Anche se il più delle volte si rischia imbattersi su siti fake, ad ogni evento sportivo la persona appassionata di calcio provvista di abbonamento per vedere il calcio, sì reca su internet per trovare un ipotetico link che faccio vedere la partita. Il più delle volte su questi siti web si annidano tantissimi virus che possono compromettere il dispositivo elettronico è peggio ancora rubarvi dati sensibili. Ricordiamo a tutti che assistere ad una gara di calcio su un sito non autorizzato si rischia una denuncia penale con annessa multa.
La partita Juventus – Milan si giocherà allo Stadio Diego Armando Maradona domani. Sarà un’esclusiva DAZN, detentore dei diritti di 10 partite su 10 per ogni giornata di Serie A, di cui 3 in co-esclusiva con Sky Sport. La gara sarà visibile in streaming, attraverso il download dell’app ufficiale dell’emittente – con relativa iscrizione e abbonamento – o attraverso una qualsiasi Smart TV. Da quest’anno, con l’acquisto del DAZN box sarà possibile inoltre avere un canale digitale dedicato con i migliori contenuti scelti giorno per giorno. Si sconsiglia categoricamente l’utilizzo di siti pirata per la visione della gara. Sarà disponibile anche sul sito una diretta testuale per seguire la partita: un evento non solo attesissimo dai tifosi azzurri, ma che sarà seguito in tutto il mondo.
Juve-Milan è un viaggio nel tempo. Anno 2000: cambia secolo, nasce Tonali. Anno 1999: Ciampi presidente, nascono De Ligt, Brahim Diaz, Saelemaekers e Rafael Leao. Anno 1998: il Papa a Cuba, nasce Locatelli. Anno 1997: l’addio a Lady Diana, nascono Tomori e Theo Hernandez. In Italia è sempre complesso dire quando si smette di essere giovani – nel calcio, diciamo a vent’anni? – ma è un dato di fatto che Juve e Milan abbiano scelto, in tempi diversi, la strada del ringiovanimento. Il loro percorso procede lungo rette parallele (i giovani, la sostenibilità economica, il taglio agli stipendi più ricchi) ma per allinearsi ha seguito strade diverse. La Juve ha puntato la vetta d’Europa con l’ingaggio di Ronaldo nell’estate 2018; la stessa in cui l’Uefa concludeva l’esame sui conti del Milan (relativi al triennio 2015- 2018), monitoraggio che porterà all’esclusione dalle coppe internazionali nel 2019.
Il Milan è ripartito da lì (un oltraggio alla sua storia europea, ma vissuto come una necessità per rimettere a posto i bilanci) e in queste ultime stagioni ha scalato posizioni, mentre la Juve ha ridimensionato le spese solo in questi mesi. Juve sostenibile La campagna acquisti bianconera del 2021 è un simbolo: è la più giovane dell’era Agnelli. Arrivano Locatelli (1998), Kean (2000) e la coppia Kaio Jorge-Ihattaren (2002). Obiettivo chiaro: scegliere giocatori futuribili con contratti sostenibili, come dimostrano i 2 milioni più bonus di Locatelli, lontani dalle cifre, tra gli 8 e 10 milioni, versate a due simboli della gestione precedente come Ramsey e Rabiot. La medaglia, come sempre, ha due facce e quella buona regala facilità di manovra per il mercato del futuro, perché i giovani sulla carta permettono plusvalenze e limitano il rischio di avere calciatori scontenti e senza acquirenti. Quella cattiva invece chiama in causa il campo, perché Locatelli e Kean sono reativamente testati ad alto livello, Kaio Jorge e Ihattaren due scelte di scouting molto affascinanti ma senza garanzie di successo. Quando i conti richiedono attenzione, del resto, è obbligatorio fare di necessità virtù. In questo contesto, è bene considerare i casi De Ligt, Kulusevski e Chiesa, talenti arrivati alla Juve con almeno una stagione di alto livello alle spalle. E per questo certo non a buon mercato.
Milan da valorizzare Il Milan invece cambia corso durante la gestione Elliott, iniziata nell’estate 2018, a seguito dell’inadempimento delle obbligazioni verso il fondo da parte di Li Yonghong. In quella stessa estate, con il ritorno di Paolo Maldini nell’organigramma del club, al fianco di Leonardo, prosegue l’illusione: il Milan ingaggia Higuain per 54 milioni (18 di prestito, 36 di riscatto) con l’idea che la scalata al vertice possa compiersi semplicemente con un centravanti di provata confidenza con il gol. Ma non basta e l’inganno si svela già nel gennaio successivo, quando però il Milan insiste sulla solita strategia: via Gonzalo, dentro Paquetà e Piatek per oltre 70 milioni complessivi. I primi gol del polacco portano ottimismo, ma quando il Pistolero si inceppa diventa chiaro che la strada è un’altra. Quella dei giovani da valorizzare, attraverso il lavoro di un allenatore confermato per meriti, Pioli, e di uno scouting in cui Maldini è affiancato dal d.s. Massara: dal 2019 ecco Hernandez, Bennacer, Saelemaekers, Tonali, Tomori, Brahim Diaz. Tutti Under 23 che oggi costituiscono la colonna della squadra. Tutto questo, senza dimenticare che la regola permette – anzi, richiede – delle eccezioni: Chiellini e Bonucci su tutti alla Juve, Ibrahimovic e Kjaer – e ora anche Giroud – al Milan. Senatori che prendono per mano i più giovani e fanno da guida: loro conoscono il sentiero che porta alla vittoria.
Altro che semplice gestore o manager all’inglese come continua ad etichettarlo qualcuno. Massimiliano Allegri in campo si fa sentire. È un martello. «Nella testa ci deve essere la cattiveria per vincere», ripete ai suoi. Agli incitamenti alterna battute, ordini e indicazioni. E, quando serve, alza la voce e mostra lui stesso ai giocatori i movimenti: dai controlli di palla per superare i diretti marcatori agli smarcamenti.
Un modo di dirigere emerso una volta di più nella seduta di ieri mattina, la prima dopo la vittoria di Malmoe in Champions. L’operazione Milan, avversario di domenica allo Stadium, è iniziata con un allenamento intenso sotto gli occhi del presidente Andrea Agnelli , dell’ad Maurizio Arrivabene e del dg Federico Cherubini . Ma sugli spalti della Continassa c’erano anche un gruppo di fortunati tifosi degli Official Fan Club. Tifosi che, oltre ad applaudire e a scattare foto, saranno tornati a casa con buone sensazioni in vista del big match contro i rossoneri e della ripartenza in campionato dopo l’avvio a rilento delle prime tre giornate (un punto tra Udinese, Empoli e Napoli). Se vale il detto – e vale – che alla domenica giochi come ti alleni, i segnali di ieri non possono essere sentenze, ma di certo rafforzano l’ottimismo di Allegri.
La Juventus non è ancora fatta e finita. Ma l’allenatore bianconero sta lavorando sui suoi giocatori – e questi sembrano seguirlo con applicazione e serietà – tanto sugli aspetti tecnico-tattici quanto su quelli caratteriali. Non è più tempo dei Khedira , dei Madzukic o dei Matuidi . Tanto per citare alcuni vecchi pupilli del livornese che grazie al loro mix di esperienza e innato senso tattico non avevano bisogno di grandi consigli sul come e quando muoversi. Questa è una Juventus diversa e Allegri sta cercando di entrare nella testa dei suoi ragazzi con pochi messaggi, ma chiarissimi. E soprattutto diretti, un po’ come il modo di giocare che chiede ai suoi.
Una delle priorità dell’allenatore dei cinque scudetti consecutivi è la velocità di passaggio. Una fissa ribadita più volte durante le prime prove anti Milan di ieri. «La palla deve viaggiare ai mille all’ora. Deve essere un piacere e un’abitudine. E facciamo gol».
Allegri ha insistito tanto anche su un altro aspetto chiave: quello degli smarcamenti. «Ragazzi, non vi chiedo di fare maratone, ma di smarcarvi al momento giusto». Parole rafforzate dagli esempi. Come quando si è preso sotto braccio Federico Chiesa per una ripassata su movimenti, tagli e attacchi della profondità per essere ancora più letale.
Ma l’Allegri bis, un po’ come nella prima versione juventina, è anche psicologo e motivatore. Stavolta, a differenza del passato, è più alto il numero dei giovani a cui va trasmesso fin da subito cosa significhi giocare in un top club. Questione soprattutto mentale. Come ripete spesso Allegri: “alla Juventus ogni pallone può farti vincere o perdere lo scudetto”. Ieri è tornato a battere sullo stesso tasto: «Nella fatica, se molli un attimo, ti portano subito via la palla. Nella testa ci deve essere la cattiveria per vincere». Sempre. A partire dalla partita di domenica contro il Milan, che i bianconeri vogliono trasformare nel vero inizio del campionato.
In medio stat Juventus. Non c’entra Aristotele ma c’è da capire quale sia la vera Juventus di questo settembre, non quella contro l’Empoli e nemmeno la squadra pallida di Napoli, forse quella vista in Svezia? La domanda è logica perché va cercato l’equilibrio non soltanto nelle critiche ma anche nella formazione e nel gioco.
Allegri dovrà scegliere un disegno che meglio protegga la fase difensiva perché la Juventus vista finora si presta ad affanni non corretti e paga un conto eccessivo per le gaffes del suo portiere. Vedendo giocare Cuadrado all’ala (si può scrivere o dire?) si è avuta la conferma di come, negli ultimi nove anni, il colombiano sia stato l’elemento più costante e decisivo, utilizzato come tuttofare, terzino, centrocampista, attaccante. Ebbene: in quel ruolo puro di esterno (così va meglio?), la Juventus ha voluto acquistare, pagandoli in tutto 100 milioni di euro (roba da pazzi) Kulusevski e Chiesa. Ora la domanda sorge spontanea: dove sta l’errore? Non va trascurato il fatto che l’investimento su Chiesa si è rivelato il migliore mentre lo svedese continua ad apparire come chi non abbia ancora capito che cosa fare e per chi e quando.
Contro il Milan sarà opportuno per Allegri vigilare sulla fascia di Hernandez la cui corsa esplosiva può creare danni, dunque sia Cuadrado, sia Chiesa, sempre che quest’ultimo sia arruolato al cento per cento, avranno questo compito ma nel senso di preoccupare il francese e non preoccuparsi delle sue sortite. Il Milan di Anfield si è trovato di fronte a un avversario dai ritmi agonistici altissimi, non da serie A per intenderci, la Juventus non corre a quei livelli ma sa far girare il pallone, sempre che la zona mediana rossonera, con Kessie e Tonali (non certo il Benaccer disastroso di Liverpool) potrà permettere.
Partita chiave per la Juventus, una eventuale sconfitta la porterebbe a undici punti dalla capolista, senza contare le altre del gruppo di testa. La vittoria di Malmoe dovrebbe avere chiarito le idee all’allenatore livornese che non potrà e non dovrà ricorrere a nuovi esperimenti da piccolo chimico.
La Juventus va di corsa. Così il primo allenamento post Malmoe, dopo il mercoledì di riposo, si trasforma in una sorta di prima prova in vista del big match di domenica sera contro il Milan. Non è ancora tempo di scelte definitive – ci sono ancora l’allenamento di oggi e la rifinitura di domani per nuovi cambiamenti o intuizioni dell’ultima ora – ma intanto nella seduta di ieri mattina Massimiliano Allegri qualche test lo ha effettuato. E, siccome in questo momento cambiare poco può aiutare nella ricerca di equilibrio e solidità, non stupirebbe più di tanto che la formazione di domenica fosse molto simile a quella proposta con insistenza in mattinata. Un 4-3-3 trasformabile in 4-2-3-1 grazie all’avanzamento di Adrien Rabiot , sempre più prezioso come arma tattica grazie al suo mix di fisicità e dinamismo. Un po’ come in passato, in zone anologhe, lo erano stati Paul Pogba e Mario Mandzukic .
Allegri ha alternato due formazioni: prima ha schierato gli undici iniziali di Malmo e poi quelli che in Champions League sono entrati a partita in corso o non sono stati protagonisti. La sensazione è che la squadra anti Milan sarà molto simile a quella che ha battuto gli svedesi e che ieri il Conte Max ha proposto inizialmente. Ossia Szczesny in porta, linea a quattro con Danilo e Alex Sandro sulle fasce, Bonucci e De Ligt in mezzo; centrocampo “storto” – come lo ha ribattezzato Allegri – con Bentancur , Locatell i e Rabiot pronto a sdoppiarsi: un po’ mezzala da 4-3-3 e un po’ più alto nel 4-2-3-1. In attaco Cuadrado , Morata e Dybala, prima “falso 9” (nel 4-3-3) e poi a rimorchio dello spagnolo quando il tecnico ha rispolverato un telaio simile a quello della cavalcata Champions 2016-17. Una formazione che potrebbe essere replicata contro i rossoneri al netto di quache variante, come l’impiego di Giorgio Chiellini (al posto di De Ligt) accanto a Bonucci. Ieri si sono allenati in gruppo anche Federico Chiesa e Federico Bernardeschi , entrambi assenti in Svezia perché reduci da acciacchi, però l’impressione è che domenica i due campioni d’Europa ex Fiorentina torneranno utili più per spaccare la partita in corso d’opera.
Tra i titolari ci sarà Alex Sandro . Come in Champions, anche ieri Allegri ha puntato su un terzino brasiliano (Alex Sandro ) avanzato in fase di costruzione e l’altro ( Danilo ) più bloccato e vicino ai due centrali per migiorare e facilitare l’inizio dell’azione. Aspetto al quale il Conte Max ha dedicato particolare attenzione. Tanto l’undici simil Malmoe quanto il secondo proposto durante le esercitazioni (Szczesny; Leo , Rugani , Chiellini, Pellegrini ; McKennie , Ramsey , Bernardeschi ; Chiesa , Kean , Kuluseveski ) sono stati testati senza un’opposizione vera e propria, ma con quattro ragazzi dell’Under 23 ( Leone , Compagnon , Aké e Pecorino ) a recitare da uomini offensivi del Milan in pressione sulla difesa bianconera.
I numeri non mentono ma, gli uomini spesso, non si sa, almeno alla vigilia. Juventus Milan vive al suo interno la carica dei 101 scudetti anzi titoli cauzionati, per in tenderò, perché i giocatori delle due rose farri ne hanno stati in giro per d mondo, nel la loro carriera. Certo, non tutti saranno i n campo stasera nel In sfida numero 173 tra le due formazioni. Il bilancio è in favore dei bianconeri che hanno vinto 67 volte, contro le 51 dei rossoneri (il testo sono pareggi 54). Per finire con numeri e .statistiche il Milan è In squadra con cui la Juventus ha perso più partite in serie A (51) e pure quella con cui ha pareggiato di più (54). ter dite che non c mai stata una partita facile. da una parte e dal altra.
F. non lo «Tri neanche stasera, perché al carico della storia e del palmares. alla carica dei 101 titoli, si aggiungono anche i problemi e le attese del tempo presente. Da questa patte c’è una Juventus in cerca
di se stessa, che ha ottenuto la sua prima vittoria stagionale a Mulino. cominciando nel litigio re dei modi la strada di Cham pieni lingue. Il Milan, invece, ha perso a Liverpool con un avversario più adulto di quello che si è parato di fronte ai bianco neri ma traendone sensazioni positive. La differenza tra le due squadre, in questo momento, sta proprio qua. A livello di sensazioni Cambiente milanista è scevro di tensioni, quel lo bianconero è irrequieto, più vince, più vuole vincere c ncn t oliera controindicazioni.
Allegri è stato accolto con un entusiasmo frutto di una convinzione totalitaria: come nel 2014, quando subentrò a Con te con modulo e squadra fatti da altri con tre scudetti vinti da un altro. Su pei. Max è stato visto come un restauratole, nel senso di artefice di una restati razione bum tonerà, una specie di principe di Mettermeli che chiude l’epoca delle rivoluzioni c de l”incertezza e rimette in piedi 0 Palazzo bianconero. In vece l’inizio non è stato facile, sono arrivati un pareggio beffardo e due sconfitte. La peggiore gara, tra l’altro, è stata in casa con . Il successo in champion ha rianimalo i dintorni. ma è lo stesso allenatore a non volere assecondare fan-dirivieni delle emozioni: «Non eravamo scarsi prima e non siamo fenomeni adesso-.
Quello che dovrebbe esser certo è che la Juventus non può perdere, per non perdere an con» terreno. Eppure Allegri è convinto che «la part ita è molto più imporrante per loro che per noi». F\io sembrare una boutade