Toccare il fondo e ripartire. Anzi: toccare il bordo della piscina e lanciarsi verso la vasca successiva. Cadere e rialzarsi. Affrontare Tonda senza lasciarsi vincere dalla potenza del risucchio. Sembra quasi di vederlo, Raoul Bova, sulla spiaggia della sua Roccella Jonica a sfidare il mare con lo sguardo: «Il decennio dei quaranta è stato faticoso», ha detto spesso, «speriamo che il prossimo mi porti una serenità maggiore».
Un decennio nuovo di zecca, un fresco “start” direbbe lui – che da buon nuotatore con la metafora del cronometro ci è cresciuto – pronto a scoccare il 14 agosto segnando l’ingresso dell’attore nei cinquanta. «Sarà un nuovo inizio», ha ripetuto Bova. E lui, di nuovi inizi, se ne intende. Su quello che gli ha cambiato la vita, ovvero l’abbandono della carriera da nuotatore per quella da attore a 21 anni, ci ha scritto anche un libro, Le regole dell’acqua Il nuoto e la vita, uscito a giugno, poco prima dell’arrivo su Canale 5 del suo primo film da regista, Ultima gara, anch’esso dedicato alla sua avventura sportiva.
Quella di una giovane promessa del nuoto, vincitore del campionato italiano giovanile a 15 anni (il suo stile: il dorso) che detestava essere una promessa, dominato dall’ansia da prestazione e da un’ossessione precisa: la nike fobia, cioè la tentazione di autosabotarsi un attimo prima di raggiungere l’obiettivo. Un comportamento che lo porta, durante una selezione per la Nazionale a Catania, a giocarsi la carriera da nuotatore: “Non volevo vincere perché non mi sentivo pronto a sostenere la responsabilità e il peso della vittoria”, scrive, “ma non volevo nemmeno perdere, perché mi dispiaceva deludere tutti coloro che avevano creduto in me.
Ero in una specie di impasse. Paralizzato, bloccato, immobile”. Stop. Start. Ed ecco allora il nuovo inizio. Abbandonata la piscina, Bova ricomincia come allore: il primo ruolo importante è nel film di Stefano Reali Una storia italiana, sui fratelli Abbagnale, poi la parte di un maestro di surf in Piccolo grande amore dei Vanzina e il successo a fine anni Novanta con la miniserie di Ultimo, sul capitano dei carabinieri, poi colonnello, Sergio De Caprio.
La sua carriera procede in direzioni impreviste: Madonna lo chiama accanto a sé per uno spot pubblicitario, recita con Sylvester Stallone nel 2002, nel 2004 è coprotagonista del fantascientifico Alien vs Predator, è con Michael Keaton in The Company e nel cast di The Tourist con Angelina Jolie e Brad Pitt. Anche in Italia lo cercano tutti: Ferzan Ozpetek (La finestra di fronte), Lina Wert miiller (Francesca e Nunziata), Pupi Avati (I cavalieri che fecero l’impresa), Giuseppe Tornatore (Baaria).
Stop. Start. Perché c’è una nuova svolta, nel 2013, anche questa dolorosa: l’apice della carriera corrisponde per Bova con la fine del matrimonio con la veterinaria Chiara Giordano, celebrato nel 2000, coronato dalla nascita di due figli, Alessandro Leon, oggi ventunenne, e Francesco di un anno più piccolo, e segnato da un divorzio devastante. Una rottura inevitabile dopo la scintilla scoccata tra l’attore e la collega spagnola Rocio Munoz Morales, di sette anni più giovane, divampata in passione sul set di Immaturi – Il viaggio (galeotta una rovente scena d’amore sulla spiaggia) e impossibile da nascondere.
Faticosa la separazione, condotta dalla madre di Giordano, l’avvocata divorzista Annamaria Bernardini De Pace, scesa in trincea per difendere gli interessi della figlia in una battaglia legale tracimata sui giornali: “Caro genero degenerato, vai e non tornare”, scriveva De Pace. “Sono il traditore che merita la gogna, il bersaglio di una campagna”, rispondeva Bova sempre a mezzo stampa. E, nonostante tutto, Bova non rinuncia all’amore. Mette un punto a capo e parte alla volta della Colombia per prendere parte alla serie La Regina del Sur.«I colleghi mi guardavano dall’alto in basso», ricorda, «tanti mi dicevano: ti sei ridotto a fare la soap».
È un periodo duro, di lontananza dalla famiglia, con Rocio incinta della seconda figlia (Luna nasce nel 2015, Alma nel 2018) e Bova che perde, nel giro di un anno, entrambi i genitori, Giuseppe e Rosa. In Italia si rincorrono le voci, l’attore è fuori dai radar, si parla di una crisi con la compagna. Ma non è così. Dietro l’angolo c’è il nuovo start. “Rocio è la mia compagna guerriera, al fianco della quale ho combattuto per anni”, scrive Bova nel libro.
“La complicità e il sorriso ci hanno fatto superare le difficoltà più dure”. La cosiddetta soap, nel novembre 2020, si rivela uno dei più grandi successi dell’attore, consegnandogli il primo Emmy della sua vita con gli auguri di una fan speciale, Laura Pausini («La prima a chiamarmi al telefono per complimentarsi»), e una nuova svolta di carriera: il successo della fiction Buongiorno, mamma e l’ingresso nel cast di Don Matteo con Terence Hill. «La vita spesso ti toglie tanto, ma non puoi permetterle di levarti la spensieratezza. La mia saggezza dei 50 anni consiste in questo: vivere con la stessa onestà che avevo a 15». Stop. Start.