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Questo articolo in breve

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In occasione della partita contro la Roma, l’Atalanta indosserà una maglia realizzata ad hoc: le casacche speciali con le quali i nerazzurri giocaranno in occasione dell’11ª edizione del Christmas Match saranno come tradizione messe all’asta per beneficenza nel corso della trasmissione TuttoAtalanta su Bergamo TV.

Intanto il Papu Gomez è fuori dai convocati per Atalanta-Roma. L’ufficialità è arrivata intorno alle 17.20 quando sul sito della società orobica è stata pubblicata la lista dei calciatori, in poche righe si è capito che la questione non è più solo legata al bisticcio con l’allenatore ma si è spostata ad un livello più alto. «L’allenatore, in condivisione con la Società, ha deciso di non convocare per scelta tecnica Gomez».

Soltanto martedì, alla vigilia della gara contro la Juventus, Gasperini aveva detto che per lui non era cambiato niente. Ha chiamato Gomez per la sfida di Torino, lo ha mandato in campo nella ripresa e il numero 10 aveva anche dato un ottimo contributo. Nelle segrete stanze di Zingonia i colloqui sono andati avanti, la società con il presidente Antonio Percassi ha cercato una mediazione e si pensava ad una sorte di tregua fino a fine stagione.

Secondo gli ultimi rumors Gomez avrebbe chiesto la cessione con svincolo gratuito e l’Atalanta, ovviamente, ha detto no. Anche se il mercato di gennaio è alle porte, difficile prevedere cosa può accadere: la questione non è più solo tra giocatore e allenatore, la società sta col tecnico.

Tra i 23 convocati c’è Ilicic, lo sloveno ha recuperato e potrebbe giocare uno spezzone. Torna Toloi, c’è Miranchuk e pure Malinovskyi. Il tecnico Gasperini, in conferenza stampa, aveva parlato così dell’impegno con la formazione di Fonseca. «Indubbiamente troviamo una squadra in ottima condizione, fanno tanti gol e hanno dei valori che si portano dietro già dall’anno scorso.

Si affrontano due squadre che hanno voglia di fare bene». Al netto di Gomez, tra pochi giorni l’Atalanta potrebbe abbracciare un nuovo innesto sugli esterni: Maehle del Genk. «Maehle? Dirò qualcosa quando e se lo vedrò qui. Vedremo a gennaio di valutare bene e avere tutta gente contenta di stare qui».

Il trend è da invertire. Perché se Paulo Fonseca continua a volare basso («Scudetto? Siamo a dicembre, tutte le squadre sono molto vicine e possono arrivare nelle prime quattro posizioni della classifica. Vogliamo fare meglio della scorsa stagione, l’obiettivo è arrivare fra le prime quattro. Ma è presto parlare per altre ambizioni») la corsa alla Champions League non ammette frenate.

E soprattutto ha bisogno di un acuto. Vincere soltanto contro le medio-piccole (en-plein di successi, sett su sette, con squadre dal decimo posto in giù) ma essere costantemente in difficoltà con le prime otto (appena quattro punti in cinque partite contro Verona, Juventus, Milan, Napoli e Sassuolo) alla fine potrebbe non bastare per tagliare il traguardo.
Conquistare l’intera posta in palio questa sera, poi, allontanerebbe una delle pretendenti ancora di più dei sei punti (anche se con una gara da recuperare) che recita adesso la classifica.

La posta in palio è quindi alta. E per l’occasione, pur non dando particolari indicazioni – «Farò due o tre cambi, non di più. In porta? Ho già deciso ma lo sapranno soltanto oggi. Pedro dall’inizio? Può essere una soluzione» – il tecnico portoghese è pronto a rtornare all’antico. Pellegrini (che nonostante il solito fastidio alla caviglia, sarà regolarmente in campo) in mediana con l’ex giocatore del Chelsea al fianco di Mkhitaryan dietro Dzeko. L’alternativa rimane Cristante al fianco di Veretout con Lorenzo confermato trequartista. La scelta è netta: Paulo Fonseca intende affidarsi alla qualità per sopperire al gap atletico e fisico che lo attende.

La tregua è finita, non se ne andrà in pace. Perché molto – ancora più di prima – lascia credere che il Papu Gomez se ne andrà dall’Atalanta, a questo punto. Che Juventus-Atalanta di mercoledì possa essere stata la sua ultima partita con la maglia nerazzurra. Sicuro? Oggi sarebbe questa la volontà dell’argentino, manifestata più o meno apertamente nei giorni scorsi a Zingonia: l’esclusione di ieri dai disponibili per la partita contro la Romaè un effetto, non la causa. La conseguenza di giorni vissuti con parole (pubbliche e non) e opere che la società, almeno quanto l’allenatore, ha ritenuto non coerenti: con il tentativo diplomatico di armistizio che era stato concordato per sorvolare sul «caso Gaspapu», arrivando senza scossoni alla sosta di Natale. Mettendo davanti a tutto l’Atalanta, i suoi interessi supremi di classifica, la tranquillità, compattezza e impermeabilità (anche mediatica) del suo spogliatoio. Senza ombre interne Ogni mancata convocazione di un giocatore è una scelta tecnica, ma quella di Gasperini è stata «in condivisione con la società », si legge nel breve comunicato nerazzurro. L’allenatore da tempo ha scelto la squadra, ma senza rinnegare Gomez: altrimenti non lo avrebbe fatto giocare contro la Juve e non avrebbe avuto problemi ad andare avanti così (almeno) fino a gennaio, se il Papu si fosse sintonizzato solo sul suo eventuale impiego (e rendimento) in campo; il club Atalanta, a partire dal presidente Antonio Percassi, ha scelto di appoggiare l’allenatore. Non ha epurato il giocatore, non ha certificato il suo status di fuori rosa (domani si allenerà?), ma non ha gradito certi atteggiamenti degli ultimi dieci giorni: dopo la partita di Amsterdam e anche nei faccia a faccia avuti successivamente con i dirigenti. Che poi venerdì hanno concordato con il tecnico l’esclusione di ieri, nonostante la delicatezza della partita con la Roma.«Ci serve allungare la striscia di risultati positivi », ha detto ieri Gasperini. Ma proprio perché così importante, al tecnico serviva giocarsela senza ombre interne. I tre capitani Indizi sull’assenza di Gomez, ufficiale a metà pomeriggio, ieri erano stati sparsi già all’ora di pranzo: da tre riferimenti chiari di Gasperini in conferenza stampa. Il primo, si parlava di fascia da portare al braccio: «Un capitano si sceglie in base ad anzianità, appartenenza, numero di presenze: Toloi, Freuler e De Roon per me sono tre capitani, è fondamentale che più giocatori possano fare da riferimento fra spogliatoio, club e allenatore». Il secondo, si parlava di presenza social dei giocatori:«In privato sono liberi, li stresso già abbastanza qui. Ma quando hanno la divisa dell’Atalanta, le regole sono quelle della società, applicate dall’allenatore: tutti devono avere stessi comportamenti e atteggiamenti ». E qui è evidente il riferimento al post di Gomez di lunedì(«Quando me ne andrò saprete la verità»), ma anche a quanto successo poi a Torino: l’inno della Juve canticchiato, ma anche la palese, mancata esultanza al gol di Freuler. Che non sarebbe piaciuta neanche a parte della squadra. Presto un summit Ma è il terzo riferimento di Gasperini a spostare l’attenzione sul vero fulcro della vicenda: «Il mercato? Per gennaio chiedo solo gente contenta di stare qui». Se nessuna delle due parti da qui ad allora ammorbidirà la sua posizione – e servirebbe una svolta drastica – l’addio diventerebbe, anche nella pratica, inevitabile. L’agente di Gomez e la proprietà ne parleranno in tempi brevi: l’accordo era di rinviare il tutto a dopo le ultime partite dell’anno, dunque il summit sarà subito prima o subito dopo Natale. E in quella occasione diventerà inevitabile affrontare anche l’argomento economico. I club con i radar già accesi sul Papu possono essere tanti: sicuramente il Milan, a certe condizioni forse anche Inter, Napoli e Roma, magari il Psg, più vari club all’estero. Però un qualunque tentativo di intesa ha bisogno anzitutto di certezze sulle reciproche intenzioni, e poi di prezzi su cui discutere e imbastire eventuali intese. E la storia dice che l’Atalanta difficilmente fa sconti, tanto più se l’approccio alla trattativa non è sereno.