di qualche gara in più. Non c’è stato modo di fare un grande rodaggio. L’abbiamo dovuto fare in campionato».
Sarà curioso mettere alla prova le doti premonitrici di Paratici anche in un altro ambito: il “caso Dybala”, argomento scottante su cui il dg si è espresso dopo il canto e controcanto di cui sono stati protagonisti il giocatore («Il mio agente è stato a Torino per tanto tempo e non è stato chiamato, quindi mi dispiace quando si parla di soldi o di cifre inventate») e il presidente Andrea Agnelli («A me risulta che lui abbia già ricevuto una proposta che lo pone tra i primi 20 giocatori più pagati d’Europa, quindi il suo amore è ricambiato sia sentimentalmente, che con una forte riconoscenza. Stiamo aspettando serenamente una sua risposta»).
Paratici: «Il presidente ha esposto chiaramente qual è la situazione attuale. Con Dybala abbiamo un grande rapporto, abbiamo investito su di lui cinque anni fa, acquistandolo dal Palermo, quando era molto giovane. Abbiamo investito su di lui come numero 10 della Juventus, gli vogliamo bene perché è un ragazzo eccezionale che supporta sempre i nostri colori e gioca sempre anche quando è in condizioni non perfette. Nell’ultimo periodo, quando Paulo ha avuto problemi intestinali e non riusciva ad allenarsi con continuità, ma è sempre restato a disposizione. Prossimamente, sicuramente incontreremo l’agente, avremo degli incontri con lui, cosa che era già in programma ma per motivi di Covid non siamo riusciti a fare di persona e quindi, essendo un argomento molto importante e delicato, e anche per rispetto del giocatore, vogliamo fare di persona».
Parma Juventus si disputerà, Sabato 19 dicembre 2020, alle ore 20.45 La partita sarà visibile sui canali Sky e nello specifico sui canali Sky Sport, sia sul satellite che sul digitale terrestre ed ancora Sky sport Arena al numero 204 del satellite.
Ovviamente chi vorrà potrà seguire anche il match in diretta streaming. Gli abbonati potranno affidarsi a Sky Go per poter vedere il match, scaricando l’app su dispositivi mobili quali computer e notebook o ancora tablet e smartphone. Ci sarebbe ancora un’altra possibilità, ovvero guardare il match su Now Tv, il servizio di streaming live e on demand di Sky che da la possibilità di poter assistere ai più importanti incontri di calcio, ovviamente dopo aver acquistato uno dei pacchetti offerti.
Ottantacinquesimo minuto di Juventus-Atalanta: Palomino respinge un sinistro di Dybala all’altezza del dischetto e la palla schizza fuori area sui piedi di Cristiano Ronaldo. Da fermo CR7 sbilancia Miranchuk con due finte e si libera per calciare di destro, scoccando il tiro prima che due difensori atalantini arrivino a chiuderlo.
Diretta sul palo più lontano, la palla non scende abbastanza, a conferma di una delle serate probabilmente più storte della carriera del fuoriclasse portoghese, che ha già fallito un paio di occasioni e anche un rigore.
In quel dribbling da fermo in un metro quadrato e in quel destro di poco alto, però, ci sono i due motivi per cui Andrea Pirlo non aveva sostituito Cristiano Ronaldo, come invece secondo molti, e con validi argomenti, avrebbe dovuto fare.
Uno dei due motivi alla base della scelta di Pirlo è quello puramente tecnico. Anche in una partita storta, un fuoriclasse del livello di CR7 può sempre accendersi e decidere il risultato con una giocata che altri non sono in grado di fare.
Il Baggio (Roberto) di Italia-Nigeria a Usa 1994, per citare un episodio ben fissato nella memoria collettiva, non era stato molto più brillante del Ronaldo di Juventus-Atalanta, fino a quel destro all’angolino all’88’ che cominciò a rovesciare le sorti di un Mondiale che per gli azzurri pareva chiuso agli ottavi.
Che Ronaldo possa decidere la partita in un momento anche mentre sta giocando male, peraltro, lo sanno anche gli avversari, che dalla sua presenza sono sempre condizionati: rivedasi il gol al Barcellona di McKennie, liberissimo al centro mentre Lenglet e Araujo inseguivano entrambi CR7 che tagliava sul primo palo.
Il secondo motivo alla base della scelta di Pirlo è quello gestionale. Quello per cui Simoni quando allenava l’Inter diceva «Siamo tutti uguali, ma uno è più uguale degli altri» (l’uno era ovviamente il Ronaldo brasiliano), quello per cui i compagni di Maradona hanno sempre accettato di buon grado qualche allenamento saltato.
A un fuoriclasse è normale concedere qualcosa. Se uno compra una Ferrari sa che richiede attenzioni diverse da una macchina normale. Cristiano Ronaldo non chiede alcuna licenza fuori dal campo, anzi. Dall’alimentazione al riposo, dal lavoro personalizzato extra allenamento all’applicazione feroce con cui affronta le sedute ufficiali, fin dal suo arrivo a Torino è diventato un esempio di professionalità e cultura del lavoro in un gruppo che pure aveva in quelle doti due punti di forza.
Una maniacalità nella preparazione che ha la sua radice nell’ossessiva volontà di vincere e di essere decisivo. Un’ossessione che porta CR7 a mal tollerare di non avere a disposizione tutto il tempo possibile per esprimere la propria grandezza.
Di quanto scritto prima, ossia del fatto che un fuoriclasse come lui può decidere in un attimo anche una partita in cui sta giocando male, come poteva succedere all’85’ di Juventus-Atalanta, Ronaldo è perfettamente consapevole. Più di chiunque altro. E dunque, più che mai se la partita è in bilico e importante, vuole giocarla fino all’ultimo secondo. Ecco la licenza da concedere per il suo talento.
Negargliela, oltre a precludersi la possibilità assolutamente concreta che il portoghese la partita la decida davvero, ai suoi occhi assume la forma di una mancanza di fiducia nelle sue qualità, che lo turba e lo contraria. E un Ronaldo contrariato e non nelle condizioni psicologiche ideali non può essere il miglior Ronaldo: quello che oltre a segnare recupera nella propria area su Messi a 10 minuti dalla fine.
Avere Ronaldo nella miglior condizione possibile, psicologia oltre che fisica, è un bene inestimabile per una squadra. Un bene che vale il prezzo di qualche mancata sostituzione e di qualche partita al contrario saltata di netto per prepararsi al meglio per le altre. Ad altri giocatori tutto questo non sarebbe concesso? Certo che no. Ma quali altri giocatori, tanto per fare un esempio tra i tanti che testimoniano la diversità di Ronaldo, hanno segnato 106 gol nelle ultime 104 partite di Champions League disputate?
Certo, gestirlo è più difficile che gestire un giocatore normale e anche un grande giocatore. Ma è un “problema” che qualsiasi allenatore vorrebbe avere e Pirlo, che per giunta nel comprendere sensazioni, idee, motivazioni e convinzioni di Ronaldo può contare sul fatto di essere stato a propria volta un grandissimo calciatore, non fa certo eccezione. Di sicuro è meno piacevole il problema che si stanno ponendo Liverani e i giocatori del Parma, ossia come fermare il Ronaldo affamato di riscatto dopo gli errori di mercoledì.
A caccia di un’impresa, di un regalo di Natale, di un risultato che rispolveri il passato e rilanci il presente. Liverani e il Parma ci credono: «Noi e la Juve facciamo due campionati diversi, ma questo non vuol dire che nella gara secca non si possa fare risultato. Io credo che la mia squadra possa giocarsela con tutti».
Parole che caricano un gruppo in crescita, reduce da un filotto di 4 risultati utili consecutivi (una vittoria e tre pareggi), ma che nelle ultime tre gare al Tardini non è mai andato oltre lo 0-0. «La Juventus, con il Milan, è l’unica squadra imbattuta del campionato – spiega Liverani – .
Poco tempo fa è stata padrona assoluta al Camp Nou contro il Barcellona. Ci vuole equilibrio, perché dopo una settimana non può essere definita in crisi. Sarà importante l’atteggiamento: dobbiamo farli correre quando abbiamo noi il pallone». Tre i dubbi di formazione: in difesa Iacoponi favorito su Busi, a centrocampo Hernani in vantaggio su Brugman e Sohm, in attacco Brunetta contende il posto a Karamoh.
Dei 10 bianconeri che questa sera dovrebbero scendere in campo dall’inizio assieme a lui, quel 19 novembre 1995 quattro non erano nati, quattro erano in età da asilo e due andavano alle elementari.
Quel 19 novembre 1995 Gigi Buffon esordiva a sorpresa da titolare in Serie A al Tardini in Parma-Milan, imponendo lo 0-0 ai rossoneri con una prestazione strepitosa. Venticinque anni e un mese dopo, questa sera Buffon tornerà in campo da titolare al Tardini. Ricorrenza significativa e necessità di gestire le energie mentali e fisiche giocando ogni tre giorni alla base della scelta di Andrea Pirlo, che concederà un turno di riposo a Wojciech Szczesny dopo la grande prova di mercoledì contro l’Atalanta. Tanto Buffon rimane un’assoluta garanzia, come ha dimostrato per l’ennesima volta dieci giorni fa a Barcellona.
Se Buffon riparte, Paulo Dybala si ferma, appena una settimana dopo il primo gol in questo campionato, contro il Genoa. Per fortuna, però, lo stop dovrebbe essere brevissimo. La Joya, ha comunicato la società bianconera, ha avvertito «un affaticamento muscolare alla gamba destra» durante la rifinitura di ieri, ma la sua assenza dovrebbe limitarsi alla trasferta di oggi in Emilia. Martedì all’Allianz Stadium contro la Fiorentina dovrebbe essere di nuovo a disposizione di Pirlo: speranza che riguarda anche Arthur, Demiral e Chiellini.
Il forfait della Joya rende pressoché certa la presenza dall’inizio di Morata accanto a Ronaldo in attacco, mentre come al solito è alle spalle dei due che le opzioni per Pirlo abbondano. Al centro Bentancur, McKennie e Rabiot si giocheranno due posti, con i primi due leggermente favoriti sul francese, anche se lo statunitense sarebbe alla quarta partita da titolare in 12 giorni: ma è in una forma così esplosiva che il tecnico difficilmente rinuncerà a lui. Discorso analogo per Chiesa (insidiato da Bernardeschi e Kulusevski), che però dovrebbe spostarsi a destra, con Ramsey a sinistra nel ruolo di esterno-trequartista. Questo perché Pirlo dovrebbe concedere un turno di riposo a Cuadrado, uno dei più impiegati finora e per giunta nel ruolo più dispendioso, quello di terzino in fase difensiva e di ala infase offensiva. Doppio compito che stasera toccherà ad Alex Sandro sulla sinistra, mentre a destra Danilo si accentrerà con De Ligt e Bonucci in fase di impostazione.
Dei pareggi in dodici giornate, un primato condiviso proprio con il Parma avversario di questa sera. È il dato che fa la differenza in classifica (-8 punti rispetto alla gestione precedente di Maurizio Sarri, per esempio) e che appesantisce il passo della Juventus nelle zone alte della classifica, alle spalle di Milan e Inter.
C’è pareggio e pareggio, comunque, e l’ultimo inanellato mercoledì all’Allianz Stadium contro l’Atalanta ha fatto inarcare il sopracciglio ad Andrea Pirlo: «C’è ancora un po’ di rabbia – sottolinea l’allenatore bianconero – perché avevamo disputato una buona partita contro una grande squadra. E c’è anche il rammarico di non aver sfruttato le occasioni create per portare a casa i tre punti».
Opportunità che dovranno essere create anche questa sera al Tardini. E che dovranno essere concretizzate, anche se la prima linea è nuovamente ridotta all’osso, visto il forfait all’ultimo istante di Paulo Dybala, che va ad aggiungersi a quelli già preventivati di Arthur, Giorgio Chiellini e Merih Demiral. Un attacco che poggerà sulle spalle di Alvaro Morata e Cristiano Ronaldo apparsi poco brillanti, soprattutto il portoghese, nel turno infrasettimanale.
Ma Pirlo non si preoccupa: «Stiamo bene fisicamente, lo abbiamo dimostrato anche l’altra sera in una gara molto intensa. Abbiamo giocato più o meno sullo stesso livello. Anzi, a volte siamo stati anche superiori fisicamente. Quindi su questo aspetto non mi preoccupo però, quando giochi ogni tre giorni, devi recuperare alla svelta».
E, per la prima linea, il tecnico torna a battere su un concetto a lui caro. Sull’aiuto che devono dare altri reparti: «A centrocampo stiamo facendo molto meglio con giocatori che hanno più caratteristiche di andare nello spazio. Quando magari i nostri attaccanti vengono fuori dalla marcatura bisogna riempire gli spazi dietro di loro attaccando la profondità e lo stiamo facendo bene, soprattutto con i nostri interni. Stiamo comunque progredendo in tutte le zone del campo. A volte magari facciamo meglio la fase difensiva e a volte quella offensiva, però la squadra sta crescendo nel complesso. Quindi non c’è una parte in cui chiedo qualcosa in più. Anche la difesa: abbiamo trovato i giusti meccanismi e automatismi, da quel lato sono tranquillo».
La Juventus è attesa da una partita rognosa. Il Parma ha messo in difficoltà le due milanesi (pareggio per 2-2 con entrambe), è una squadra cinica. Pronta a colpire alla minima esitazione avversaria: «Stanno facendo bene soprattutto da quando hanno cambiato modulo – sottolinea Pirlo -. Hanno raccolto risultati importanti e positivi in campi come Genova e Milano contro il Milan. È una squadra che si sta riprendendo. Hanno un allenatore nuovo, hanno cambiato modo di giocare. Bisognerà stare attenti. Sarà una partita classica in cui cercheranno di difendersi e di ripartire con giocatori molto veloci nelle transizioni. Ho conosciuto bene Liverani quando ci siamo incrociati in campo: era un grandissimo giocatore tecnicamente e anche di testa pensava prima di ricevere la palla. Quindi era molto bravo e da allenatore sta mettendo in campo più o meno le stesse idee. Ha fatto molto bene negli anni a Lecce, lo sta dimostrando adesso a Parma con una squadra nuova e una società nuova. Quindi un po’ di tempo va dato anche a lui».
Le quattro parate decisive con cui Wojciech Szczesny ha negato la vittoria all’Atalanta proiettano il portiere polacco tra i migliori al mondo, sicuro protagonista ancora a lungo con la maglia bianconera visto che a 30 anni, per il ruolo che ricopre, può giocare per molto tempo. E il suo vice, Gigi Buffon, ne è la conferma.
In un calcio che tende a esaltare i gol fatti piuttosto che quelli evitati, Szczesny garantisce sicurezza al reparto arretrato e lui stesso viene supportato dal muro della difesa e dall’aiuto dei centrocampisti per impedire agli avversari di entrare pericolosamente in area o di provare il tiro dalla distanza. Mercoledì sera è balzato agli onori della cronaca per il numero di interventi, ma la cronistoria di questa stagione lo vede determinante, al pari di Cristiano Ronaldo o di Alvaro Morata, in altri episodi in cui ha salvato porta e risultato.
Quello più solare, e anche il più recente, risale al derby di inizio mese in cui Szczesny ha messo la sua firma con la parata bassa sul tiro di Simone Zaza: la Juventus era già sotto di un gol, l’eventuale raddoppio granata avrebbe potuto svilire sul nascere la rimonta bianconera. Invece ci ha pensato Tek: si è posizionato il più avanti possibile per chiudere lo specchio della porta e poi si è lanciato sul piattone di Zaza.
Grande prestazione del polacco pure nel big match contro la Roma, dove è stato straordinario nel bloccare il tiro di Mkhitaryan, arrivato a tu per tu con il portiere, è stato attento su Dzeko e Pedro, e ha preso pure il rigore di Veretout, ma nella circostanza è stato traditore dal palo. Se contro il Verona e il Benevento è stato abbastanza inoperoso, contro il Genoa è stato beffato da Sturaro, ma ha risposto alla grande con l’intervento su Rotella. E alla prima di campionato ha blindato il risultato contro la Sampdoria con un riflesso su un colpo di testa di Ekdal deviato da Bonucci.
In Champions Szczesny in versione saracinesca si è materializzato allo Stadum contro la Dynamo Kiev: se gli ucraini non hanno segnato a Torino il merito va all’uscita fatta di coraggio e tempestività su Tsygankov, autore poi nella ripresa di un insidioso tiro-cross che il portiere ha bloccato con un allungo, capace anche di gestire un paio di palloni complicati nonché gestiti male dalla difesa.
Con Szczesny e Buffon Andrea Pirlo può dormire sonni tranquilli: non ci sono altre squadre che possono vantare un titolare e un vice di tale portata, in grado di sostituirsi e alternarsi senza intaccare la solidità della squadra. In più Szczesny è anche un uomo spogliatoio, serio e affidabile, e brillante fuori dal campo, amante della musica (suona il pianoforte ed è paroliere) e del design.
E’ soltanto una forte contusione quella che ha costretto Arthur Melo a uscire dolorante dal campo mercoledì sera: il centrocampista brasiliano non partirà comunque per Parma, ma dovranno essere valutate anche le condizioni di Juan Cuadrado, toccato duro da Marten de Roon, che ha chiesto scusa al bianconero ammettendo di «essere entrato un po’ duramente». Ieri nell’allenamento in cui erano impegni i bianconeri che non hanno giocato contro l’Atalanta si è visto Giorgio Chiellini, che ha partecipato anche alla partitella.
I tifosi della Juventus si preparino al salto, perché le maglie della prossima stagione li riporteranno direttamente fra gli Anni 70 i primi 80: questa volta Adidas ha sterzato in modo drastico sulla tradizione, riproponendo un design che definire classico è perfino poco. Strisce strette (c’è il dubbio che possano essere 11 come negli Anni 80 o 13 come nei 70) e linea pulitissima con lo sponsor che rispetta il bianonero. Un cambiamento di rotta deciso rispetto alla maglia divisa in due, ma anche rispetto a quella di quest’anno, con el strisce, sì, ma disegnate in modo particolare e un’inferiore pulizia nel disegno. Con il completo per il campo dell’anno prossimo il ritorno alla storia è smaccato ela cosa ha fatto felici milioni di tifosi, entusiasti del rispetto delle tradizioni e subito innamorati della casacca per la prossima stagione.
D’altra parte era da due anni che chiedevano qualcosa di più fedele alla storia bianconera e, magari, anche ai loro ricordi di quando erano più giovani.
Quelli circolati ieri sono solo dei bozzetti, ma già parecchio attendibili. Lo gararatisce “La maglia bianconera”, l’account social dietro il quale c’è Luca, uno dei massimi esperti di maglie juventini che esistano. La maglia dovrebbe essere indossata dalla prima squadra nel finale di questa stagione.
Adesso i tifosi possono sognarla nell’anticipazione che offre anche un’idea della seconda e della terza maglia. La seconda proporrà una Juventus in versione All Black (non è la prima volta nella storia e il precedente più leggendario è quello del 1962, quando una Juventus tutta nera, andò a vincere al Bernabeu con un gol di Omar Sivori, pareggiado – di fatto – la sfida dell’andata e portando la squadra alla terza sfida, che valeva come spareggio e che vinse il Real.
I creativi dell’Adidas, questa volta, non si sono scatenati come in passato e adesso attenderanno il riscontro del pubblico.
Anche perché, per quanto potrebbero non ammetterlo mai, ma la versione bipartita della Juventus nella scorsa stagione, aveva sostanzialmente deluso e ricevuto molte critiche. Non vengono mai resi noti i numeri delle vendite e quindi non esiste una controprova concreta, tuttavia la virata così netta verso la tradizione potrebbe essere un segnale che l’Adidas ha capito che i tifosi bianconeri sono più disposti ad acquistare qualcosa che parla in modo più diretto alla loro emotività tifosa.
Curiosa la terza maglia, una sorta di patchwork giallo e blu, che ricorsa i colori ufficiali di Torino e anche delle maglie del passato particolarmente fortunate. Spiega Luca di “La Maglia bianconera”: «la grafica “geometrica” è ispirata allo streetwear anni ‘90 con i loghi bicolore. Le “stripes” di Adidas molto probabilmente saranno sulle spalle.
Altro dettaglio che piacerà molto ai tifosi è l’omaggio ai dieci dello Stadium con un motivo tono su tono che si intravede sulle strisce nere, motivo che riprende le stelle della pavimentazione, come si vede dal pallone ufficiale.
La curiosità della seconda maglia è, invece, il colore degli inserti. Infatti dovebbe essere gradiente e andare dal nero aIl’arancione al rosa e di nuovo al nero. Una scelta che, sempre fra le indiscrezioni trapelate, sembra fare riferimento e prendere ispirazioni alla scena musicale elettronica torinese.
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