Asia Argento risorge dopo l’inferno

Ostinatamente felice. S’impegna a esserlo, ogni giorno, nonostante le cicatrici, i lutti, fino al doloroso addio alla madre un anno fa, gli amori sbagliati, i padri dei suoi figli che le hanno lasciato l’onere di crescerli da sola: «Non recrimino nulla, era il mio karma, si vede, in quel periodo della vita attirare quel tipo di uomini.

Oggi non cerco nulla, e se una volta, quando tutti inseguivano il benessere, trasgredivo facendomi del male, oggi che tutti credono di stare male, io mi impongo la felicità. La mia trasgressione è lavorare ogni giorno a stare bene, curarmi, mangiare bene, allenare il fisico, fare meditazione, lavorare alla mia felicità».

Felicità che trova nel lavorare: ora è uscito anche a un disco, l’m Broken, cioè, sono rotta. In che senso si è rotta, Asia? Di cosa si è rotta? «Mi ero rotta ma alla fine io mi riaggiusto sempre, sono bionica, la mia anima lo è, come certi film di fantascienza con quegli esserini che non muoiono mai. Però non mi sono rotta nel senso che mi sono stufata, quello no! Sono una persona sempre curiosa, ho bisogno di sperimentare. Io non so cosa sia la noia.

Per me è incomprensibile: anche ferma a guardare il muro, ho talmente tanti pensieri che mi tengono occupata che non posso annoiarmi. Difatti questa canzone, e tutto il disco, è nata mentre ero ferma perché mi ero rotta il ginocchio a Pechino Express.

Dovevo restare a letto immobile per cinque settimane, una tortura per me, ma se fossi anche solo scesa dal letto rischiavo che diventassero sei mesi. Così, per non farmi prendere dallo sconforto, ho ripreso i contatti con Holly, questo musicista portoghese che poco tempo prima mi aveva mandato 40 sue tracce musicali, ne ho scelte 13, ci ho scritto le mie canzoni, ho registrato, tutto dal mio letto. Se mi veniva a trovare mia figlia o la mia amica Vera Gemma, le facevo registrare con me. E quelle cinque settimane immersa nella musica, nel mio letto, sono passate in un momento di grande creatività, magico. È stata la mia salvezza.

La fine del disco è coincisa con quando ho tolto il gesso». È rimasta chiusa in casa ben prima del Covid… «Sì, quando è iniziata la pandemia ho dovuto mixare il disco tutto da remoto. Poi ho usato il lockdown per scrivere la mia autobiografia (Anatomia di un cuore selvaggio, Piemme, 18 €), uscita lo scorso inverno. Da allora, da quando ho raccontato tutto, anche a me stessa, sono davvero rinata. È stato un periodo incredibilmente creativo: fa parte di me tirare fuori dal fango, dai momenti più duri, un grande istinto di sopravvivenza ».

Lei i dolori ha dovuto affrontarli presto: da ragazzina la morte di sua sorella Anna; le botte di sua madre; poi le vicende di abusi subiti sui vari set; più di recente il suicidio del suo compagno Anthony Bourdain; e ora la scomparsa di sua madre Daria Nicolodi. Come si esce da tutto questo? «Accettando il fatto che morte e vita sono legate, come il veleno che si può trasformare in medicina. Ci si riesce se si riesce a sviluppare una visione in permanenza delle cose, oltre il qui e ora.

Da ragazza non riuscivo a rialzarmi tanto facilmente, ho vissuto nell’inferno per diversi anni, ero una persona abbastanza depressa. Ma ho usato la mia depressione per farne creatività e la mia creatività per ripartire. A poco a poco, mi rialzavo dopo ogni botta. Anche se per molti anni rimanevo a lungo, diciamo così, curva».

Oggi parla di tutto questo con serenità, come se ci fosse stata una svolta. Qual è stata? «Toccare il fondo con la morte di mia mamma, che significava guardarmi dentro, anche nella mia storia di bambina. Poi scrivere il mio libro mi ha permesso di fare un passo indietro rispetto alla mia vita, guardare tutto dal di fuori, accettare quel che è accaduto, perché tanto non posso cambiarlo. Non posso nemmeno cambiare gli altri, posso solo cambiare il modo in cui decido di reagire o non reagire.

Un tempo pretendevo di controllare tutto e mi sentivo aggredita, stavo sempre in guardia. Forse era reciproco, anche per questo le persone verso di me erano sempre all’erta. Oggi vado nel mondo più tranquilla, non ho più paura di dover spiegare la mia vita, i miei sbagli, ho scritto tutto, ho chiarito tutto. I dolori messi per iscritto fanno meno male.

La scrittura è stata catartica». Con i suoi figli, specie con Anna Lou, che ha già 20 anni, siete cresciute insieme. Ci si aspetterebbe un rapporto quasi simbiotico. «No, assolutamente! Mi comporto da madre non da amica e come tale voglio essere vista, rispettata, voglio rispetto per i miei tempi e spazi, per la mia casa, che è un luogo sacro». Ma vivono con lei Anna e Nicola Giovanni, 12 anni? «Anna Lou da questa estate vive con un’amica.

Lo trovo utile per imparare l’indipendenza, a cavarsela da sola. Anche se io ci sono sempre» Averli cresciuti da sola ha inciso sui caratteri dei suoi figli? «Io spero di no e spero che non abbiano sentito la mia fatica. Era il mio destino, sì, quello che ho vissuto: avevo un karma negativo, si vede, e attiravo persone sbagliate. A un certo punto uno può decidere di non ripetere gli stessi errori del passato». Oggi che persone vorrebbe attrarre o cerca? «Non cerco nessuno. Oggi per me l’amore ha un senso più grande: è la forza motrice dell’universo, non si può ridurre al rapporto tra le persone. Io ne ho poche, ma buone intorno». Una su tutti? «Mio padre: sono la produttrice del suo prossimo film e vederlo lavorare è incredibile, un grande artista capace di ispirare con la sua energia chi gli sta intorno».

Tutto quello che le è capitato nella vita, nel bene e nel male, in fondo arriva da lì, dall’essere figlia di Dario Argento? «Ne sono convinta, ma vado molto orgogliosa del mio Dna». Cosa ha capito dei rapporti tra uomini e donne? Sono cambiati dopo il MeToo di cui ha fatto parte, la denuncia di abusi a Hollywood? «Il problema non sono gli uomini, il problema è il potere. Che resta in mano agli uomini perché anche noi donne abbiamo interiorizzato da millenni una società patriarcale. Ma se lo avessero in mano le donne, ci sarebbero lo stesso abusi di potere, in altra forma magari. L’unica alternativa è redistribuire il potere, non lasciarlo in mano a pochi, perché manda fuori di testa».

Oggi che cosa vorrebbe che la gente percepisse da lei, dalla sua storia e-dal suo lavoro? «Quello che ho capito io, è che non c’è un dolore così grande che non possa essere superato. Bisogna però prefissarsi obiettivi e crederci. Non demolire le nostre ambizione dando retta a chi dice “sei vecchia” o “sei donna” quindi “non ce la fai”. Quando ci credi, ti possono dire qualsiasi cosa, ma ai tuoi obiettivi ci arrivi. Io lo so che farò il mio prossimo film, lo visualizzo e sarà bellissimo. Ci credo che anche oggi sarò felice. Mi alleno ogni giorno ad avere il massimo della energia vitale. Che però va coltivata, allenata: con l’alimentazione, la meditazione, tutto. Un tempo mi facevo del male per trasgredire. Oggi che tutti pensano di stare male, io faccio di tutto, la mia trasgressione è essere felice»