Torino – Bologna dove vedere Diretta Live TV oggi Streaming Gratis Ore 12.30

Questo articolo in breve

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«La mia posizione?». E sorride. Sorride d’un sorriso nervoso, se non nervoso comunque non provocatorio o esiliato dal reale. «Di sicuro e al sicuro non c’è niente e non c’è nessuno», dice Giampaolo. «Fa parte del mio mestiere. La prima cosa che ci insegnano a Coverciano è che le valigie devono stare sempre dietro alla porta.

È assodato: come quando acquisti un’auto e sai a priori che ci sono già anche le ruote. Non c’è niente di nuovo, insomma». Ma sarebbe antipatico, ora, soppesare il numero di volte in cui Giampaolo è stato esonerato. Meglio contare le ore, i minuti, i secondi che mancano al Bologna. Neanche tanti, visto che si gioca alle 12 e 30: prima volta, per i granata. Al tecnico serve una vittoria: non solo al Toro, per ovvi motivi.

Serve a Giampaolo per planare meglio sulle sabbie mobili di Napoli, mercoledì: altro “redde rationem” da paura, ferma restando la necessità di vedere (prima) che succederà oggi. Contro Mihajlovic, toh: proprio lui. Uno che sa bene come funzionano le cose nel Toro.
Si può perdere senza abdicare, dice Giampaolo: e lo sottolinea per tornare a vincerne una.

«Se perdi ma lo fai a testa alta, con i sacrifici, a costo di lasciarci il sangue, ti viene riconosciuto. C’è una bandiera da portare in alto, un colore: e io sono disposto a tutto per questa mission».

Allude anche ai giocatori: «Servono doti morali, oltre a quelle professionali. Le scorie non vengono eliminate con una partita. Non si resetta nulla in un giorno. Da 4 mesi noi mangiamo cioccolato (per non dire altro, ndr) in una full immersion incredibile. Abbiamo sofferto, soffriamo e probabilmente soffriremo ancora. Ma la fiducia di un tecnico deriva dall’atteggiamento dei suoi giocatori.

Io non ho preoccupazioni. Ho detto ai ragazzi che è bello prendersi delle responsabilità: accresce i valori dell’uomo, più che del calciatore. L’importante è non giocare remissivi e col braccino, se no ne esci sconfitto anche come persona».

Elogia Edera e Buongiorno, nuove risorse giovani viste a Roma: «Edera può adattarsi meglio nel nuovo modulo. Ma soprattutto da un mese si allena in silenzio, con impegno e attenzione. Però non basta farlo un giorno o una settimana, è la continuità del lavoro che fa la differenza. Vale per lui come per Buongiorno: a Roma non l’ho mandato allo sbaraglio, sapevo che avrebbe fatto bene».

Scuote Meité: «È forte, ha tanti pregi ed è un professionista eccellente, ma deve fare un salto di qualità dal punto di vista mentale, psicologico». Incorona Belotti: «È uno di quei giocatori che fanno la storia di un club. Lui l’ha già fatta in parte e continuerà a farla. È destinato a lasciare il segno e questo dà la misura delle sue qualità».

Miele, insomma. Ma poi si ha la netta impressione che venga improvvisamente toccato un nervo scoperto, quando si passa a Sirigu: tanto è vero che non ci stupiremmo se oggi fosse ancora in panca. «Il suo nome fa rumore, ma è un giocatore come gli altri. Il Toro è al di sopra di Sirigu, di Giampaolo, di Belotti e compagnia bella. Il giorno dopo un’esclusione si può rispondere in maniera arrendevole, polemica, da rompico… (beep!, ndr), oppure professionale. Sirigu si è impegnato e ha lavorato bene, zitto e professionale: e queste sono le risposte che i calciatori devono dare.

Col Bologna può rientrare, come può tornare nella partita successiva. Non si è una volta dentro e una fuori. Detto questo, non discuto le sue qualità: è un portiere forte». In generale: «Abbiamo delle assenze e abbiamo anche riposato un giorno in meno. Ma dobbiamo lo stesso essere pronti a fare la partita come va fatta. Noi non abbiamo mai subito in maniera totale un avversario, non abbiamo mai dimostrato di essere allo sbando. Ci attende una partita molto importante. Va disputata con coraggio e determinazione: si vedrà la consistenza umana del gruppo».

L’emergenza continua. Il Bologna si presenta a pranzo oggi a casa Torino con otto assenti, di cui tre o quattro titolari stabili. Spicca fra gli altri il forfait sia del primo che del secondo portiere: niente Skorupski, fuori fino a metà gennaio, e out anche il giovane Ravaglia, promosso da dodicesimo contro la Roma per uno degli esordi in A più devastanti che memoria ricordi, con 5 gol beccati nel primo tempo e una caviglia dolorante da allora. Altrimenti sarebbe toccato a lui, anche come test di valutazione per il futuro prossimo. Il terzo Da Costa torna così a fare il secondo, come è sempre stato negli ultimi anni, e quindi oggi sarà nuovamente titolare dopo lo Spezia.

Sinisa Mihajlovic è sempre più nervoso. Se la prende con la stampa tutta, bersaglio di insulti da bar, per la serie molti nemici inventati, pochissimo onore. L’ufficio stampa rossoblù fa del suo meglio per tagliare e rattoppare il video poi pubblicato sui canali ufficiali. Ma rimane l’ormai stantio comportamento del tecnico serbo. Che parte dall’analisi preventiva dagli anni in granata: «Sono stato bene a Torino. Col presidente si sono poi sistemate le cose. Mi dispiace del loro momento, ho anche un bellissimo rapporto con i tifosi, ma non sono stupito.

Tutti possono incontrare difficoltà; poteva succedere a chiunque in questo campionato così strano ed equilibrato. Noi giocheremo come sempre per vincere». Il Bologna ha interrotto praticamente subito il ritiro disposto dopo la figuraccia con la Roma, che sarebbe dovuto proseguire fino al 23 dicembre. Mihajlovic spiega così il dietro-front: «Sono venuti i due capitani Poli e Palacio a parlare per toglierlo. Io volevo che facessero un patto morale tra i giocatori per non sbagliare più l’atteggiamento, di rispetto verso se stessi e la maglia, poiché c’è modo e modo di perdere. Ho fiducia che non succeda più. Se dovesse accadere, sarebbe peggio…».

Alla ricerca di un approccio dignitoso ci sarà quindi oggi una difesa che dovrebbe presentare Denswil sulla sinistra e un centrocampo con Svanberg e Dominguez. Schouten è stato convocato, ma non sembra pronto per i 90’. Il sempiterno Palacio guiderà l’attacco. A giugno 2019 Mihajlovic disse di essere un allenatore ambizioso («Partire per puntare al decimo posto non avrebbe senso, piuttosto starei a casa sul divano»). Ora che invece accetta di vivacchiare per la salvezza, forte di un contrattone fino al 2023, non perde occasione per lisciare il pelo alla società del presidente Saputo, il quale ha detto in modo esplicito che per gennaio non c’è alcun extra-budget da spendere: «Sono sempre le solite chiacchiere: Inglese, questo o quell’altro…

Di mercato non ne parlo, pensiamo alle due partite da giocare. Se troviamo qualcuno con le caratteristiche giuste lo prenderemo, ma solo se fosse funzionale al nostro gioco. La società farà tutto il possibile, come ha sempre fatto. L’importante è avere la coscienza pulita di aver fatto tutto ciò che si poteva». E allora focus sul Torino, che dopo Roma ha alzato i toni per le decisioni arbitrali sfavorevoli. Mihajlovic non si dice preoccupato di eventuali risarcimenti ai danni del Bologna: «Ho piena fiducia negli arbitri. Noi quest’anno non siamo stati sempre fortunati nelle decisioni. E anche l’anno scorso. Qualche volta avevano ragione, qualche volta hanno sbagliato, ammesso anche da loro. Chi c’è? Pasqua? E’ un ottimo arbitro. Mi auguro che non faccia errori e diriga una partita in cui si veda il meno possibile».

Sulla torta di compleanno, in barba ai 27 anni che compie oggi Andrea Belotti, ci sono 101 candeline. Una per ogni rete siglata con la maglia del Torino sulla pelle. E, proprio al centro, uno spazio ancora da riempire. Magari con qualche candelina in più. Perché il Gallo, all’ora di pranzo, ha voglia di festeggiare con (almeno) un gol. Per addolcire, torta o non torta, un momento in casa granata dal retrogusto decisamente amaro. E per per riprendere il filo di una tradizione positiva contro il Bologna però interrotta in tempi recenti.

I ricordi che evocano i rossoblù, infatti, sono di quelli saporiti. Di fronte agli emiliani, il 28 novembre 2015, era arrivato il primo centro assoluto di Belotti in granata, in un 2-0 casalingo blindato nel finale da Vives. Di fronte agli emiliani, ancora, il Gallo nell’agosto dell’anno successivo aveva trovato la sua prima tripletta all’ombra della Mole in un largo successo per 5-1. Una cabala che il capitano – mai in gol negli ultimi cinque incroci con il Bologna – vuole a tutti i costi rinverdire, per proseguire la statistica che vede il Torino in rete contro i rossoblù in 26 delle più recenti 27 occasioni.

Nessuno più di lui è indicato per colpire – e magari affondare, senza rimonte dietro l’angolo – la nave di Mihajlovic, reduce da un solo punto nelle ultime tre gare e per giunta il tecnico che più di tutti ne esaltò la vena realizzativa. Perché, oggi più che mai, il capitano incarna quei valori e quel senso d’appartenenza che ora si domandano a gran voce anche al resto dello spogliatoio. E perché il 27enne di Calcinate lo zampino nelle reti granata, in un modo o nell’altro, lo sta mettendo puntualmente.

Con nove reti stagionali, certo, ma anche con due assist e con un autogol procurato a Genova nell’unico successo finora: oltre la metà del fatturato granata fino a questo momento, insomma, ha il suo marchio impresso a chiare lettere. E’ accaduto anche giovedì sera, all’Olimpico contro la Roma, quando Belotti in mischia ha trovato il centro numero 101, che lo ha issato ottavo in solitaria nella graduatoria di tutti i tempi dei bomber granata. Nel mirino ora c’è Graziani a quota 122, quindi leggende del calibro di Mazzola e Gabetto, per arrivare fino al primatista Pulici: 172 gol.

Un traguardo distante, ma solo fino ad un certo punto per un ragazzo che ha ancora metà carriera abbondante davanti a sé. Soprattutto nel momento in cui verrà certificato, magari in uno scenario più allettante e ambizioso rispetto a quello delle ultime settimane, il rinnovo di un contratto in scadenza nel 2022. Un’operazione su cui la dirigenza, e non potrebbe essere altrimenti, si è sbilanciata in più d’una occasione. Arrivando anche ad auspicare una permanenza a Torino e al Torino a vita per il Gallo: «Finché avrà voglia di giocare, spero rimanga in granata: dopo averlo conosciuto ed averne apprezzato spirito di sacrificio, professionalità e dedizione, aggiungo che mi auguro rimanga anche oltre», si è esposto Vagnati soltanto pochi giorni fa. Ma gli orizzonti lontani, adesso, cedono il posto alle strette necessità dell’oggi. Quelle che, nel giorno del compleanno del Gallo, pongono di fronte ai granata l’ostacolo Bologna. Da superare a tutti i costi per non continuare a sprofondare. Magari proprio grazie al solito centro del grande festeggiato.