Alessandro Nannini chi è? Età e vita privata del fratello di Gianna

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Da vero pilota Alessandro Nannini promette di evitare battute d’arresto, il che ha la sua importanza di fronte all’ipotesi di un processo per bancarotta fraudolenta. In pratica, il fratello di Gianna Nannini, imprenditore sessantaduenne, già protagonista delle corse automobilistiche negli anni Ottanta, rischia grosso per il fallimento di una ditta di famiglia, la Pasticcerie Nannini, con sede a Roma, che ha presieduto per anni, dal 2001 al 2014, e che ora è accusato di aver mandato all’aria con una serie di debiti accumulati nei confronti dello Stato, leggi un milione e duecentomila euro in tasse e contributi mai versati.

Un incidente di percorso che Nannini rivela di non temere. «Dimostrerò la mia innocenza e il 4 maggio, in udienza preliminare, cercherò di convincere il giudice che non è nemmeno il caso di processarmi, perché mai ho occultato i libri contabili e di certo non ho mai avuto la minima intenzione di affossare l’azienda dolciaria fondata da mio nonno», ha fatto dire al suo legale Fabio Pisillo. Dal canto suo, la procura porta avanti le sue tesi ed è convinta di poter sostenere la propria ricostruzione dei fatti.

Staremo a vedere. Nannini non è mai stato tipo da tirarsi indietro, piuttosto è una certa tendenza alle sfide temerarie e spericolate a preoccupare chi gli sta accanto. La sorella rockstar, per esempio, ha detto che in famiglia una vena di follia non è mai mancata e suo fratello fin da piccolo sfuggiva a ogni controllo, prima cavalcando una Vespa già a sei anni, poi finendo sempre in ospedale con le ossa rotte. In pista era un uragano: primi passi nel rally in cui esordì nel 1978, campione nella Formula Fiat Abarth (si aggiudicò l’edizione del 1981), fortissimo in Formula 2, talento puro in Formula 1, dove arrivò a vincere un Gran Premio in Giappone (disputatosi il 22 ottobre 1989 sul circuito di Suzuka), salendo su un podio al terzo posto alle spalle di due mostri sacri come Ayrton Senna e Nigel Mansell.

Una volta lo chiamarono pure alla Ferrari, il sogno di ogni pilota italiano e non solo, ma lui rispose di no, il contratto era troppo breve, di appena un anno, e restò alla Benetton. Di lì a poco, nel 1990, un bruttissimo incidente in elicottero (era il 12 ottobre), di ritorno a casa nelle sue campagne senesi, gli compromise gravemente un avambraccio. Allora si diede agli affari familiari, ma forse tale attività non gli ha più assicurato lo stesso brivido che le corse gli regalavano.

Il braccio gli fu reimpiantato e tornò a gareggiare, però su circuiti minori. Mise su famiglia, una moglie e tre figli, poi provò a buttarsi anche in politica: si candidò per la poltrona di sindaco a Siena, dalla parte del centrodestra, con la benedizione di Silvio Berlusconi. Praticamente una sconfitta sicura, ma onorevole. Era il 2011. Da allora Nannini sparì dalle scene, si fece vivo giusto per inviare un messaggio affettuoso al suo collega Alex Zanardi, altro pilota sfortunato e coraggiosissimo, vittima nel 2020 di un’uscita di strada (accadde il 19 giugno, durante una staffetta di beneficenza in handbike), l’ennesima, che è sembrata fatale: «Io al destino ci credo.

Ci ho creduto quando ha bussato alla mia porta, davanti alla villa della mia famiglia, proprio nel momento migliore della mia carriera in Formula 1, così come credo che il destino aspettasse Alex dietro quella curva maledetta». Sono personaggi indomabili, quelli della pasta di Nannini e Zanardi, e all’amico Alex, apparentemente senza speranze, Alessandro dedicò un commento formidabile: «A certi incidenti si sopravvive soltanto con le proprie forze, con la capacità di lottare e di amare davvero la vita, anche perché il sostegno e le lacrime della gente non filtrano attraverso le finestre di un ospedale».

Zanardi ha appena fatto ritorno a casa, mentre Nannini è atteso da una gara di tutt’altro tipo: l’ipotesi di bancarotta pare legarsi al mancato pagamento di tributi in alcuni anni a partire dal 2009, un periodo nel quale la società «attraversò un’importante crisi di liquidità », ha comunicato l’avvocato Fabio Pisillo. «Riteniamo che non ci siano i presupposti della bancarotta », ha aggiunto, con la precisazione che «la Pasticcerie Nannini era una piccola società dichiarata fallita nel 2019 e ben distinta rispetto alla Nannini, azienda storica di famiglia con sede a Siena e proprietaria, tra l’altro, del famoso bar Conca d’Oro». Una precisazione doverosa per rassicurare gli animi senesi. Ma adesso spetta a Nannini dimostrare di non aver azzardato strane manovre e imboccato un vicolo cieco.