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Luigi Sartor, promessa mai veramente mantenuta del calcio italiano, ed ex giocatore, tra le altre, di Juventus, Inter, Parma e Roma, arrestato poco più di due settimane fa in flagranza di reato dopo essere stato pizzicato in casolare sperduto a Lesignano Palmia, ove sbocciava una serra con 106 piante di marjuana, è stato condannato con rito abbreviato ad un anno, due mesi e venti giorni. L’ex calciatore, che al momento si trova agli arresti domiciliari, farà volontariato in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Il pubblico ministero aveva chiesto una pena di due anni per l’ex atleta, ma il giudice ha accettato le attenuanti generiche, escludendo la recidività, con Sartor che aveva già avuto a che fare in passato con la giustizia per violazione degli obblighi di assistenza familiare e maltrattamenti. Motivo per cui, qualora quest’ultima condanna dovesse passare in giudicato, il 46enne sarebbe costretto a scontare gli ulteriori nove mesi della precedente sentenza.

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«La squadra è cresciuta e le pressioni saranno sempre maggiori perché rispetto all’anno scorso siamo in testa e dovremo dimostrare di essere bravi, di aver raggiunto la maturità che serve per vincere». L’Inter questa sera chiuderà la 25ª giornata al Tardini di Parma contro la squadra di D’Aversa, così come lunedì terminerà la 26ª giornata con il posticipo di San Siro contro l’Atalanta. Due sfide dopo le partite di tutte le avversarie, un nuovo test per dimostrare – come ha spiegato Antonio Conte ieri – di essere cresciuti a tal punto da meritare l’agognato scudetto. L’Inter nelle ultime gare ha fatto vedere di essere migliorata e di stare soprattutto bene.

Dopo lo 0-0 di Udine, i nerazzurri hanno infilato cinque successi consecutivi, segnando 15 gol e subendone solamente 1, con la Lazio, su punizione di Milinkovic-Savic deviata da Escalante. L’Inter in questo filotto, oltre ai biancocelesti, ha sconfitto anche il Milan, superandolo in classifica. Due successi importanti, anche se la svolta, secondo Conte, è arrivata nel match disputato prima dello 0-0 con l’Udinese, quello del 17 gennaio a Milano contro la Juventus. Finito 2-0 per Lukaku e compagni: «Rispetto a un anno fa c’è un dato di fatto: abbiamo battuto la squadra che ha vinto per nove anni di seguito il campionato – ha sottolineato il tecnico salentino -. Penso che questo sia importante, anche perché l’anno scorso ci avevano battuto sia all’andata che al ritorno, consolidando il loro strapotere. Penso che quella vittoria ci abbia dato autostima e consapevolezza».

Conte in carriera ha vinto quattro titoli nazionali, tre scudetti con la Juventus e una Premier con il Chelsea. In tutte e quattro le occasioni le sue squadre, nelle ultime 14 giornate di campionato, avevano messo insieme almeno 32 punti: con la Juventus 34 nel campionato ’11-12, 32 nel ’12-13 e 39 nel ’13-14; con il Chelsea 34 nel ’16-17. Con l’Inter, dodici mesi fa, i punti furono 28 e la squadra arrivò seconda a meno uno dalla Juventus. L’Inter finora ha conquistato 56 punti in 24 giornate, dunque 2.33 di media a incontro: se la squadra di Conte manterrà questa media, otterrà proprio 32-33 punti nelle prossime 14 giornate e sarà difficile per gli avversari togliergli il titolo. «Dovremo dimostrare di essere cresciuti totalmente e c’è solo un modo per farlo ed è vincere – ha aggiunto Conte -. Ci sarà sicuramente da mantenere un buon ritmo, è inevitabile che ogni partita da qui alla fine deve essere una finale. Dovremo dimostrare di aver fatto un passo avanti e dovremo migliorare nella fase realizzativa, essere più cattivi ed efficaci perché creiamo tanto, con tutta la squadra».

Questa sera l’Inter farà visita a un Parma penultimo, ma capace sempre di mettere spalle al muro i nerazzurri: «Da quando sono qua il Parma ci ha creato delle difficoltà, siamo riusciti a vincere solo una volta, pareggiando le altre due», ha proseguito Conte che stasera schiererà la migliore squadra col rientro di Hakimi dopo la squalifica, Sanchez potrebbe soffiare il posto a Lautaro e pazienza se i diffidati (Bastoni, Barella, Brozovic e Lukaku) dovessero essere ammoniti e saltare l’Atalanta: «L’esperienza mi porta a dire che non bisogna guardare oltre la prossima partita. Abbiamo bisogno di vincere, non voglio perdere tempo in calcoli stupidi che potrebbero solo toglierci punti».

Suning – tolta la nota resa pubblica venerdì presente nella relazione di Inter Media Communication in cui confermava di garantire l’impegno per il club e la ricerca di finanziatori esterni – rimane in silenzio e continua a valutare la soluzione migliore, per sé e l’Inter. A “parlare” sono le varie voci che rimbalzano da ogni lato del mondo su possibili interessamenti e trattative per una quota di minoranza o l’intero pacchetto della società nerazzurra. Finora c’è stata un’offerta ufficiale e l’ha presentata alcune settimane fa il fondo londinese Bc Partners: una proposta di circa 800 milioni giunta dopo la due diligence di gennaio. L’offerta, almeno ufficialmente, non è stata accettata dalla famiglia Zhang che valuta il club intorno al miliardo, ma le parti, sotto traccia, stanno continuando a parlare, come dimostrano le dichiarazioni di martedì di Nikos Stathopoulos, manager di Bc Partners che si occupa della pratica Inter. Ma Bc Partner non è più sola, al tavolo ormai si stanno accomodando altri interlocutori, con i nomi in prima fila di Fortress, fondo americano, e Pif, ovvero Public Investment Fund dell’Arabia Saudita.

Come noto, la famiglia Zhang in questa vicenda è “divisa”: il padre Jindong, anche per la spinta del governo cinese, spinge per la cessione della società, seguendo così quanto fatto con lo Jiangsu, ormai abbandonato; il figlio Steven, da presidente nerazzurro, vorrebbe arrivare almeno a fine stagione con la speranza di festeggiare da numero uno lo scudetto. Il problema per Suning è superare questo mese: entro fine marzo, infatti, l’Inter dovrà rispettare determinate scadenze: il pagamento degli stipendi di gennaio (il club ha garantito che lo farà entro metà mese) e di alcune rate di acquisto di giocatore (come Hakimi: il Real aspetta 10 milioni per il 31). Queste scadenze vanno rispettate anche per ottenere la licenza Uefa, altrimenti il club nerazzurro rischierà l’esclusione dalla prossima Champions. Steven Zhang sta lavorando per trovare un prestito ponte di circa 200 milioni per arrivare a fine stagione, una soluzione complicata, anche se Pif, stando a quanto raccontato da Bein Sport, potrebbe essere interessato a entrare inizialmente con un 30%, versando circa 300 milioni. Bc Partners e Fortress potrebbe pensare a un ingresso in minoranza per lasciare Suning alla guida fino al 30 giugno, per poi prendere invece il controllo.

Un’impresa per accendere la scintilla e ritornare in corsa nella lotta salvezza. Il Parma cerca disperatamente una vittoria che manca dal 30 novembre scorso (Genoa-Parma 1-2), cioè da 15 partite consecutive. Al Tardini, invece, i 3 punti non si vedono da cinque mesi. In pratica, i ducali hanno vinto solo due volte in questa tormentata stagione, e il penultimo posto è una desolante conseguenza che dura da due mesi (8 giornate consecutive). Numeri impietosi, compresi gli ultimi due pareggi contro Udinese e Spezia, da mettere sul piatto di una sfida, quella di questa sera contro l’Inter, che appare da “mission impossible”. Eppure, nel recente passato, Roberto D’Aversa (3 punti in 8 partite) ha già fermato l’amico Conte e stasera proverà a ripetersi, seppur tra mille difficoltà, perché il tecnico abruzzese dovrà fare a meno degli infortunati Conti, Cornelius, Gervinho e Zirkzee. «L’aspetto positivo contro Udinese e Spezia – spiega D’Aversa – è che abbiamo terminato in crescendo dal punto di vista fisico, la squadra ha dimostrato di essere viva. Il rammarico è che se avessimo raccolto 4 punti in più staremmo parlando di una situazione di classifica, certamente ancora deficitaria, ma diversa. La gara è difficoltosa, ma il bello del calcio però è che a volte il campo può dimostrare il contrario. Sicuramente dobbiamo fare una prestazione al 120%, eliminando errori perché non possiamo permetterceli contro l’Inter e magari trovare una squadra che incappa in una serata un po’ storta. Anche questo dipende da noi. Se ragioniamo sullo scorso campionato, siamo stati tra quelle squadre che ha messo molto in difficoltà l’Inter». La nota positiva sono i rientri di Inglese e Pellè (non ha ancora debuttato, è fermo dal 19 dicembre) e non è da escludere una staffetta tra i due. Tornano a disposizione anche Brugman e Bani che hanno scontato la squalifica.

Nonostante i 41 punti che dividono Parma e Inter, quello di domani è vissuto come un vero stress-test da Antonio Conte. Questo per almeno tre ottimi motivi. Il primo è dato dall’idea – a meno di sorpresissime nella serata consacrata all’infrasettimanale – di avere per la prima volta l’obbligo di vincere per mantenere intatte le distanze sugli inseguitori: riuscirci sarebbe l’ennesimo esame di maturità superato da parte della sua Inter. Il secondo motivo di inquietudine è paradossalmente legato al grande rapporto di amicizia che lega l’ex ct a Roberto D’Aversa che – tra i colleghi – è quello che più sa metterlo in difficoltà per la capacità di leggerne in anticipo le mosse. L’ultimo cruccio nei pensieri di Conte è legato ai precedenti, in cui rientra pure il 2-2 dell’andata, quando sulla panchina del Parma c’era Fabio Liverani: nei tre rendez-vous sotto la sua gestione, l’Inter ha vinto in una sola occasione, ovvero nella sfida del 28 giugno al Tardini, in modo parecchio fortunoso, con il pari di De Vrij a sei minuti dalla fine e la rete del sorpasso di Bastoni favorita dall’espulsione per proteste di Kucka. A San Siro, prima con D’Aversa, quindi con Liverani, è sempre terminata 2-2 e, in tutti e tre i precedenti, l’Inter è andata regolarmente in svantaggio: nel match del 26 ottobre 2019 perdeva 2-1, in quello di giugno 1-0 e nell’ultimo scontro diretto, giocato la notte di Halloween, era sotto per 2-0 ma poi avrebbe compiuto il sorpasso se il duo Piccinini-Maresca (uno in campo, l’altro al Var) avesse giudicato da rigore l’abbraccio di Balogh su Ivan Perisic.

Leit-motiv di tutte queste partite, l’impatto devastante di Gervinho sulla linea difensiva nerazzurra, come certificano i 4 gol segnati in 3 gare, in cui l’ivoriano è sempre stato imprendibile per De Vrij e compagni. Il fatto che stavolta Gervinho non ci sarà, è un motivo di sollievo un po’ per tutti all’Inter, anche se Conte in cuor suo l’avrebbe voluto con sé alla Pinetina come quarta punta, ma sul gong del mercato estivo non se ne è fatto nulla perché non c’erano i tempi tecnici per perfezionare uno scambio con Pinamonti, mentre a gennaio tutto è stato congelato dalla due diligence effettuata sui conti del club da Bc Partners. Mentre D’Aversa perderà una freccia, Conte ritroverà “La Freccia”, ovvero Achraf Hakimi, peraltro sostituito alla grande da Matteo Darmian con il Genoa (l’ex United ha pure segnato). Il marocchino, lavata la fedina, sarà l’unica variazione sul tema rispetto alla formazione che ha sculacciato domenica i rossoblù: non ci fosse stata la sua squalifica, l’Inter avrebbe già giocato tre gare con la stessa formazione con l’idea di fare poker domani sera. Scelta che magari provocherà qualche mal di pancia ai riservisti, ma che è inevitabile alla luce dell’impressione monolitica che l’Inter ha dato nelle ultime giornate. Ieri la notizia più attesa era legata ai tamponi, tutti negativi (prima del match l’esito di quelli che verranno effettuati prima della partenza per Parma, dove la squadra starà in ritiro). Altra novità rispetto alla gara di domenica la convocazione di Stefano Sensi che, pure ieri, ha lavorato in gruppo. Con l’Atalanta all’orizzonte, i diffidati dovranno giocare sulle uova: Bastoni, Barella, Brozovic e Lukaku, in caso di giallo, dovranno passare un turno ai box nell’ennesimo crocevia decisivo del campionato. Ma non ditelo a Conte: lui ha pensieri solo sul trappolone di Parma.

Il titolo di “capitan Futuro” dalle parti di Roma non ha portato fortuna a Daniele De Rossi, rimasto all’ombra di Francesco Totti per anni e poi custode della fascia di capitano per sole due stagioni, nel biennio ’17-19, prima dell’addio alla Capitale e l’esperienza al Boca Juniors. All’Inter sta crescendo un nuovo “capitan Futuro” e porta il nome di Nicolò Barella. Il centrocampista cagliaritano – che nella squadra della sua terra aveva già portati i gradi nel corso dell’ultima annata prima del trasferimento a Milano – sta scalando rapidamente le gerarchie. Fino a qualche mese fa, soprattutto fra i tifosi, il giocatore prescelto per raccogliere l’eredità di Samir Handanovic era Milan Skriniar, ma oggi Barella è senza dubbio in cima ad ogni exit poll. “Barellino” ha conquistato tutti, non solo Antonio Conte che lo ha già più volte elogiato: «Le sue caratteristiche ricordano me, però lui è più bravo e ha una grande carriera davanti: può diventare un top player». Il percorso intrapreso da Barella spinge in quella direzione. Per molti oggi è lui il miglior centrocampista della Serie A. Per Fabio Capello, Barella è addirittura «fra i migliori tre centrocampisti al mondo». Nicola Berti – uno che è ancora nel cuore dei tifosi dell’Inter – lo ha eletto a proprio erede. Barella per i fan nerazzurri è il nuovo simbolo dell’interismo, il giocatore che per spirito può ripercorrere la strada di Javier Zanetti, l’ultimo capitano vincente.

Barella sta vivendo un momento magico. Nelle ultime undici partite per “Tuttosport” ha tenuto una media voto di 6,91 con due gol e due assist. Il suo contributo in passaggi chiave, chilometri percorsi e palloni recuperati è fra i migliori della Serie A, mentre è calata l’aggressività – in termini negativi – che negli anni scorsi lo avevano portato a prendere molte ammonizioni. Basti pensare che siamo arrivati alla 25ª giornata e Barella è sempre stato presente nelle 24 precedenti, giocando da diffidato le ultime sei gare. “Top player” in campo, fuori Barella studia da capitano, con l’appoggio del club che in lui, giovane, italiano e nazionale, vede la bandiera del domani. Strappato al Cagliari nell’estate del 2019 con una valutazione di 40.5 milioni più bonus, Barella ha firmato con l’Inter un contratto fino al 30 giugno 2024, con un ingaggio da 2.5 milioni. Oggi ci sono in rosa più di dieci giocatori che guadagnano più di lui, ma Beppe Marotta, dopo aver trovato l’intesa per i rinnovi dei vari Lautaro Martinez, Bastoni e De Vrij, presto definirà anche il suo. L’Inter ovviamente vuole blindare il giocatore. Il contratto verrà allungato di una o due annate, mentre l’ingaggio verrà alzato a cifre simili, per esempio, a quelle che andrà a prendere Lautaro, ovvero 4.5 milioni. E, quando Handanovic lascerà la squadra (nel 2022 senza prolungamento) o il posto da titolare a un altro portiere, ecco che la fascia passerà a Nicolò da Cagliari.

Una fascia che nel corso delle ultime annate, dopo l’epopea Zanetti, ha vissuto sulle montagne russe, con molte polemiche annesse. Nel ’14-15, quando smise l’argentino, la fascia passò, anche per condizione legata al rinnovo del contratto, sul braccio di Andrea Ranocchia, fra i pochi di quell’Inter che avevano toccato con mano gli eroi del Triplete. La stagione successiva, però, Roberto Mancini decise di promuovere a capitano Icardi, non senza scontentare parte dello spogliatoio che per anni non ha mai condiviso quella scelta. Icardi che, come noto, fu degradato da Marotta e Spalletti il 13 febbraio 2019, con fascia ad Handanovic e “Maurito” sull’Aventino per due mesi, prima del reintegro e l’addio l’estate successiva, destinazione Parigi.

Nel bel mezzo della tempesta, che da due mesi ha inchiodato il Parma (sempre) al penultimo posto in classifica, si intravede una luce, è quella di Yann Karamoh (22 anni). L’ivoriano naturalizzato francese sembra finalmente sbocciato dopo un lungo periodo di tormenti e infortuni che gli hanno impedito di spiccare il volo. I numeri di questa stagione certificano il tutto: 19 presenze, 4 gol e 2 assist. Ma sono state le ultime tre prestazioni in campionato ad accendere definitivamente l’interruttore: un assist contro il Verona, un prestazione convincente contro l’Udinese e il gol bellissimo di sabato scorso a La Spezia. Oltre ad una marea di dribbling e accelerazioni che hanno fatto ammattire i difensori avversari per un’oretta (è sempre stato sostituito a metà ripresa). Prodezze che, però, non sono servite a riportare il sorriso in casa Parma, tant’è che la vittoria manca da 15 partite, un’infinità, e il distacco dalla zona salvezza resta di 6 punti.

Domani sulla strada del Parma e di Karamoh ci sarà un grande ostacolo, la capolista l’Inter. Una sfida ai limiti dell’impossibile, anche se all’andata i ducali riuscirono a strappare un punto al Meazza, un 2-2 tiratissimo (in panchina c’era Liverani), lo stesso punteggio della stagione precedente (2019-20), quando la stella di Karamoh tornò a brillare: gol, assist e applausi scroscianti dei suo ex tifosi al momento della sostituzione. Una pioggia di emozioni e rimpianti allo stesso tempo, perché il ragazzo cresciuto in Francia, nelle giovanili del Caen, sogna un giorno di tornare in nerazzurro, non a caso tra le due società ci sarebbe un accordo verbale che in caso di vendita prevede una sorta di prelazione a favore dell’Inter. Da allora, negli altri due incroci in campionato tra le due squadre, Karamoh è sempre rimasto seduto in panchina. Un’eventualità che il ventiduenne vorrebbe scongiurare a tutti i costi in vista della gara di domani al Tardini, anche se sabato scorso a La Spezia, al 18’ del secondo tempo, ha chiesto il cambio per un problema muscolare. Niente di grave, a quanto pare, anche perché nel reparto offensivo il Parma è in piena emergenza, considerando gli infortuni di Cornelius, Gervinho e Zierkzee (ieri solo terapie per tutti e tre) e le condizioni precarie di Inglese. In questo momento l’unica punta arruolabile è Pellè, il quale è tornato ad allenarsi in gruppo solo lunedì e non ha ancora esordito in maglia gialloblù. In attesa di Pellè e di una scintilla che possa accendere le speranze del Parma, mister D’Aversa punta forte su Karamoh.